Cronaca

Acqua, nuovo stop a Salini: incostituzionale la legge lombarda sull’affidamento del servizio idrico

E due. Nuovo stop al progetto di società mista per la gestione dell’acqua proposto da Salini. Dopo il rinvio dell’assemblea dei sindaci, arriva un colpo pesante. Oggi, riferisce il Codacons, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità di parte della legge regionale della Lombardia sull’acqua. Illegittimi sotto il profilo costituzionale, in particolare, i commi 2 e 4 dell’articolo 49 della legge della Regione Lombardia (12 dicembre 2003, numero 26), relativi agli “affidamenti del servizio idrico”.

E’ il caso in discussione a Cremona.

Queste, in base al pronunciamento della Corte, le ‘storture’ nella legge da correggere al più presto: in primo luogo il riferimento al Decreto Ronchi (art. 23 bis, che di fatto porta a privatizzare l’acqua), che non esiste più poiché abrogato dal Referendum. In secondo luogo, la legge regionale ‘espropria’ i Comuni dalla titolarità del servizio idrico, titolarità che viene assegnata alle Province, sopprimendo le Aziende ATO sostituite con l’Ufficio d’Ambito provinciale.

Commenta Giuseppe Torchio: “In data odierna, inoltre, il Tar della Sicilia ha respinto il commissariamento del servizio idrico integrato da parte dell’Ato di Siracusa, contro le ragioni dei sindaci che volevano ripubblicizzare l’acqua, precedentemente privatizzata. La motivazione addotta è la seguente: “nessuno ha il potere di commissariare una cosa che non è di sua proprietà”. Infatti il servizio e la rete idrica sono di proprietà dei Comuni, quindi per analogia la legge lombarda che mette in capo alla Provincia la potestà del commissariamento è illegittima e, da oggi, nulla a tutti gli effetti”.

“Da mesi – ha osservato il presidente del Codacons Marco Maria Donzelli – abbiamo chiesto alla Regione Lombardia di adeguarsi all’esito del referendum sull’acqua e di fare dietrofront rispetto ad una legge che espropria i Comuni dalla titolarità del servizio idrico. Ora speriamo che la Regione comprenda di non potersi ritenere al di sopra dell’Italia e della volontà espressa dal popolo italiano e si adegui di conseguenza”.

Per l’associazione di consumatori “ora la Regione deve fare dietrofront sulla costituzione dell’Ufficio d’Ambito e sulla gestione dell’acqua ad una società unica, oltre ovviamente al fatto che deve essere consentita la gestione in house anche ad ogni singolo Comune”.

Sull’argomento è intervenuto anche il consigliere regionale del Pd, Agostino Alloni: “La Corte costituzionale ha stabilito che le reti idriche sono demanio pubblico, come le spiagge, i fiumi e le vette delle montagne e dunque ha ribadito il principio che gli italiani hanno voluto riaffermare con il referendum di giugno. La Regione è stata bocciata ancora una volta su di una norma complessivamente illogica, ideologica e scritta di fretta lo scorso dicembre. Ora è ancora più chiaro che la legge deve essere riscritta a partire dall’esito del referendum, anche perché il sistema ha bisogno di indirizzi certi che facciano ripartire gli investimenti e garantiscano la qualità del servizio”.

 

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