Politica

Consulta Immigrati l'amministrazione preme, opposizione prende tempo

Alcuni partecipanti alla prima riunione della commissione welfare sulla Consulta Immigrati, a dicembre 2016

Nuovo passo in avanti della Consulta Immigrati discussa ieri in Ufficio di presidenza e commissione welfare e non sottoposta a votazione, in attesa di essere varata in via definitiva dalla Giunta e poi approvata in Consiglio. La bozza di regolamento presentata dalla presidente del consiglio Simona Pasquali prevede, come modifiche rispetto alla prima versione richieste anche dalle minoranze, l’inserimento del principio di reciprocità per i cittadini immigrati, ovvero non solo diritto alla partecipazione alla vita pubblica ma consapevolezza dei doveri; una semplificazione del meccanismo elettorale, con un solo seggio per le votazioni, probabilmente all’ufficio anagrafe e aperto per più giorni (questo eliminerà i costi per seggi e personale amministrativo); infine un numero di eletti da 8 a 20, prevedendo un meccanismo di rappresentanza che rispetti la consistenza numerica dei vari gruppi di stranieri, 10.500 circa in città.

La discussione è partita, con Fasani (Ncd), sull’opportunità di dare corso a questo organismo: “Sono sempre stato freddo su questo – ha detto –  è uno strumento che non mi convince. Istituire questo parlamentino, vuol dire sancire l’esistenza di una differenza. Piuttosto, meglio che al suo interno vi sia anche una rappresentanza di cremonesi: in questo modo si avrebbe un dibattito reale su diritti e doveri nella loro complessità”. Ma, come hanno spiegato Lipara e Lia a Beccara (Pd), il concetto di Consulta è proprio quello di dare una voce istituzionale a chi non può partecipare al voto amministrativo pur avendo la residenza. Everet (FI) ha chiesto che venga inserita la conoscenza dell’italiano tra i requisiti per l’elezione, ma questo – ha fatto notare l’assessore al welfare Rosita Viola, è un prerequisito implicito in quanto i residenti regolari devono sottoscrivere un accordo di integrazione prima di ricevere il permesso dalla Questura, che richiede anche la conoscenza dell’italiano. Molto pacato il tono della discussione: Ferruccio Giovetti (FI) ha posto l’accento sui costi dell’operazione, anche quelli relativi alle spedizioni dell’informativa sul voto ai circa 10500 residenti stranieri extraUE; mentre Alessandro Fanti (Lega Nord) si è chiesto se debba ritenersi valida una Consulta che non abbia un numero minimo di votanti. Come dire: siamo sicuri che agli immigrati interessi davvero?

La proposta di istituzione della Consulta è stata fatta più di due anni fa dall’associazione Cittadini Immigrati che ha presentato una petizione al Comune. Il centrosinistra ora ha fretta di concludere, considerando il testo del regolamento una sorta di prova generale, perfettibile, nel caso non funzionasse e tenendo conto del fatto che per rendere effettiva la partecipazione la Consulta deve poter inviare un proprio rappresentate nelle sedi istituzionali di consiglio o commissione: e la legislatura decade tra un paio d’anni. Da parte del centrodestra invece ci si chiede il perché di questa fretta (la prima commissione sulla Consulta era avvenuta a dicembre 2016, con la partecipazione di alcuni immigrati) visto che altri regolamenti come quello sugli orti comunali, seguiti sempre dall’assessorato di Rosita Viola, sono in attesa da più tempo.

g.b.

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