Cronaca

Vescovo Antonio, ecco le linee pastorali per l'anno 2016/2017

Un’indirizzo innovativo per la Chiesa cremonese, che deve uscire, mischiarsi alla gente, andare incontro alla comunità e accogliere. Questo il contenuto delle prime linee pastorali stilate dal Vescovo Antonio Napolioni, così come le anticipa alla sua Chiesa.

La prima attenzione del Vescovo e dell’intera comunità diocesana è rivolta alla vita del presbiterio, perché “dalla autenticità e
serenità dei rapporti tra i sacerdoti discende la fecondità pastorale. Dedicheremo maggiore cura all’ascolto della vita di ciascun presbitero, alle relazioni fraterne nel territorio, alle possibilità di vita comune, tenendo conto delle diverse stagioni e condizioni del ministero”.

Dunque spazio alla formazione permanente dei sacerdoti, che dovrà diventare più unitaria, attraverso un percorso comune annuale, con un richiamo alla partecipazione da parte di tutti. “Il calendario evidenzia alcuni momenti di convocazione diocesana, a partire dai 4 ritiri unitari del clero, che introducono ulteriori appuntamenti formativi nelle zone, e per fasce di età” si legge. “Anche le agende parrocchiali e personali devono subito registrare questi impegni come inderogabili, garantendo così una costante presenza da parte di tutti. Quando le comunità parrocchiali sapranno che i preti sono ‘tutti a Cremona col Vescovo’ per attingere insieme alla fonte del loro ministero, ne avranno soltanto beneficio”.

Il vescovo punta ad aggiornare anche le articolazioni interne alla diocesi. “Per individuare le unità pastorali da costituire nei prossimi anni, dobbiamo tener conto innanzitutto della vita della gente, delle trasformazioni civili, del tessuto umano e spirituale, delle risorse pastorali e strutturali”. Insomma, urge rifare tutto, attraverso una letura del contesto sociale ed ecclesiastico, che ogni sacerdote dovrà condividere per decidere tutti insieme come agire.

Naturalmente, vista la crisi delle vocazioni, il laicato diventa sempre più indispensabile. “Conseguentemente, occorrerà promuovere le ministerialità laicali, soprattutto per aver cura anche delle più piccole comunità, e potremo coordinare progetti di ristrutturazione e ottimizzazione delle tante strutture, che spesso costituiscono più un onere che una risorsa. Lo stile sinodale andrà praticato, con pazienza e fiducia, a tutti i livelli, cominciando dalla Curia e dagli organismi diocesani, subordinando i singoli ruoli e uffici operativi al valore della corresponsabilità nell’ideazione e nella verifica di una pastorale sempre più “integrata”. Per questo, gli uffici pastorali vengono coordinati intorno a 4 prospettive prioritarie, e offriranno in maniera unitaria alle comunità locali i propri programmi e servizi”.

Conoscere la comunità è dunque una proiorità. “Non è solo il progressivo calo numerico del clero ad imporre la promozione del laicato, quanto è l’immagine conciliare di Chiesa che esige la centralità della famiglia, il rispetto dei suoi tempi di vita, lo sviluppo di una rete solidale tra le famiglie, la crescita di una parrocchia che sia comunità educante di famiglie e famiglia di famiglie” si legge ancora nel documento.

Il ruolo delle famiglie è quindi fondamentale: “Possono diventare ulteriormente protagoniste e responsabili nella vita comunitaria. Andrà proposto e sperimentato con convinzione un incontro comunitario settimanale intorno alla Parola di Dio della domenica, che consenta ai sacerdoti e ai fedeli più impegnati di allenarsi al discernimento ispirato dall’ascolto del Signore”.

Altro punto fondamentale è l’ascolto dei giovani. A questo proposito il Vescovo ha chiesto di avviare nel prossimo anno lo studio e la preparazione di un sinodo dei giovani, “che non sarà una serie di ulteriori eventi, ma un processo di incontro con l’intero universo giovanile, andando a cercare ed ascoltare i giovani là dove vivono e talvolta si nascondono. Ci concentreremo sul tema del “futuro”, per interrogare i giovani su cosa pensano/temono/desiderano/sognano del futuro con e in questa Chiesa… fino a ripensare il futuro della nostra pastorale tra i giovani”.

“In quest’ambito, dovremo anche mettere a punto e rilanciare il percorso diocesano per l’iniziazione cristiana di fanciulli e ragazzi, passando per i necessari momenti di verifica alla luce dei criteri già emersi (comunità educante, centralità della famiglia, prospettiva giovani), indicando anche i margini di adattamento locale. L’attenzione vocazionale verrà esplicitata, all’interno della pastorale giovanile, con percorsi di approfondimento spirituale e motivazionale”.

Per il vescovo Antonio lo stile della Chiesa deve essere quello del servizio. “Un terzo ambito di coordinamento riguarda le tante esperienze di promozione umana, solidarietà e servizio, carità e presenza nelle diverse frontiere della povertà e dell’emarginazione, senza trascurare lo spessore sociopolitico della presenza cristiana nel mondo, e i temi della cura del creato. Senza mortificare le iniziative già tanto diffuse, sarà opportuno conoscersi e collaborare maggiormente, per dare incisività a tanti sforzi”. A questo proposito il filo conduttore sarà il “Discorso della montagna”.

La comunicazione è in primo piano nei programmi del presule: “La nostra diocesi si è dotata da tempo di moderni ed efficaci mezzi di comunicazione sociale, che oggi chiedono una maggiore sinergia per raggiungere tutti i loro potenziali destinatari. Oltre a qualificare meglio gli strumenti sarà indispensabile promuovere sia nelle comunità cristiane sia in dialogo con le realtà culturali laiche presenti sul territorio, la cultura soprattutto di ispirazione cristiana. All’interno delle comunità cristiane questo vorrà dire far conoscere i recenti documenti di Papa Francesco insieme ai risultati del Convegno di Firenze, circa le realtà culturali presenti sul territorio diventa necessaria oltre ad una conoscenza promuovere un dialogo sui temi oggi al centro di dibattito”.

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