Cronaca

Don Inzoli, le reazioni Il sindaco Bonaldi: 'Fitta cortina di omertà e silenzio'

Il giorno dopo la pubblicazione della motivazione shock sulla condanna di don Mauro Inzoli, arrivano le reazioni. Una su tutte, quelle del sindaco di Crema Stefania Bonaldi, che ha pubblicato un post su Facebook: “Ogni volta che si torna sull’argomento”, scrive il primo cittadino, “ed emergono nuovi, agghiaccianti, particolari, non possiamo non tornare a chiederci come sia stata possibile, nella nostra città, una così fitta cortina di omertà e di silenzio dei tanti, troppi, prossimi e vicini, che hanno per forza chiuso gli occhi o rivolto altrove lo sguardo. Omissioni colpevoli. Una fitta al cuore”.

E poi il commento dell’onorevole Franco Bordo, uno di coloro che contro don Inzoli presentarono un esposto. “Omertose le coperture su don Inzoli e abominevoli i fatti descritti”, scrive sul suo sito il deputato di Sel. “Ora conosciamo le motivazioni della sentenza di condanna nei confronti di don Mauro Inzoli, esponente di primo piano di CL. Condivido con tutti i concittadini lo sgomento e la rabbia suscitata dalla lettura di dettaglio che tratteggia un universo di orribili abusi incredibilmente protratto nello spazio e nel tempo. Colpiscono la crudezza dei fatti riportati e la violenza insita in atti abominevoli. Colpiscono anche il numero dei minori abusati e, forse ancora di più, il lungo tempo in cui don Inzoli ha perpetrato i suoi crimini oltre alla quantità di persone che, molto probabilmente, erano a conoscenza di ciò che, per tanti anni, è avvenuto. La densità del fenomeno è data anche dalla varietà dei luoghi dove gli abusi si sono consumati: la parrocchia, i campi scuola e le case vacanze, la scuola, la o le comunità per minori …E’ facile comprendere, leggendo le motivazioni della sentenza, che probabilmente esisteva un sistema di coperture omertose che ha consentito all’orco di continuare ad essere tale. Sapere che attraverso il mio esposto, depositato nel giugno del 2014, sono partite  le indagini che hanno portato alla sentenza che condanna Inzoli e leggere che già dal 2001 i vertici della Diocesi cremasca erano informati dei fatti, desta una in tutti noi non solo una profonda tristezza ma anche grande sconcerto e immensa rabbia: si poteva e si doveva fermare con largo anticipo e non è stato fatto.Tutto ciò è gravissimo.

 

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