Cronaca

Telecamere fuori uso e poco personale: carcere a rischio, interrogazione di De Corato

Foto Sessa

“Nel carcere di Cremona ci sono dei problemi, sia legati alla carenza del personale che alla mancanza di una copertura completa con le telecamere”: dura presa di posizione di Riccardo De Corato, consigliere regionale della Lombardia (Alleanza Nazionale – Fratelli d’Italia), da tempo impegnato sul fronte della sicurezza e degli istituti penitenziari, che durante la mattinata di lunedì ha visitato il carcere cittadino su invito del consigliere comunale Marcello Ventura, per rendersi conto di persona della situazione. Un’ispezione da cui nascerà poi un’interrogazione, che verrà proposta in consiglio regionale prossimamente.

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Riccardo De Corato

“Chi soffre maggiormente della situazione del carcere sono gli agenti di polizia penitenziaria, che tante volte non sono attrezzati come dovrebbero” evidenzia De Corato. “Sapendo che a Cremona è stato costruito un nuovo padiglione di recente, mi aspettavo di trovare qualcosa di perfettamente funzionale, invece così non è. A partire dal sistema di videosorveglianza, che funziona solo in due piani dei quattro di cui è composto il padiglione nuovo. Peggio ancora nella parte vecchia, dove i corridoi monitorati sono ancora meno. Questo mette a rischio di aggressione le guardie”.

Naturalmente poi c’è il problema del personale: “L’organico dovrebbe essere 241 uomini e 7 donne, per un totale di 248 agenti, invece a regime ci sono 165 uomini e 4 donne, per un totale di 169. Mancano dunque 70 unità. Questo in un carcere i cui detenuti sono potenzialmente pericolosi. Infatti arrivano molti stranieri da San Vittore, e per la maggior parte sono islamici (tunisini, marocchini, algerini, ecc). Ricordiamo che il carcere è uno dei terreni più fertili per l’indottrinamento da parte di cellule terroristiche, per reclutare nuovi combattenti. Dunque una realtà come questa, dove dei 413 detenuti 252 sono stranieri, sarebbe fondamentale un maggior presidio”.

Del resto della situazione del carcere di Cremona i sindacati si lamentano da tempo. L’ultima delle segnalazioni, come spiega il segretario provinciale del sindacato Cosp, Mauro Cenicola, è che nelle varie sezioni del vecchio padiglione “E’ assente una via di fuga che parta dal gabbiotto dell’agente di sorveglianza che si occupa della sezione, nonostante con le nuove normative e il sistema di sorveglianza dinamica, i detenuti escano alle 8 della mattina dalle proprie celle e rientrino alle 20. Questo significa che in caso di risse o rivolte, l’agente di sorveglianza per mettersi in sicurezza deve uscire dal gabbiotto, attraversare la sezione e uscire dal cancello. Con il rischio di venire aggredito o peggio preso in ostaggio dai detenuti. Di sei padiglioni della vecchia struttura, soltanto in due si è provveduto a creare la via di fuga, mentre negli altri quattro gli agenti rischiano la vita ogni giorno”.

Questo è solo uno dei tanti problemi denunciati dal sindacato. “Ci sono le telecamere fuori uso, sia all’interno che lungo il perimetro” continua Cenicola. “E’ rotta persino quella del nuovo padiglione, che dovrebbe monitorare gli accessi: così quando qualcuno suona l’agente è costretto ad andare di persona a controllare di chi si tratta. E ancora, rotti sono anche gli impianti antiaggressione e antiscavalcamento. Tra giugno e settembre si sono verificati ben tre episodi di aggressione a danno di agenti, che non hanno potuto chiedere aiuto attraverso gli appositi pulsanti, in quanto erano rotti”.

Problemi, sempre secondo il Cosp, anche “alle porte blindate, molte delle quali non sono funzionanti. Senza contare il problema dell’organico: ci sono solo 170 agenti, con una carenza di personale di circa il 20%. Inoltre molti di loro vengono utilizzati al di fuori dell’istituto o addirittura in altri istituti”. Il sindacato segnala anche “un grosso problema durante le notti, quando siamo sotto il limite minimo di organico in servizio”.

Laura Bosio

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