Cronaca

Il titolo del convegno sul fine vita dà scandalo: sdegno del vescovo dal pulpito Cattedrale

"A corpo libero - sia fatta la mia volontà”. Il titolo della serata promossa dall'associazione Luca Coscioni attaccato duramente da mons. Napolioni durante la celebrazione del Venerdì Santo in Cattedrale. ASCOLTA LE PAROLE DEL VESCOVO

foto Sessa

La celebrazione della sacra Spina, il rito del venerdì Santo che rappresenta una tradizione per la Chiesa cremonese, ha visto quest’anno l’intervento sdegnato del vescovo Napolioni nei confronti dell’iniziativa in programma il 21 aprile sul fine vita, promossa dall’associazione Luca Coscioni, a causa del titolo scelto: “A corpo libero – Sia fatta la mia volontà”. A pochi giorni di distanza dall’intervento del vescovo  durante la cerimonia in cattedrale, fanno ancora discutere le parole pronunciate a proposito di quel gioco di parole che ribalta il significato cristiano del concetto di libertà: “Non vi nascondo – queste le parole del Vescovo dal pulpito – una spina che porto in me da qualche giorno e lo dico senza alcun spirito di polemica. Ormai mi conoscete, non  sono un vescovo da crociate, desidero il rispetto e il dialogo con tutti, ma non posso neppure fare sconti alla verità del Vangelo. Fra qualche giorno qui in città è prevista un’iniziativa dal titolo ‘Sia fatta la mia volontà’”, e per il vescovo nulla da eccepire sull’importanza della discussione, “per capire come essere a fianco di chi soffre”. Un tema delicatissimo, afferma il prelato, e per questo non banalizzabile: “Quel titolo non mi va giù, per tanti motivi. Intanto perché è comunque un inno all’individualismo  e alla solitudine”, una pretesa di libertà, di autoaffermazione. “E poi – continua – sembra prendere una frase del Padre Nostro e capovolgerla. Si poteva dare un altro titolo, ad esempio ‘La libertà di scelta’; perchè ‘Sia fatta la mia volontà?’ Non ci si scherza con la volontà di ognuno di noi. Quando toccherà a me non mi fiderò solo della mia volontà: spero di potermi fidare della volontà degli amici, dei parenti, di una comunità …. quando non ci si riesce è un fallimento di tutti, non la vittoria di una civiltà, ma il dramma di un popolo”.

Napolioni ha poi ampliato lo sguardo sulla volontà di autoaffermazione umana: “Sia fatta la mia volontà: se adesso lo pensassero certi potenti della terra, tentati dal loro delirio di onnipotenza, noi staremmo a guardare e a subire. E, invece, noi stasera abbiamo celebrato Gesù che ci ha insegnato a dire: ‘Sia fatta la tua volontà’. Non per toglierci la libertà, ma per darcela davvero, per rafforzarla. Perché la libertà di chi è solo non è libertà: c’è bisogno di chi ci aiuti, di chi ci spinga la carrozzina, di chi ci tenga la mano. Dunque la vera libertà è la comunione, è l’amore più potente della libertà”.

L’omelia del vescovo ha colpito i tanti fedeli che hanno partecipato alla processione e alla cerimonia in Cattedrale: non è usuale sentire da questo pulpito commenti così a chiare lettere su un evento organizzato da un’associazione che fa della laicità la sua ragion d’essere, che si svolge presso l’Arci, con l’adesione di Rifondazione Comunista e del Partito socialista oltre che dell’Arcigay. Tanto che in conclusione, Napolioni ha detto “perdonatemi se stasera vi mando a casa un po’ più pensosi e problematici, ma è tempo nel quale non dobbiamo essere istintivi e superficiali, senza schierarci frettolosamente secondo quello che la pancia ci suggerisce, ma pregare”.

 

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