Cronaca

Secchiate di feci a 'Il Violino': processato 27enne del Kavarna. Presidio sul corso

Nella foto, Azzali mentre esce dal palazzo di corso Vittorio Emanuele

anarchici-d2E’ entrato nel vivo il processo davanti al giudice di pace sul lancio di liquame e di fango all’interno del ristorante “Il Violino” di via Sicardo, avvenuto tra le 20,45 e le 21 del 25 settembre del 2013. Imputato per i reati di imbrattamento e di lesioni in concorso nei confronti del titolare Luca Babbini è Alessandro Francesco Azzali, 27 anni, cremonese, uno dei sei anarchici del Kavarna che quella sera erano entrati incappucciati nel locale lanciando secchiate di fango e feci e spargendo volantini di rivendicazione per esprimere solidarietà nei confronti dei detenuti e delle lotte sociali nella settimana di mobilitazione nelle carceri.

L'avvocato Soldi
L’avvocato Soldi

Questa mattina, davanti al palazzo di corso Vittorio Emanuele, sede distaccata del tribunale, ha stazionato un gruppo di aderenti al Kavarna, una ventina di persone, per sostenere il compagno che nell’aula al secondo piano stava assistendo all’udienza al fianco del suo legale, l’avvocato Sergio Pezzucchi. A presidio del palazzo c’erano le forze dell’ordine che hanno vigilato sulla sicurezza. Non c’è stato alcun particolare problema di ordine pubblico, tranne qualche tensione con la stampa. Il gruppo del Kavarna che attendeva in strada non gradiva di essere fotografato. Così come l’imputato, due piani più su. Il corso è stato chiuso al traffico da via Ponchielli a via Ruggero Manna e l’udienza, per volere del giudice Daniela Badini, si è svolta a porte chiuse per evitare problemi di sicurezza. Tre i testimoni che sono stati sentiti oggi in aula, il titolare del ristorante Luca Babbini, parte civile attraverso il suo avvocato Michela Soldi, un suo collaboratore e una dei clienti che la sera del 25 settembre era a cena a “Il Violino”.
vigili“Ho cercato di rimuovere questo episodio così brutto”, ha detto Luca Babbini al giudice, “ma oggi dopo tre anni sono qui a sfogarmi e voglio che sia fatta giustizia”. Babbini, che ha anche aggiunto di aver aspettato invano delle scuse da parte dell’imputato, ha ripercorso i fatti.
All’inizio sembrava una rapina, ma poi i quattro anarchici entrati nel locale incappucciati (altri due aspettavano fuori), tutti vestiti di nero e ‘armati’ di un secchio, avevano gettato il suo contenuto per tutto il locale, imbrattando il personale e i 14 clienti che erano a cena. Poi la fuga precipitosa. Il gruppo era stato inseguito da Babbini e dal suo collaboratore. Il titolare, seppure preso a calci e pugni, era riuscito a fermare Azzali, mentre gli altri complici erano riusciti a fuggire. Per assicurarsi la fuga, il gruppo aveva anche lanciato contro i due inseguitori due biciclette. Oggi l’imputato è stato riconosciuto in aula sia da Babbini che dal suo collaboratore. Il terrore vissuto quella sera è stato testimoniato anche da una cliente che era a cena con il marito e il figlio di 14 anni. “Per fortuna non eravamo ai primi tavoli”, ha spiegato la donna, “ma abbiamo visto la scena. Uno di quelli che è entrato si è abbassato il passamontagna. Pensavamo fosse una rapina: ho messo mio figlio che piangeva sotto il tavolo, e poi c’è stato il lancio: c’era roba ovunque: sul pavimento, sui tappeti, sui tavoli, sulle persone. Poi hanno lanciato i volantini”. “Il tutto”, ha ricordato la cliente, “è durato pochi minuti, non si aspettavano la reazione immediata del titolare”. La sentenza nei confronti di Azzali sarà pronunciata il 19 gennaio dell’anno prossimo.

Sara Pizzorni

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