Cronaca

Razzie in negozi di elettronica di mezza Italia Preso moldavo latitante

Era ricercato da due anni perché accusato di far parte di una vera e propria organizzazione criminale dedita ai furti in note catene di distribuzione di elettrodomestici e prodotti elettronici come Mediaworld e Trony. A mettergli le manette sono stati i carabinieri di Desenzano. In carcere è finito uno dei componenti della banda di moldavi sgominata dai carabinieri di Cremona nel marzo del 2015. 13 i soggetti già arrestati dai militari cremonesi: 10 uomini e 3 donne, tutti di origine moldava.

Il gruppo era specializzato nel mettere a segno furti di ingente valore ai danni di centri commerciali. Di notte i malviventi si introducevano all’interno calandosi dal soffitto dopo averlo forato o sfondando muri ed inferriate di magazzini con Suv e furgoni precedentemente rubati. Secondo gli inquirenti, la banda sarebbe stata responsabile di oltre dodici furti commessi in varie località del nord e centro Italia, tra cui due episodi nella provincia di Cremona. Le incursioni risalgono al settembre e al dicembre del 2013 in due negozi dell’insediamento commerciale di Gadesco.

Secondo l’accusa il compito del capo, un moldavo di 29 anni residente a Viadana, nel Mantovano, era quello di individuare gli obiettivi, pianificare le azioni criminose, scegliere e determinare le strategie delittuose, impartire direttive agli associati, eseguire sopralluoghi e partecipare materialmente all’esecuzione di singoli furti. Un connazionale di 42 anni residente a Parma era ritenuto il gregario, incaricato di vari ruoli: eseguire sopralluoghi e valutare gli obiettivi da colpire, condurre l’auto utilizzata per compiere i sopralluoghi, fare la ronda e la vedetta durante l’esecuzione dei furti, partecipare materialmente all’esecuzione di singoli furti, effettuare la scorta e fungere da apripista ai mezzi rubati durante gli spostamenti. Altri, tra i vari compiti, dovevano offrire supporto logistico per ospitare, prima e dopo le azioni delittuose, i componenti senza fissa dimora che venivano scelti e convocati dal capo per custodire gli automezzi e gli autoveicoli rubati, custodire materialmente la cassa comune, tenere i contatti con i ricettatori dei beni provento dei furti, custodire gli attrezzi da scasso e la refurtiva.

Oltre ai furti nelle grandi catene di elettronica, nell’elenco c’erano anche un’incursione contro un negozio di biciclette da corsa di valore e una contro un negozio di scarpe Pittarosso. Complessivamente il valore dei colpi (tra bottino e danni) era stato stimato attorno al milione di euro. I prodotti rubati prendevano la via dell’Est Europa.

Sara Pizzorni

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