Cronaca

Presentato al Museo Civico l’atteso volume “Artisti cremonesi. Il Settecento”

La copertina del libro

E’ stato presentato sabato mattina nella sala Puerari del museo civico il libro: “Artisti cremonesi. Il Settecento”, edito da Cremonabooks. Si tratta della seconda tappa di una collana, avviata nel 2010 con Il Novecento, interamente dedicata alle personalità che, a vario titolo e livello, hanno contribuito a scrivere la storia dell’arte a Cremona e aree limitrofe tra il XVI e il XX secolo. Dopo la pubblicazione dello scorso ammo, si è deciso di proseguire con il XVIII secolo, in quanto epoca rimasta ai margini nella storia artistica e della critica.

Che l’arte cremonese del Settecento fosse degna di una (ri)valutazione critica, lo aveva per altro inteso già Alfredo Puerari che, in occasione della Mostra di antiche pitture dal XIV al XIX secolo allestita presso i Musei Civici di Cremona nel 1948, recuperava dall’oblio opere di Massarotti, Boccaccino e Guerrini, affrancandole da quel giudizio negativo con cui le aveva liquidate la storiografia locale del XIX secolo. Il catalogo di quella esposizione, al netto di inevitabili aggiornamenti, appare ancora di attualità, per la ricchezza degli spunti di ricerca e delle intelligenti intuizioni. Anche da qui si è voluto partire nel tentativo di comprendere l’arte di un secolo che oggi può però contare sulle appassionate ricerche di Luisa Bandera e su un numero ormai significativo di contributi monografici e di indagini di carattere territoriale. Senza la pretesa di essere esaustivo e esauriente, Artisti cremonesi. Il Settecento esce proprio con il principale scopo di raccogliere i risultati di questi ormai ventennali studi, magari mettendoli un po’ in ordine e, nei casi più fortunati, chiudendo in modo definitivo problematiche finora aperte.

L’epoca che si è scelto di affrontare è quella all’incirca compresa tra l’ottavo decennio del Seicento e lo stesso decennio del secolo successivo, facendo appello ai primi, cauti segnali in direzione settecentesca di Massarotti e agli altrettanto timidi aggiornamenti neoclassici dell’ultima attività di Guerrini. Coerentemente con la linea editoriale già collaudata con Il Novecento, il volume raccoglie una serie di saggi dedicati ad alcune esperienze che si sono ritenute determinanti e incisive per l’arte a Cremona in quei cento anni: la parte del leone la fa la pittura prospettica, ma significative sono parse anche le esperienze nel campo della scultura post Bertesi e della pittura di genere, nonché le presenze foreste, tra cui è da annoverare quella del valsesiano Giuseppe Antonio Pianca; il tutto sullo sfondo di un dibattito storiografico di tutto rispetto, particolarmente vivace, a volte persino pungente, come attesta ad esempio la polemica Aglio-Vermagi (alias Giacomo Guerrini). Ai saggi seguono le biografie ragionate di alcuni artisti di nascita cremonese, selezionati tra le personalità di maggior spicco, corredate da un apparato fotografico esemplificativo della loro produzione. La presentazione è stata effettuata dalle due curatrici dell’opera, Raffaella Colace ed Eugenia Bianchi con Marco Bona Castellotti dell’Università Cattolica di Milano e monsignor Achille Bonazzi, delegato vescovile per i Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Cremona.

 

 

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