Cronaca

Riccio: 'Legge su fine vita primo passo, ma serve rivoluzione culturale'

Bene la nuova proposta di legge approvata dalla Camera  sulle ‘dichiarazioni anticipate di trattamento’, ma servirebbe una rivoluzione culturale in Italia, per cambiare l’approccio medico – paziente, rovesciando l’atteggiamento “paternalistico” per cui il primo ha un controllo assoluto sul secondo. E’ l’opinione del medico anestesista Mario Riccio, membro del consiglio direttivo della Consulta di Bioetica di Milano, ospite venerdì scorso dell’incontro sulla libertà di scelta individuale organizzato presso l’Arci. Chiesa Pastafariana, associazione Luca Coscioni, Arci, Arcigay i promotori dell’incontro, con il sostegno di Arci, Arcigay, Eco del popolo, partiti Rifondazione Comunista e Socialista, Eco del Popolo. Riccio ha parlato degli elementi innovativi della legge che introduce la “sedazione palliativa continua e profonda” per i malati terminali. “Era una richiesta dell’associazione Luca Coscioni, erano mesi che facevamo un’azione di ‘moral suasion’.  In realtà è da una decina di anni che si pratica, ora in questo modo viene sdoganata. Si tratta di qualcosa di differente delle normali cure palliative, che riguardano un complesso di interventi che coinvolgono anche i famigliari”. Una sedazione, spiega Riccio, che prevede l’interruzione di qualsiasi trattamento farmacologico, così da ‘spegnere’ il malato entro 4 – 5 giorni.  Dieci anni fa questo tipo di trattamento praticato dallo stesso Riccio per Piergiorgio Welby, diede il via ad un iter giudiziario (risoltosi in breve tempo e con l’assoluzione del medico); quindi “penso che sia un passo avanti molto importante. Ci sono però  dei passaggi un po’ ambigui, ad esempio il concetto di ‘pianificazione condivisa delle cure’: e se non è condivisa? La vicenda Englaro è nata perché non c’era condivisione tra volontà del padre che portava avanti quella della figlia, e i medici”.
E poi il medico può decidere di non dare esecuzione alla volontà del paziente, nel caso in cui tra espressione di volontà ed effettiva messa in pratica, vengano trovate nuove terapie. “Siamo di fronte – ha detto Riccio – a un paradigma culturale che deve cadere: il fatto che il medico ippocratico-paternalistico abbia un controllo assoluto sul paziente. Si torna indietro a quando Ippocrate raccomandava di non dire la verità al paziente, perchè tanto doveva morire. Un paradigma che è rimasto tuttora, soprattutto nei paesi mediterranei. Per questo la nuova legge può essere un passo verso una rivoluzione culturale, che deve interessare tutta la società oltre che le categorie professionali”.

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