Cronaca

Moschee e centri culturali: finita mappatura regionale, nel cremonese sono 58

“Sono esattamente 700 i comuni della Lombardia che hanno risposto alla nostra richiesta di collaborazione volontaria riguardante il monitoraggio dei luoghi di culto in applicazione alle normativa regionale vigente. Alcuni di questi si sono limitati a inviare solo ed esclusivamente la mappatura dei punti di preghiera presenti nel Piano di governo del territorio, altri hanno invece collaborato concretamente segnalando criticità che potrebbero essere non conformi alle leggi urbanistiche della Lombardia”. Lo afferma Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio, Urbanistica, Difesa del suolo e Città Metropolitana, delegata dal presidente Maroni a porre in essere ogni tipo di azione contro il radicalismo islamico, tracciando un bilancio di fine anno relativamente all’azione di monitoraggio dei luoghi di culto, con particolare riferimento alle moschee, ai centri islamici e alle scuole coraniche.

I DATI – Il maggior numero di risposte è giunto dalla provincia di Brescia (111), seguita da Bergamo (94), Pavia (73), Milano (72), Varese (68), Cremona (58), Como (52), Sondrio (45), Lecco (42) Mantova (33), Lodi (27) e Monza (25). Tra i capoluoghi
mancano all’appello Brescia, Como, Lecco, Mantova e Varese. In totale, dalle risposte giunte dai Comuni, sono più di una
settantina i casi da approfondire, una trentina dei quali caratterizzata da evidenti ‘criticità”.

GLI ESEMPI – “Cito, solo a titolo esemplificativo – prosegue Viviana Beccalossi – il caso di Casalmaggiore (Cremona) dove i
locali di una macelleria, da anni, sono utilizzati anche come punto di aggregazione islamico. Quelli di Cinisello Balsamo
(Milano) e Macherio (Monza) dove i centri islamici sono oggetto di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato o ancora quelli di Isorella e San Paolo (Brescia) dove, così come sembra essere consuetudine in molte altre realtà lombarde, esistono luoghi di aggregazione musulmana destinati al culto che non rispondono alla legge regionale. Senza dimenticare, poi – aggiunge Viviana
Beccalossi – il caso di Sesto San Giovanni, salita di recente, suo malgrado, alla ribalta delle cronache per la cattura del terrorista di Berlino, dove si registra l’anomalia di una moschea ‘provvisoria’”.

LAVORO UTILE E NECESSARIO – “I recenti fatti di cronaca – conclude Viviana Beccalossi – evidenziano come il nostro lavoro
sia utile e necessario. Al di là della verifica del rispetto delle leggi urbanistiche, di stretta competenza del mio assessorato, abbiamo avuto un riscontro positivo della bontà dell’azione di monitoraggio anche in tema di sicurezza: Prefettura di Milano, Carabinieri e Polizia hanno infatti richiesto la documentazione fin qui trasmessa a Regione Lombardia dai comuni. E’ ora necessario capire in che modo sia possibile porre in essere, magari con provvedimenti di legge, restrizioni e controlli anche sui centri culturali islamici”.

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