Cronaca

Apre 'Una stanza tutta per sé', per donne e minori vittime di violenza

Da sinistra, il tenente colonnello Lenti, la presidente nazionale Picco e la presidente di Cremona Salomoni

Una stanza tutta per sé: un’aula per l’audizione delle donne vittime di violenza, un ambiente confortevole e ospitale che aiuterà le donne ad avere un approccio più sereno con gli investigatori, per raccontare storie che mai si sarebbero volute raccontare. Oggi si può, grazie alla collaborazione tra l’Arma dei carabinieri e il Soroptimist International Italia. Il nuovo ambiente protetto, ridipinto, messo a nuovo e abbellito, è stato inaugurato questa mattina presso la caserma dei carabinieri alla presenza del comandante provinciale, tenente colonnello Cesare Lenti, della presidente nazionale del club Leila Picco e della presidente di Cremona Elena Salomoni, con tutte le socie e i rappresentanti delle forze dell’ordine e gli amministratori locali. La stanza, dotata di un computer e di un impianto di audiovideoregistrazione, servirà anche per l’audizione dei minori. Il club di Cremona si aggiunge quindi ai numerosi club che hanno già aderito al progetto nazionale nato dalla collaborazione tra il Soroptimist International d’Italia e l’Arma dei carabinieri.

“Si tratta di un servizio per la comunità, per le donne in particolare”, ha detto il comandante provinciale Lenti. “L’obiettivo è quello di rendere in una cornice austera come può essere quella di una caserma un ambiente più accogliente e protetto non solo per le donne ma anche per i minori”.

“Il nome scelto per il progetto”, ha spiegato la presidente Salomoni, “deriva da un saggio di Virginia Woolf, nel quale la scrittrice ampliava due discorsi tenuti alle studentesse di Cambridge e Oxford nel 1928 in cui parlava di dignità, rispetto, educazione, istruzione, condannando ogni forma di violenza contro le donne”. “La stanza”, ha continuato Salomoni, “vuole essere un ambiente confortevole ed ospitale che faccia sentire la donna accolta ed ascoltata senza essere interrotta e giudicata, che le faccia percepire l’attenzione che si ha per il suo grave problema”.

“La prima stanza è nata a Torino”, ha detto a sua volta la presidente nazionale Picco. “Io la chiamo la stanza zero, perché poi ha infettato tutta l’Italia”. “Solo una piccola percentuale delle donne che subisce violenza sporge denuncia”, ha sottolineato la Picco. “Siamo al 10%, il silenzio è pericolosissimo. Speriamo di aver contribuito a fare in modo che le donne possano parlare dei loro problemi con più facilità e tranquillità”.

“Un compito non facile”, ha aggiunto a sua volta Rosita Viola, assessore comunale alla vivibilità sociale e pari opportunità, “visto che i casi di stalking sono tanti e diversi e non sempre si hanno i mezzi. Ma all’interno di questa rete c’è una forte collaborazione che deve risultare essenziale per aiutare le donne a trovare la forza di raccontare e di raccontarsi in un momento così delicato della propria vita”.

Sara Pizzorni

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