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Quando Mazzini suonava la chitarra: concerto l'11 novembre al Museo Civico

Appuntamento da non perdere per gli amanti della musica classica e in particolare del repertorio ottocentesco. Venerdì 11 novembre, alle ore 21, nella Sala Manfredini del Museo Civico “Ala Ponzone”, concerto Sensibilità e affetti: suoni d’Arte dall’Età del Risorgimento. Il gruppo ‘800 Musica Ensemble, composto da Marco Battaglia, chitarra di Gennaro Fabbricatore (Napoli 1811), appartenuta a Giuseppe Mazzini e di proprietà dell’artista, Anna Armenante, flauto traverso, e Alessandra Romano, violino (tutti strumenti originari dell’Ottocento), eseguirà brani di Gioachino Rossini (Sinfonie nelle Opere “Il Barbiere di Siviglia” e “La Gazza ladra” e Ouverture dell’Opera “La Pietra del paragone” nelle trascrizioni di Ferdinando Carulli), di Filippo Gragnani (Trio op. 13) e Ferdinando Carulli (Trio op. 12).

L’ingresso è libero sino ad esaurimento dei posti. Il concerto si inserisce nell’800MusicaFestival, giunto alla nona edizione, rassegna che, sotto la direzione artistica del Maestro Marco Battaglia, propone da giugno sino alla fine di novembre una serie di concerti in prestigiosi spazi della Lombardia. L’appuntamento di venerdì 11 novembre avviene in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune – Settore Cultura, Musei e City Branding – con il sostegno di Wonder S.p.A. e si colloca tra le iniziative tese a valorizzare la collezione “Le Stanze per la Musica” del Museo Civico. Per informazioni: tel. 0372/407770 – 784 – museo.alaponzone@comune.cremona.it – www.musei.comune.cremona.it.

Il programma comprende sia brani originali di Filippo Gragnani, eccellente chitarrista dell’Ottocento sia trascrizioni per flauto, violino e chitarra, per mano di un famoso compositore italiano, Ferdinando Carulli, di celebri Sinfonie di Opere di Gioachino Rossini come Il Barbiere di Siviglia e La Gazza ladra, che, insieme a quella della Pietra del paragone, sono citate in una lettera autografa di Giuseppe Mazzini, più oltre trascritta, che scrive alla madre chiedendo spartiti per il suo strumento, spesso suonato solisticamente o in varie formazioni cameristiche nei salotti della borghesia e dell’aristocrazia londinesi. In effetti può sembrare incredibile ma Mazzini, di cui tutti conoscono il nome per essere stato un severo e intransigente cospiratore, e uno dei Padri della Patria, fu un profondo conoscitore dell’arte dei suoni tanto da scrivere una “Filosofia della musica” e da organizzare addirittura un concerto annuale a Londra, dove visse per più di un quarto di secolo, per sostenere la causa di una scuola italiana da lui fondata al fine di accogliere poveri fanciulli che provenivano dal Bel Paese senza alcun danaro.

Nel concerto si potrà ascoltare una preziosa chitarra appartenuta a Mazzini, opera del liutaio napoletano Gennaro Fabricatore, del 1811, oggi di proprietà di Marco Battaglia. L’opera di Giuseppe Mazzini è di grande interesse, tocca vari argomenti tra cui la musica italiana, che, nata con Palestrina, Porpora, Pergolesi e Padre Martini, a suo dire non ha ancora raggiunto lo scopo di un “concetto rigeneratore”. Non solo al mero toccare i sensi con il fascino di armonie e melodie sarebbe votata l’arte musicale, ma a una vera profondità d’espressione ed è Gioachino Rossini l’autore più acclamato: “Per lui la musica è salva. Per lui, parliamo oggi d’iniziativa musicale europea”. Mazzini vede in realtà in Donizetti (e poi in Meyerbeer) il vero genio iniziatore e in Rossini quello compendiatore. Varie sue opere sono accennate e commentate, e si possono citare l’Otello e il Mosè tra le più elogiate.

Come si è scritto il patriota fu inoltre un appassionato cultore della chitarra. Contravvenendo a sue certe affermazioni, nel contesto privato Mazzini amava suonare anche la musica di Carulli. Infatti nella lettera alla madre da Londra, del 4 maggio 1841, scrisse: “Anzi, vorrei che, se fosse possibile, cercaste nella musica che aveva in casa, qualche cosa di concertato, qualche duetto, se ne avete, per flauto e chitarra d’autori buoni, eccettuato Carulli, che scrive troppo facile; credo ve ne fosse qualcuno di Giuliani, di Kuffner, etc., poi qualche cosa per violino, flauto, e chitarra, per esempio certe sinfonie della Gazza Ladra, del Barbiere, della Pietra del Paragone, ridotte da Carulli”. Ed eccole quindi riproposte tutte e tre nel concerto in cui si dipanano una grande varietà di affetti, di sentimenti che la musica pare suggerire nel contempo sollecitando le sensibilità di ciascuno. Il concerto comprende un’articolata e magnifica opera originale del magistrale trascrittore delle tre Sinfonie, Ferdinando Carulli, che produsse un numero notevole di brani dalla qualità variabile e per i quali a volte è stato giudicato fin troppo severamente e ingiustamente.

In realtà si tratta spesso di lavori di buon artigianato, altrove di vera arte, di alto livello, come è certamente il caso del trio in programma. Carulli collaborò anche con Gragnani: ci troviamo di fronte a un altro autore che, anche prima del compositore partenopeo (e di Francesco Molino e Fernando Sor, altri importantissimi chitarristi compositori), trovò nella capitale francese un luogo fecondo per far proliferare la sua arte. Leggero e spumeggiante, il trio è scritto nel solco della migliore tradizione italiana.

Nel gennaio 2005 Marco Battaglia ha acquisito la proprietà di una chitarra appartenuta a Giuseppe Mazzini che, secondo la tradizione orale, fu donata dal patriota al marchese Gaspare Ordoio de Rosales (Milano, 10 agosto 1802 – Como, 12 gennaio 1887). La chitarra, il cui restauro è stato realizzato dal liutaio milanese Federico Gabrielli, è stata suonata da Marco Battaglia anche nell’ambito di diverse manifestazioni specialmente nel corso del bicentenario della nascita di Mazzini (2005) e nell’anno celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia (2011) in numerose sedi di tutto il mondo. Tale strumento, frutto della bottega di liuteria napoletana del ben noto Gennaro Fabricatore, lo stesso costruttore di chitarre che realizzò anche quella conservata nel Museo del Risorgimento di Genova, è datato 1811, ed è quindi di dieci anni precedente l’altro strumento. Che tale chitarra sia appartenuta a Mazzini è attestato da una dichiarazione sottoscritta dalla vedova di Luigi Rosales, il cui bisnonno fu il marchese citato, egli stesso un fervente patriota che aiutò molto anche economicamente Mazzini, nonché, indirettamente, da alcune lettere, in cui si parla anche di musica, da lui inviate proprio nei giorni in cui scrisse al marchese.

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