Spettacolo

Tradizione, musica e l'attualità dei migranti: ecco la stagione di prosa

"Ivanov", uno degli spettacoli in programma

Nella stagione di prosa del Ponchielli classici come “La Locandiera” e “La Vedova allegra” ma anche rappresentazioni come “Il sogno di un’Italia”, con testo e voce narrante di Andrea Scanzi e regia di Angelo Generali, un ritratto del paese attraverso storie, istantanee e canzoni da Bennato a Fossati, da Gaber a Battiato, o “Questo è il mio nome”, di Monica Morini e Bernardino Bonzani, con i richiedenti asilo e rifugiati ospitati a Reggio Emilia, passando per il musical “Sister act”.

Fra tradizione e attualità, la prosa partirà il 13 e 14 dicembre, quando in scena andrà il già citato spettacolo “Il sogno di un’Italia – 1984-2004 vent’anni senza andare mai a tempo”, che mira a raccontare due decenni cruciali del nostro Paese con spirito critico, conservando il desiderio di ripartenza. Il 26 dicembre spazio a “La vedova allegra”, adattamento e regia di Corrado Abbati. “La Vedova Allegra non è musica, è molto di più: è una emozione, una esperienza sensitiva che si stampa a lungo nella memoria di chi l’ascolta”, così il regista presenta lo spettacolo. Il 31 dicembre e il primo gennaio appuntamento con il musical “Sister act”, per la regia di Saverio Marconi, tratto dall’omonimo film con Whoopi Goldberg. Sul palco artisti come  Deloris Van Cartier, Pino Strabioli, Francesca Taverni e special guest Suor Cristina, vincitrice della seconda edizione di The Voice of Italy, nel ruolo della novizia Suor Maria Roberta. Liberamente tratto dalla celebre fiaba dei fratelli Grimm, il 6 gennaio in programma “Il principe ranocchio e l’incantesimo della strega Baswelia”, regia e libretto di Melina Pellicano. Il programma di gennaio sarà completato da “Venere in pelliccia” (11 gennaio), con Sabrina Impacciatore e Valter Malosti, pièce di David Ives, da cui Roman Polanski ha tratto l’omonimo film, messa in scena per la prima volta in in Italia, da “Ivanov” (17 e 18 gennaio), per la regia di Filippo Dini, in scena anche come protagonista nella grande opera di Anton ?echov, e da “Questo è il mio nome” (25 gennaio). Quest’ultimo progetto teatrale, inserito nei programmi di intervento per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati a Reggio Emilia, metterà in scena il bagaglio vitale e culturale di chi ha affrontato un lungo viaggio per giungere in Europa.

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Febbraio si aprirà con “La locandiera” di Carlo Goldoni con regia di Andrea Chiodi (1 e 2 febbraio), per proseguire con “Quello che non ho” (7 e 8 febbraio), liberamente ispirato all’opera di Pasolini, con Neri Marcorè e regia di Giorgio Gallione, una riflessione sul presente sulla base di episodi di cronaca internazionale e accompagnato da canzoni di Fabrizio De Andrè. Il 20 e 21 febbraio “Molière: la recita di Versailles”, riscrittura de “L’improvvisazione di Versailles” di Molière firmata da Paolo Rossi e Giampiero Solari in cui si confrontano le esperienze del capocomico Molière e del personaggio capocomico Rossi. “Qualcuno volò sul nido del cuculo” è in programma il 28 febbraio e il primo marzo nella versione italiana di Giovanni Lombardo Radice, con adattamento di Maurizio de Giovanni. Alla regia , Alessandro Gassman, che nell’adattamento scenico del romanzo di Ken Kesey si mantiene fedele alle intenzioni originali pur dando il proprio tocco.

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“Il prezzo” diretto da Massimo Popolizio, con Umberto Orsini e Massimo Popolizio in scena il 7 e 8 marzo, porta in scena il testo di Arthur Miller in cui si affrontano le conseguenze della crisi degli Usa del ’29, mentre “Nessi”, di e con Alessandro Bergonzoni, porterà al Ponchielli il 21 marzo risate e stupore con una realizzazione legata alle connessioni tra vite, orizzonti ed esperienze. Il programma della prosa sarà chiuso il 28 marzo da “Vangelo”, spettacolo di Pippo Delbono, con la partecipazione dei rifugiati del Centro di accoglienza Piam di Asti e musiche di Enzo Avitabile. “Qualche giorno prima di morire mia madre, fervente cattolica, mi ha detto: ‘Perché, Pippo, non fai uno spettacolo sul Vangelo? Così dai un messaggio d’amore. C’è n’è così tanto bisogno di questi tempi1’”. Un messaggio d’amore, dunque, che si sviluppa anche dalla memoria di persone che hanno attraversato guerra e devastazione.

IL PROGRAMMA COMPLETO (DOC)

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