Spettacolo

Un Ranieri indimenticabile e travolgente infiamma il pubblico del Ponchielli

Massimo Ranieri viene da lontano. Ne ha viste e fatte tante in una carriera lunga e senza risparmio, popolata e amata da personaggi d’ogni spessore e distinzione. Un po’ guitto e un po’ macchietta, scugnizzo e grande interprete di voce e di sostanza, attore adorato da Strehler e Bolognini, cantante che ha venduto milioni di dischi i cui appassionati fans non vorrebbero mai finisse la sua esibizione senza risparmio anche sul palcoscenico del teatro Ponchielli. Forse la definizione che più gli piace potrebbe essere quella di “istrione a cui la scena dà la giusta dimensione” come dice il suo Un adorato Charles Aznavour di cui ha interpretato, commosso, la struggente e bellissima “Quel che si dice “ sul tema dell’omosessualità.

Così è volata via una serata indimenticabile in un Ponchielli strapieno in cui si vedevano tanti capelli grigi, ma anche ragazzi che hanno imparato a conoscere recentemente in televisione un artista completo a suo agio in qualsiasi punto del palcoscenico, nel mezzo, di lato, in piedi, seduto, tra i bravissimi orchestrali, persino coricato sul pianoforte cantando, ballando, recitando e trascinando agli applausi un teatro che lo ama da sempre. Molti i suoi brani più famosi da “Vent’anni”, con cui ha aperto a “Erba di casa mia”, a “Rose Rosse” a “Se bruciasse la città” , da “La voce del silenzio” fino a “Perdere l’amore” ma anche canzoni che hanno fatto epoca da “Io che non vivo” di Donaggio a “Io vivrò senza te” di Battisti, da a “Sò pazzo” di Pino Daniele a tanto Modugno (“Resta cu mme” su tutte), Carosone (“’O Sarracino”, “Tu vuò fa l’americano”   o “Pigliate ‘na pastiglia”) e tantissima napoletanità  insieme alla declamazione di classici della letteratura come Shakespeare, Seneca, Prezzolini o Palazzeschi. Chi ama Ranieri, non poteva davvero chiedere di più.

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