Cronaca

L'ex museo che fu ospedale, bagno pubblico e archivio ora rivive per i giovani

Prima ospedale, poi bagni pubblici, quindi museo, ora polo di attrazione giovanile con Centro Fumetto e Informagiovani. La ristrutturazione dell’ala di palazzo Affaitati che guarda via Palestro, con un investimento da 800mila euro, promette di essere l’opera pubblica – simbolo dell’amministrazione Galimberti. Dopo gli annunci, sono ora disponibili le carte progettuali redatte dall’ufficio tecnico del Comune, che tra l’altro ricostruiscono le alterne vicende di questo edificio. Si scopre così che “nel 1826 Antonia Ugolani, consorte del marchese Luigi Dati, non avendo discendenza, nomina eredi universali di tutte le proprie sostanze i Padri Ospitalieri di S. Giovanni di Dio (i Fatebenefratelli), che prendono possesso del Palazzo Affaitati alla sua morte nel 1828”. Qui dunque dovrebbe sorgere un ospedale, ma elitario, rispetto a quello già in funzione a Santa maria della Pietà di piazza Giovanni XXIII, che oggi versa in condizioni assai peggiori di questo. La costruzione viene affidata all’architetto Carlo Visioli, ma senza troppa fortuna. Nel 1841, terminato il 1° lotto con la costruzione ancora oggi visibile lungo via Ugolani Dati, i lavori vengono sospesi per difficoltà finanziarie. Nel 1863 i lavori riprendono e viene così portata a termine la costruzione con annesso giardino che vediamo verso via Palestro. E’ il 1869 quando l’edificio viene terminato nelle sue parti essenziali, con una seconda infermeria caratterizzata da un’ampia navata “voltata su archi e colonne al piano terra, mentre è libera al primo, dovendo ospitare la corsia”. Nel frattempo però, i cambiamenti avvenuti con l’Unità d’Italia portano alla soppressione degli ordini religiosi, i frati vengono sfrattati e il fabbricato (ospedale Ugolani Dati) ormai ultimato passa sotto la gestione di una commissione eletta dal consiglio comunale. Con il preesistente ospedale di S.Maria della Pietà la coesistenza è difficile: nel 1916 viene disposta la loro unificazione e nel 1924 la commissione comunale decide l’acquisto dell’ospedale per farne sede museale. Già il progetto iniziale prevedeva la creazione di bagni e docce pubblici, che vengono ammodernati nel 1926 e si trovavano proprio nelle parti che adesso saranno ristrutturate. Resteranno in funzione fino al 1954.

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Nel Dopoguerra il complesso edilizio ospitò altre istituzioni culturali che si avvicendano negli spazi residui: nel 1954 la Scuola di Paleografia Musicale (al piano ammezzato, fino al trasferimento in Palazzo Raimondi nel 1974), nel 1956 l’Archivio di Stato (al piano terra verso via Palestro fino al 1979, al posto dei bagni pubblici, dismessi nel 1954), negli anni ’80 la sezione del Museo Stradivariano (che prende il posto dell’Archivio di Stato). Il trasferimento dei reperti stradivariani nel Museo del Violino è storia recente.

Il progetto realizzato dall’architetto Rambaldi del Comune prevede l’eliminazione di tramezzature e tamponamenti di epoca recente, il rinnovo di tutta la dotazione impiantistica di riscaldamento e raffrescamento, degli impianti elettrici e speciali, nuovi servizi igienici, la sostituzione di tutti i serramenti sulla falsariga di quelli utilizzati nelle precedenti ristrutturazioni del Museo Civico, nuove pavimentazioni mediante elementi sopraelevati che consentano la distribuzione degli impianti senza intaccare le superfici murarie originali, ripristino degli intonaci ammalorati e tinteggiature interne. L’importo complessivo dei lavori ammonta ad €800.000, finanziati per €100.000 con alienazioni patrimoniali, 403.607,00 attraverso la devoluzione di mutui contratti con la cassa depositi e prestiti e 296.393,00 con il contributo concesso dalla Regione Lombardia nell’ambito del progetto Cult City.

g.biagi

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