Cronaca

Don Nevi: 'Imam in Cattedrale, frutto di eresia che ha colpito liturgia cattolica'

Il parroco di sant’Imerio don Nevi con un lungo intervento sopra le righe, che ha creato parecchio sconcerto e che richiama il diritto canonico, giudica inopportuna l’iniziativa che ha permesso l’intervento dell’imam in Cattedrale. Secondo don Nevi l’iniziativa addirittura “non è altro che il frutto maturo di quell’eresia dell’informe che ha colpito la liturgia cattolica”. L’intervento è stato pubblicato sul sito di sant’Imerio, con questa premessa: “Dopo l’intervento dell’Imam di Cremona in Cattedrale domenica 7 Agosto il nostro Parroco ha inviato
alcune riflessioni al sito diocesano che non le pubblica a motivo del suo ruolo istituzionale. Pertanto le
rendiamo note attraverso i nostri mezzi”.

 

Ecco l’intervento completo.

Chiedo ospitalità sul sito diocesano per proporre alcune osservazioni riguardanti la presenza dell’Imam in
Cattedrale e le dichiarazioni di Mons. Franzini.
Procedo a punti per chiarezza e sinteticità.
1. Dalla relazione giornalistica emerge un fatto che mi ha interrogato e che non è considerato nell’intervista al
Parroco della Cattedrale riportata sul sito: la giornalista de La Provincia descrive la celebrazione e ad un
certo punto afferma che alcuni fedeli si sono avvicinati per scambiare il segno della pace con l’imam. Il
giornale on line Cremona Oggi afferma che addirittura il celebrante sia sceso per lo stesso gesto. Se
questo è accaduto è ciò che davvero bisognerebbe giustificare. Mi chiedo, infatti: il segno della pace
durante la Messa è solo un gesto di buona educazione e di vicinanza umana? Esso non si qualifica forse
come il riconoscimento di una pace che non è nostra ma è quella di Dio e di Gesù risorto? E non è proprio
per questo motivo che è collocato dalla liturgia tra i riti di comunione, quelli, cioè che precedono la
ricezione del corpo di Cristo? Se questo fosse vero allora questa pace non può essere scambiata con chi
non è battezzato. Mi pare, infatti, che il Codice di Diritto canonico (can. 844) non ammetta la comunicatio
in sacris con le altre confessioni cristiane, se non a certe condizioni, e quindi tanto meno con chi non è
cristiano per il semplice motivo che non è battezzato, quindi figlio di Dio, appartenente al Corpo di Cristo,
fratello di Sangue. (Questione teologica da riproporre e riesprimere)
2. Non sembra sufficientemente fondato l’argomento di Mons. Franzini che, per giustificare il canto del
Corano e la parola concessa al rappresentate dei musulmani di Cremona, ricorre al fatto che tutto è
avvenuto al di fuori del presbiterio, definito come la parte più sacra della Chiesa, omettendo che tutta la
Cattedrale è luogo sacro per i cristiani. Ogni chiesa cristiana infatti non è una semplice aula di riunione
come la moschea o la sinagoga, é un luogo dedicato è consacrato. Basterebbe leggere il rituale per la
Dedicazione della Chiesa per rendersi conto, attraverso le preghiere, del valore di tale edificio. Riporto per
sinteticità dal Cerimoniale dei Vescovi il n. 43: “La Chiesa Cattedrale nella maestà delle sue strutture
architettoniche raffigura il tempio spirituale che interiormente si edifica in ciascuna anima, nello splendore
della grazia, secondo il detto dell’apostolo: ‘Voi siete il tempio del Dio vivente’ (2 Cor 6,16). La Cattedrale
è poi anche possente simbolo della Chiesa visibile di Cristo, che in questa terra prega, canta e adora; di
quel corpo mistico, in cui le membra diventano compagine di carità, alimentata dalla linfa della grazia”.
Siamo proprio sicuri di aver onorato un tale spazio trasfigurato dalla grazia? Abbiamo custodito
fedelmente per Dio e per i sacramenti questo spazio a lui promesso è riservato?
3. Esistono documenti della Cei e di conferenze espiscopali regionali (non sto a citare) che in vario modo
disciplinano il rapporto con l’Islam ed insistono in particolare sul l’attenzione da riservare all’uso degli
spazi sacri e non, da parte dei fedeli di questa religione. Forse bisognerebbe approfondirli e decidere se
sono da ritenersi ancora validi, dichiarandolo.
4. Nella sintesi giornalistica della Provincia sono poi state riferite le affermazioni del rappresentante del
Centro culturale islamico “La speranza” che per noi cristiani sono inaccettabili perché non vere. E queste
sono state pronunciate in Cattedrale difronte a fedeli plaudenti: mi riferisco al passaggio in cui si ripete
una falsità teologica per noi evidente che,cioè, tutte le religioni pregano lo stesso Dio. Mi domando se su
tali premesse l’augurio del parroco della Cattedrale ad una vera adesione alla propria fede si possa
realizzare? Mi permetto una citazione del Card. Biffi: “Il cristianesimo, in sè, non è una concezione della
realtà, non è un codice di precetti, non è una liturgia. Non è neppure uno slancio di solidarietà umana, nè
una proposta di fraternità sociale. Anzi, il cristianesimo non è neanche una religione. È un avvenimento, è
un fatto! Un fatto che si compendia in una persona. Oggi si sente dire che infondo tutte le religioni si
equivalgono perché ognuna ha qualcosa di buono. Probabilmente è anche vero. Ma il cristianesimo con
questo non c’entra. Perché il cristianesimo non è una religione, ma è Cristo. Cioè una persona”
5. Da ultimo propongo un ulteriore interrogativo: Perché questi gesti non scandalizzano la comunità cristiana
ma appaiono, invece, come conquiste di un rinnovato clima culturale? Non mi avventuro in tentativi di
risposta che forse sarebbero assai complessi. Sono tuttavia certo che ormai da decenni abbiamo ridotto
la liturgia e le nostre chiese a contenitori da riempire con mille stravaganze, svuotandoli, inevitabilmente,
della presenza di Dio. Quanta umanità e quanta poca divinità si respira nelle nostre liturgie! Quanto poco
rispetto si ha del luogo santo! Ora, che si possa assistere a quanto è stato preparato e voluto in Cattedrale
Domenica scorsa non è altro che il frutto maturo di quell’eresia dell’informe che ha colpito la liturgia
cattolica.
Don Giuseppe Nevi

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