Cronaca

Caso Garioni: ascoltati 10 ragazzi, tra conferme e ridimensionamenti

Nella foto, Garioni (a destra) con uno dei suoi avvocati Michele Tolomini
Il giudice Beluzzi
Il giudice Beluzzi

Dieci i ragazzi, otto minori e due nel frattempo diventati maggiorenni, comparsi oggi davanti al giudice Pierpaolo Beluzzi per confermare o meno le accuse nei confronti di Giuseppe Garioni, 55 anni, arrestato il 14 dicembre scorso dalla polizia con l’accusa di violenza sessuale su minori aggravata dall’abuso di autorità e in un caso anche di prostituzione minorile. I presunti abusati, stranieri nati in Italia, per lo più nordafricani, sono stati ascoltati con la formula dell’incidente probatorio. Quanto emerso nel corso dell’esame, a cui erano presenti tutte le parti, ha valore di prova in un eventuale processo. In un’aula chiusa al pubblico erano presenti il pm Carlotta Bernardini, uno degli inquirenti che ha seguito l’inchiesta e una psicologa. Uno dei ragazzi si è presentato insieme al suo legale, mentre l’indagato, dipendente dell’amministrazione provinciale ed ex presidente della società di calcio Il Torrazzo, è difeso dagli avvocati Michele Tolomini e Luigi Frattini.

Davanti al giudice, i ragazzi avrebbero confermato i toccamenti, qualcuno avrebbe parlato di ‘solletico’, altri avrebbero ridimensionato i fatti. In un caso, invece, l’accusa sarebbe stata smentita. E non sono mancate le contestazioni di accusa e difesa alle dichiarazioni già rese in precedenza ai poliziotti della mobile da parte di tutti i ragazzi.

Il pm Bernardini
Il pm Bernardini

Il primo ad essere sentito è stato uno dei maggiorenni, arrivato accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria del carcere di Pavia dove il giovane è recluso. E’ proprio da lui che è partita l’indagine. In carcere, infatti, il ragazzo si era confidato con un compagno di cella che aveva segnalato il fatto inviando uno scritto in procura. Il giovane, successivamente sentito dagli inquirenti, non ha negato le accuse, ma le avrebbe ridimensionate. Due dei minori sono invece stati sentiti in forma protetta nell’ufficio del giudice, collegato direttamente all’aula di udienza. Gli altri ragazzi, per problemi di microfono, sono stati ascoltati in aula, mentre Garioni, separato dai minori, ascoltava a distanza le loro dichiarazioni dall’ufficio del giudice.

Fuori dall’aula, ad attendere il termine dell’incidente probatorio, c’erano alcuni genitori. Con loro, Garioni avrebbe continuato a mantenere relazioni di amicizia, tanto che oggi la madre di uno dei ragazzi ha salutato l’indagato con un abbraccio.

Da febbraio, il 55enne non è più agli arresti domiciliari. Il giudice gli ha infatti concesso la misura meno afflittiva dell’obbligo di dimora. Non può quindi allontanarsi da Cremona, sua città di residenza, ma ha il divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori. E adesso gli inquirenti verificheranno la veridicità di un post pubblicato su Facebook in base al quale Garioni sarebbe stato visto su un pulmino insieme a dei ragazzi.

Secondo l’accusa, l’indagato, che è stato anche presidente della onlus Viscontea attiva nell’accompagnamento di giovani in situazioni di disagio, per anni avrebbe approfittato della sua posizione per usare violenza sui giovanissimi giocatori con carezze e toccamenti nelle parti intime. Solo in un caso avrebbe pagato uno dei ragazzini per gli abusi.

Ad incastrare il 55enne, le telecamere, le intercettazioni e le testimonianze incrociate degli stessi ragazzi che oggi hanno tra i 15 e i 16 anni e che, una volta rotte le iniziali reticenze, avrebbero fornito gli stessi particolari. Gli abusi sarebbero avvenuti sia negli spogliatoi, che nell’ufficio del presidente che nella sua abitazione.

Quello messo in piedi da Garioni, secondo l’accusa, era un vero e proprio “sistema” che si reggeva su un pesante velo di omertà, unito ad una sudditanza psicologica nei suoi confronti e ad una incapacità dei ragazzi di ribellarsi alle attenzioni del presidente.

Da parte sua, Garioni respinge tutte le accuse. Per la difesa, le attenzioni del presidente sarebbero state mal interpretate dai ragazzi.

Sara Pizzorni

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