Cronaca

'Per sei mesi a combattere contro le milizie dell'Isis': intervista a Davide Grasso

Il combattente approderà a Cremona domenica 15 gennaio alle 17.30, presso il Csa Dordoni, per raccontare la sua testimonianza delle battaglie contro l'Isis.

Per sei mesi ha combattuto contro l’Isis, insieme alle forze curde YPG (Unità di protezione popolare) in Siria, inquadrate nelle Forze siriane democratiche. Poi è tornato in Italia, per raccontare quello che succede veramente, per “fare informazione vera”, lontana “dalla disinformazione che si legge sui giornali”. Approderà quindi anche a Cremona, Davide Grasso, che domenica pomeriggio, alle 17.30, sarà presente presso il Csa Dordoni, per raccontare la sua testimonianza delle battaglie contro l’Isis.

Davide Grasso ha combattuto con le YPG-SDF, assieme a molti altri volontari internazionali, nelle campagne a nord di Raqqa e Aleppo nei mesi scorsi, dove le forze rivoluzionarie hanno sconfinato a ovest dell’Eufrate nonostante l’opposizione turca, ed era a Kobane quando la Turchia ha minacciato la città dopo aver invaso i confini siriani.

Cosa ti ha spinto a scendere in campo, letteralmente?
“La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati gli attentati di Parigi, il 13 novembre 2015. Ho sempre provato rabbia quando sentivo di attacchi contro dei civili, ma questa volta la sensazione è stata più forte: ho sentito che era stata colpita una generazione, che l’Isis si era scagliato contro un certo tipo di abitudini e di luoghi che sentivo vicini alla mia vita, perché ho anche vissuto a Parigi per un periodo di tempo. Hanno voluto colpire un certo genere di gioventù europea: quella dell’Erasmus, degli italiani che lavorano all’estero… Dunque se già prima pensavo che avrei voluto portare il mio contributo in situazioni di difficoltà, dopo quegli eventi ho deciso che dovevo partire”.

Sei andato subito a combattere?
“No. Inizialmente sono partito per fare un reportage e raccogliere informazioni su quanto staca accadendo in Medio Oriente. Ho fatto viaggio tra Turchia, Palestina, Iraq e Siria e ho raccolto decine di testimonianze e interviste, che ho pubblicato su svariate testate indipendenti. Poi, ai primi di maggio, ho chiesto di poter entrare nella unità di rivoluzione popolare della siria del Nord, di cui ho fatto parte fino a ottobre”.

Che scenario ti sei trovato davanti?
“Sono stato su fronte di Raqqa e a nord di Aleppo, dove abbiamo liberato le popolazioni dal dominio degli estremisti dell’Isis.

Come hai vissuto questa esperienza?
“Si è trattato di un’esperienza terribile, come lo sono tutte le guerre, ma l’ho vissuta come una cosa giusta e che era necessario fare. Mi sono dovuto confrontare con persone che hanno combattuto su altri fronti e ho capito che la guerra siriana è peggio di qualsiasi altro scenario di guerra. E’ una guerra tra civili che vestono una uniforme, senza regole, senza tecnologie, senza organizzazione, contro gli eserciti delle grandi potenze, organizzatissimi e che utilizzano tecnologie avanzate, tra cui i droni, con cui bombardano le città. Questa è una guerra cge distrugge le fondamentali regole del diritto di guerra , soprattutto a causa dell’isis, che non concepisce il concetto di fare prigionieri. E’ un nemico contro cui o vinci o muori”.

Hai mai temuto seriamente per la tua incolumità?
“Sì, in tantissimi momenti, ma non sono cose che si possano raccontare: soltanto vivendole è possibile percepirle realmente. Andare sul fronte di guerra è come finire in un altro universo e poi ritornare… sembra surreale”.

C’è stato qualche momento in cui dentro a tutto quel buio hai sentito un po’ di speranza?
“Quello della  liberazione di Manbij, la città al confine della Turchia e strategica per i collegamenti con Raqqa, dalle ultime sacche di resistenza dell’Isis. Questa città costituiva il collegamento tra Stato Islamico e Iurchia, da cui passavano i foreign fighters dell’Isis. Per tutti noi è stato un momento importante e bello: vedere le donne che toglievano il velo e fumavano le sigarette, le persone che scendevano in strada, la nascita di comuni e assemblee popolari… l’esplosione di tutto quello che l’Isis aveva sempre impedito”.

Come è l’Isis visto da vicino?  
“E’ una forza militare come qualsiasi altra. Noi dall’Italia vediamo quello che loro vogliono farci vedere: video fatti apposta per spaventare le persone, attacchi terroristici. Invece visto sul fronte, non è più il nemico che ti attacca quando sei indifeso, ma il nemico da andare a cacciare”.

Pensi di ripartire, prima o poi?
“Per ora mi sono fermato, perché voglio informare quell’Italia che non conosce quanto davvero sta accadendo: l’informazione che viene data dai canali ufficiali è distorta ed è fondamentale conoscere la verità perché la situazione mediorientale ci riguarderà sempre”.

Laura Bosio

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