Politica

Suicida di Nervi seguita anche dai servizi sociali di Cr. Reazioni politiche

AGGIORNAMENTO - La donna di 47 anni che si è tolta la vita ieri annegandosi nel mare di Nervi, è la stessa che quattro mesi fa aveva iniziato una pacifica protesta con sciopero della fame vicino al Comune. Ghidotti: 'Cosa hanno fatto i servizi sociali?'. Antonioli: "Domanda che sa di sciacallaggio politico".

La donna di 47 anni che si è tolta la vita ieri annegandosi nel mare di Nervi, è la stessa che quattro mesi fa aveva iniziato una pacifica protesta con sciopero della fame, accanto ai portici di piazza del Comune, un sit-in con un cartello su cui aveva scritto il  numero 568. Erano i giorni da cui non lavorava. Originaria della Serbia, quattro lauree, due acquisite in patria e due in Italia: ma il suo ultimo lavoro, come amministrativa presso l’Università di Parma alle dipendenze di una cooperativa, l’aveva perso a fine 2014 e quando i soldi del sussidio erano finiti, poco meno di un anno dopo, era rimasta con niente in mano. Con lei, in piazza del Comune, per chiedere non l’elemosina ma un lavoro – c’era lo stesso cane yorkshire trovato cadavere sulla spiaggia di Nervi, accanto al corpo della donna. Si chiamava Jelena Radojev, e a Cremona aveva stabilito la sua residenza da diversi anni, cambiando diversi lavori, anche grazie ai suoi studi poliedrici: dapprima in filosofia e musica, poi, una volta in Italia, in comunicazione e grafica. Era anche una esperta organista e aveva provato in vari modi ad inserirsi nel contesto cremonese. Una personalità non espansiva, ricorda adesso chi l’ha conosciuta, ma laboriosa e desiderosa di mettersi in gioco.

Per il clamore della sua protesta sotto i portici di palazzo, lo scorso giugno, erano andati ad incontrarla alcuni esponenti di giunta e il suo caso era noto ai Servizi Sociali. Ma la gravità della sua depressione probabilmente era latente, oppure è esplosa successivamente.  Oggi, a fare il collegamento tra quel sit-in e il suicidio di giovedì mattina, è stato il consigliere Carloalberto Ghidotti,. “Qualche mese fa – chiede Ghidotti in una interrogazione depositata proprio stamattina –  la signora R.J. ha cercato di segnalare il suo stato di difficoltà economica iniziando uno sciopero della fame silenzioso sotto il Palazzo del Comune. In tale occasione, come riportato anche dalla stampa locale, ha avuto modo di parlare con il Vicesindaco e l’Assessore ai Servizi Sociali ed esporre la sua situazione”.

Poi le richieste: “Quali provvedimenti furono presi, se R.J. venne presa in carico dai Servizi Sociali, con quali modalità e da quale persona di riferimento; se è stata analizzata la sua situazione e si è cercato di trovare una soluzione mediante eventuali progetti di inserimento lavorativo, visto che R.J. era in possesso di 2 lauree oltre ad altre 2 conseguite all’estero; come mai non è stata compresa la gravità della situazione che poi è sfociata, a distanza di pochi mesi, in un gesto che forse poteva essere evitato”.

AGGIORNAMENTO – “Inqualificabile sciacallaggio politico”, così Alessio Antonioli, consigliere di Fare Nuova la città, definisce l’intervento di Ghidotti (Forza Italia)  sul caso della 47enne. Antonioli l’aveva conosciuta anche per motivi professionali. “Compito di un consigliere comunale – afferma in riferimento ai contenuti dell’interrogazione  –   è quello di informarsi, prima di lanciare messaggi, facendo trapelare il dubbio che ci possa essere stato un cattivo intervento dei servizi sociali. Non oso pensare come si stia sentendo in questo momento l’assistente sociale che seguiva la signora, se io stesso sono totalmente sconvolto dall’accaduto”.

Controreplica di Ghidotti: “Vergognoso ed inaccettabile l’intervento politico del consigliere Antonioli, nei modi e nei termini.  Respingo con forza le sue deplorevoli affermazioni e lo invito a rileggere con calma il testo dell’interrogazione, nella quale mi limito unicamente a domandare riferimenti e tempi dell’intervento di Servizi del Sociali del Comune.
Il basso livello di politica praticato con questa replica da Antonioli è volto unicamente a creare discredito verso chi si adopera per conoscere la verità e a mettere il bavaglio all’opinione pubblica.”

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