Cronaca

Area commerciale via Mantova, cautela della Provincia: rischio idraulico

Il rondò di via Mantova, nei cui pressi verrà realizzato l'insediamento commerciale - artigianale

La Provincia – settore Ambiente – fa le pulci al piano attuativo presentato dall’Immobiliare Guerino srl per l’area di trasformazione di via Mantova, che porterà,  all’altezza del rondò di san Felice, all’edificazione di una piastra commerciale-artigianale da 300mila mq. La competenza della Provincia riguarda la verifica di compatibilità della variante al Pgt (Piano governo territorio) del Comune di Cremona, necessaria per consentire il cambio di destinazione d’uso dei terreni ora agricoli, al piano territoriale di coordinamento (Ptcp, una sorta di piano regolatore provinciale).

L’ambito di trasformazione è il numero 28 previsto dell’attuale Pgt, Piano rimasto in gran parte inattuato per quanto riguarda nuove edificazioni, colpa di una crisi perdurante. Su di esso il Comune ha autorizzato l’immobiliare Guerino (di proprietà della famiglia Vanoli di Soncino)  a realizzare capannoni per il commercio all’ingrosso (30% al massimo) e al dettaglio per il 6%, compresa la ristorazione ma escludendo quella categorie commerciali che possano penalizzare il centro città come ad esempio negozi di alimentari, abbigliamento, accessori e cosmetici. Prevista anche una quota importante di strutture a carattere direzionale, a destinazione sportivo ricreativa e ad uffici.

La Provincia ha emanato prescrizioni e osservazioni. Tra queste, quelle che suscitano maggiori perplessità e richieste di integrazioni riguardano il rischio idraulico derivante dalla cementificazione di una tanto vasta area di terreni: “l’area oggetto del progetto di trasformazione urbanistica è notoriamente contraddistinta da un rischio idraulico già acclamato nel passato ed attestato dallo stessa relazione geologica prodotta a supporto dl progetto in questione. L’urbanizzazione in progetto, con la conseguente impermeabilizzazione dei terreni, verrebbe a determinare modifiche al regime idraulico dell’area, con prevedibili ricadute negative (in loco e sui territori posti idraulicamente a valle dell’area oggetto di intervento) relativamente alle effettive possibilità di smaltimento delle acque superficiali da parte del reticolo idrico secondario”.

Per questi motivi, il settore Ambiente “ritiene opportuna la produzione di uno specifico approfondimento idraulico che, mediante uno studio redatto ad hoc, analizzi dettagliatamente tale problematica, valutando e quantificando i rischi e le eventuali misure di salvaguardia da attuare. Più in generale, sulla base degli eventi del 2010 analizzati nello “Studio idrologico idraulico della città di Cremona” del 2012 dello Studio Telò), si evidenzia anche forte perplessità circa il dimensionamento delle casse di espansione così come progettate nella relazione idraulica allegata al presente progetto (…), ritenendo detto calcolo sottostimante le effettive necessità e considerando, di conseguenza, a sua volta insufficiente anche l’atteso effetto di regolazione dei deflussi”.

“Si ribadisce- si legge ancora – che le problematiche di natura idraulica sopra illustrate, se non attentamente valutate e gestite (…ovviamente nel caso in cui l’intervento sia ritenuto compatibile con il contesto) determinerebbero incremento del rischio non solo in loco ma anche sui territori posti idraulicamente a valle dell’area oggetto di intervento, eventualità totalmente da escludere e scongiurare in un’ottica di prevenzione del rischio”.

 

 

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