Cultura

Il ruolo della massoneria nel Risorgimento cremonese Conferenza al Filo il 2 dicembre

Forse pochi ancora lo ricordano, ma a Cremona le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia furono anticipate, già dalla primavera del 2010, da una sorta di programma parallelo, ispirato da quello che potremmo definire il filone laico e repubblicano del Risorgimento. Dalla rivisitazione degli scritti risorgimentali del Prof. Taglietti, all’approfondimento del contributo del socialismo liberale dei Rosselli, alla rievocazione di Porta Pia: questo l’itinerario degli eventi con cui l’associazionismo di cultura laica ha dato, sia pure, si ripete, collateralmente, un significativo apporto alla celebrazioni.
Sarebbe auspicabile che l’approfondimento e la divulgazione storici di questo primo secolo e mezzo di storia del Paese unito non si chiudessero con l’anno solare; ma costituissero una costante nell’impegno dell’associazionismo culturale e, soprattutto, delle istituzioni pubbliche. Ciò premesso, è stata annunciata, per venerdì 2 dicembre con inizio alle ore 18, una significativa conferenza, organizzata dall’Associazione Mazziniana Italiana sezione di Cremona e dall’Associazione Emilio Zanoni, sul tema “Il ruolo della Massoneria nel Risorgimento Cremonese”.

Il lavori, che saranno presieduti da Gianmario Beluffi, si articoleranno nella relazione del dott. Fabrizio Superti, noto ricercatore storico, e nell’intervento del dott. Francesco Rasi, Gran Maestro Onorario della Massoneria del Grande Oriente d’Italia. A completamento della presentazione del profilo del dott. Superti possiamo aggiungere che l’ispirazione ad approfondire, particolarmente, gli eventi storici cremonesi era insita già nella tesi “Società e politica a Cremona nell’ultimo decennio dell’Ottocento”, con cui si laureò alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo di Pavia nell’anno accademico 1999-2000.

Di Superti si ricordano, altresì, il notevole contributo fornito, in occasione del 150° della nascita, all’approfondimento della testimonianza nella vita pubblica provinciale di Leonida Bissolati ed il particolare impegno ad una serie di apprezzate iniziative del 150° del’unità nazionale organizzate in Comuni del circondario cremonese. Detto della Conferenza e dei relatori, aggiungiamo un particolare, che non è solo logistico. L’evento, infatti, si svolgerà presso la Sala Riunioni della Società Filodrammatica Cremonese. Questo non è solo un dettaglio, che depone comunque a favore del ben noto ed apprezzato senso di ospitalità del prestigioso sodalizio culturale ed artistico di Cremona. Se non fosse stato per questo innato senso della collaborazione e per l’attivismo di alcune associazioni di impegno storico, che autonomamente hanno reso meno fallimentare il programma celebrativo, si potrebbe dire che il 150° ha del tutto trascurato l’evidenza dei ruoli della Società Filodrammatica e della Massoneria nelle vicende risorgimentali.

Si tratta, ovviamente, di entità disgiunte; che, tuttavia, non raramente si sono incrociate nella preparazione dell’unità nazionale e nelle vicende post-risorgimentali. Non vogliamo esporre un’azzardata proprietà transitiva nelle vicende e nei personaggi di quella stagione storica. Ma vale la pena di ricordare che la Società Filodrammatica Cremonese venne fondata nel 1801 su impulso della Repubblica Cisalpina, particolarmente interessata ad appoggiare le finalità educative, da parte di un sodalizio di impronta inequivocabilmente laica, tese a “diffondere l’istruzione e la morale nel popolo in modo dilettevole”.

Testimoniano di questa sinergia, tra Società Filodrammatica e fermenti risorgimentali, molti dei decenni di esistenza, già a partire dalla fondazione di ispirazione “cisalpina”. Quali sono stati impareggiabilmente rievocati dalla ricerca della prof.ssa Carla Bertinelli Spotti dedicata appunto ai due secoli di vita del Filo. Scrive Bertinelli “La lettura dei verbali, conservati a partire dal 1846, ci fa capire che li idee liberali cominciano a circolare all’interno della Società Filodrammatica, dove presidente è il giovane marchese Pietro Araldi Erizzo, che nell’aprile del 1848, a pochi giorni dall’ingresso in città dei soldati piemontesi, sarà acclamato podestà di Cremona”.

Il ceto dirigente della città di quell’epoca ispirerà parallelamente sia la crescita della Società Filodrammatica sia le vicende risorgimentali. Nella fase post-risorgimentale, frequentemente contraddistinta da resistenze autoritarie al pieno dispiegamento degli ideali liberali, la Società costituirà una sorta di entità extraterritoriale. In cui insigni cittadini impegnati nel completamento del progetto risorgimentale troveranno con l’iscrizione alla Società “copertura” e condizioni di agibilità politica. Ne citiamo alcuni tra i più illustri: Leonida Bissolati, Giuseppe Garibotti, Ettore Sacchi, Arcangelo Ghisleri. Tutti testimoni degli ideali laici e repubblicani, quasi tutti massoni.

 

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