Cronaca

Provincia sempre più anziana e spopolata: cala la natalità anche tra gli stranieri

I dati dell'ultimo censimento provinciale: il 58% della popolazione è troppo giovane o troppo vecchia per lavorare.

Continua il crollo della natalità nelle famiglie italiane residenti in provincia (nel 2016 sono stati poco più di 2000 i nuovi nati) e si interrompe la crescita numerica di stranieri, che dal 2012 fino al 2015 era stata costante. Con un picco che aveva portato gli stranieri residenti dai circa 40.900 del 2012 ai 41.400 del 2014, cifra che ora si è stabilizzata a poco meno di 41.000 (dato analogo 2015 e 2016). Lo scorso anno solare, su suolo cremonese, sono stati registrati 657 neonati da genitori stranieri, 54 in meno rispetto a dodici prima e 237 meno di sette anni fa.

Dunque una provincia che non cresce più, dal punto di vista demografico, nemmeno grazie all’apporto dei nuovi arrivati, come mostra il rapporto statistico sulla popolazione aggiornato al 31 dicembre 2016, elaborato dall’amministrazione provinciale e pubblicato il 25 luglio.

Una fotografia che preoccupa soprattutto se si raffrontano le piramidi dell’età, dove da anni si assiste ad un trend che le pubbliche amministrazioni guardano con molta preoccupazione perchè mostra come la popolazione in età lavorativa (e in quella giovanile) fra qualche anno non sarà in grado di mantenere quella anziana. 359.388 i residenti complessivi, 318.229 gli italiani, 41.159 gli stranieri. Ma la fascia anagrafica prevalente tra i primi è quella tra i 40 e i 59 anni, mentre le classi di età più corpose tra gli stranieri sono tra i nuovi nati (0-4 anni) e tra i 25 – 39enni.

L’indice di vecchiaia a livello provinciale è pari a 182, ossia per 100 bambini di età compresa tra 0 e 14 anni sono presenti 182 persone di età superiore ai 65 anni. Mentre un altro indicatore, il tasso di vecchiaia, ancora più esplicito, ci dice che il 24% della popolazione ha più di 65 anni, età che per la demografia indica tuttora la ‘vecchiaia’ anche se nei fatti l’asticella si è spostata un po’ più avanti. Gli indici demografici che rappresentano la dipendenza economica tra le classi di età sono preoccupanti: l’indice di dipendenza totale, che rapporta il numero di persone non economicamente autonome per ragioni demografiche (over 65 e under 14) al numero di persone che si presume debbano sostenerli con la loro attività (15-64 anni), è pari a 58, ovvero 58 persone su 100 non sono economicamente autonome. Di queste, 21 sono giovani al di sotto dei 14 anni e 37 anziani al di sopra dei 65 anni.

LE DIFFERENZE IN PROVINCIA – Seguendo un trend ormai consolidato che vede la zona cremasca nettamente più giovane e quella casalasca più vecchia, uno sguardo alla situazione tra i due estremi, tenendo come punto di riferimento le unioni di comuni in cui è suddiviso il territorio. Tra quelli per l’appunto più anziani, che oltrepassano di molto l’indice di vecchiaia medio, c’è l’Ucl  di Piadena e Drizzona (indice vecchiaia 210, 26,5% over 65): l’Unione Foedus (Spineda, Rivarolo del re, Casteldidone) con un IdV pari a 210 e il 26% di anziani, ossia 6,18 nonni per 1 bambino); 293 è invece l’indice dell’Unione Terrae Nobilis, che comprende Sospiro sede del più grosso istituto geriatrico della provincia.  Al contrario, l’Unione dei Fontanili, (Romanengo, Ticengo, Casaletto di Sopra) vede un indice sotto la media, 138, con il 19,38% di anziani.

STRANIERI – Cremona, Crema e Casalmaggiore, i comuni più grossi, ospitano il maggior numero di cittadini stranieri: rispettivamente 10.556, 3.912 e 2.535; seguiti da Soresina (1.712), Castelleone (1.025), Pandino (1.016) e Rivolta d’Adda (924). La situazione cambia se si considera l’incidenza percentuale degli stranieri sui residenti. Ai primi posti si trovano infatti paesi piccoli come Bordolano e Corte de’ Cortesi, in cui gli stranieri sono il 21%
della popolazione e Casteldidone, Cappella de’ Picenardi e Soresina in cui gli stranieri sono il 19%. Nei comuni più grossi l’incidenza percentuale degli stranieri sui residenti è invece minore: a Cremona raggiunge il 15%, a Crema l’11% e a Casalmaggiore il 16%. Negli ultimi cinque anni, l’incidenza degli stranieri nelle tre aree è rimasta pressoché invariata: quasi la metà degli stranieri, il 49%, risiede nel cremonese, il 38% nel cremasco e il 13% nel casalasco. Se si considera invece l’incidenza percentuale degli stranieri sui residenti la situazione si capovolge: il casalasco è l’area con la maggior incidenza percentuale di stranieri sui residenti (14%), seguita dal cremonese (13%) e dal cremasco (10%) (vedi tabella sotto riportata).

Giuliana Biagi

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