Lettere

Sbarchi dei profughi,
una gestione
fallimentare

da Stefano Foggetti - coordinatore provinciale Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale

Prendo spunto dagli ultimi fatti di cronaca riguardo l’arrivo di nuovi aspiranti profughi in provincia di Cremona per provare una riflessione sul tema. Una riflessione che ritengo doverosa dall’ambito politico, visto che proprio quest’ultimo è chiamato a gestirne la situazione.

E’ proprio dal fallimento di questa gestione è doveroso partire. Si, dico fallimento perché ritengo che le cose vadano sempre chiamate con il loro nome, è una questione di correttezza. Il perchè è sotto gli occhi di tutti. Sono ormai anni che sulle coste del nostro Meridione si susseguono ininterrotti sbarchi continui a cui il nostro Governo sa solo rispondere con una gestione di emergenza o di emergenze nell’emergenza. Sfugge agli occhi dei più e anche agli stessi membri del Governo quale sia la strategia del nostro Paese non solo nei confronti di questi arrivi ma anche e soprattutto del fenomeno migratorio nel suo complesso.

La cosa più semplice e banale è guardarsi attorno. Ci sono stati Europei che hanno iniziato a confrontarsi con arrivi di extracomunitari nei loro confini decenni prima di noi. E stanno fallendo. Certo, ci sono i singoli casi di eccellenza, di integrazione, ma è alle masse che bisogna guardare. Al sottile equilibrio precario in cui queste si sono incastrate nelle nostre società. Belgio, Francia, Olanda, Germania, Svezia, Gran Bretagna sono piene di dimostrazioni del fallimento di queste gestioni. Basti pensare alle continue rivolte in Svezia, alla polizia Belga a cui viene caldamente sconsigliato di mangiare durante il giorno nei mesi di ramadam quando in servizio in quartieri a maggioranza islamica, alla situazione delle scuole ormai turche nella Rhur tedesca, alle banlieu parigine, al Londistan, ecc.

Da tutto questo il nostro Governo non ha imparato nulla. E qualcuno se ne è accorto, altrimenti perché in Italia nel 2017 sono sbarcate 20 volte più persone che in Spagna? O tre volte più che in Grecia? Il Ministero dell’Interno corre in modo confusionario e non strutturato alla ricerca di soluzioni abitative e di accoglienza. Sempre di più. Ogni volta che viene messo un limite questo viene superato. Dalla accoglienza in pochi campi a quella diffusa e capillare (e quindi sempre più impossibile da controllare).

Inoltre in mezzo a questa confusione organizzativa non si ha la minima idea o volontà di come gestire il flusso di ritorno. Tutto è lasciato nel limbo e nel procrastinare. Se i dati dicono che l’80 per cento di chi fa richiesta di asilo non ne ha diritto (e quindi viene respinta) quale è la strategia per rimandare indietro queste persone che non hanno diritto a rimanere in Italia? Soprattutto ora che gli altri partner europei controllano a vista i confini e non possiamo più chiudere furbescamente gli occhi per farli andare in Francia o Germania.

La politica deve avere il dovere e il coraggio di vedere, capire e risolvere i problemi, non di far finta di nulla e sperare che le cose si risolvano da sole. Troppi e in troppo poco tempo sono un binomio che mal si concilia con la parola integrazione. I miliardi (miliardi) spesi per le politiche di sistemazione sul nostro terriorio degli aspiranti profughi sarebbero meglio utilizzati in programmi di gestione, smistamento e respingimento direttamente nei Paesi di partenza, nel supporto alle nostre Forze dell’Ordine, che nonostante i continui tagli svolgono lavori spesso più che encomiabili (e la provincia di Cremona ne è la dimostrazione plastica), nel supporto alla natalità degli italiani (un Paese che non fa figli non ha futuro).

Ma questi purtroppo sono punti tanto semplici quanto alieni dal modo di fare politica del nostro attuale Governo. E i risultati purtroppo non solo si stanno vedendo ora, ma si dispiegheranno in tutta la loro complessità negli anni a venire se non si cambia decisamente rotta, come i Paesi del centro e nord Europa stanno lì a farci vedere.

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