Galleria, ricorre in appello la proprietaria condannata a pagare il plateatico
Ha presentato ricorso in appello la proprietaria di uno dei bar sotto Galleria XXVAprile condannata da una sentenza del giudice civile lo scorso marzo al pagamento del plateatico. Nodo del contendere: il fatto che quello sia un luogo pubblico o meno. Sì per per il Comune e per il giudice; no, per la ricorrente. Cinque gli atti di citazione in appello notificati al Comune lo scorso 13 ottobre, contro altrettante sentenze emesse dal Tribunale di Cremona che legittimavano gli avvisi di accertamento Cosap inviati dall’ente locale. Pagamenti dovuti in base alla convenzione, ancora vigente, datata 1939 che regola i rapporti tra condominio Galleria e amministrazione comunale di epoca podestarile. Un nuovo testo della convenzione è pronto, la firma veniva data per imminente già qualche mese fa, ma non c’è ancora stata. Il documento dovrebbe stabilire, per i titolari dei negozi al piano terra, quale superficie può essere occupata per finalità commerciali, senza pagamento del plateatico. La convenzione del 1939 prevede per il Comune la servitù di passaggio in Galleria in cambio dell’impegno dell’amministrazione a fornire l’illuminazione e a mantenerne pulizia e pubblico decoro. In altri termini, il calpestìo della Galleria è assimilabile all’area pubblica. Situazione che da un lato sgrava i condomini da alcuni obblighi (ad esempio la pulizia) ma dall’altro li obbliga al pagamento della tassa per l’occupazione del suolo pubblico. Un tema sempre più d’attualità, visto l’incremento di pubblici esercizi degli ultimi mesi. A fronte del ricorso in appello, il Comune ha ovviamente deciso di costituirsi in giudizio.
g.b.