Cronaca

Per gli imputati, 'organizzava festini'. Il giudice: 'E' diffamazione', condannati

Per gli imputati, 'organizzava festini con clienti danarosi e nobildonne'. Il giudice: 'E' diffamazione'. Condannati alla pena della permanenza domiciliare per un periodo di 45 giorni.

L'avvocato Tabaglio
L’avvocato Tabaglio

Nei confronti di due imputati accusati di diffamazione, il giudice di pace di Cremona Daniela Badini, accogliendo la richiesta dell’avvocato di parte civile Massimo Tabaglio, ha applicato per la prima volta la pena della permanenza domiciliare per un periodo di 45 giorni. Si tratta di una sanzione paradetentiva che il giudice di pace può decidere di applicare nei casi più gravi al posto della pena pecuniaria. La permanenza domiciliare è determinata nella durata secondo criteri di gradualità rispetto alla gravità del reato, e comunque in una forbice compresa tra un minimo di 6 ed un massimo di 45 giorni, come è stato deciso nei confronti di Sergio Basellini e di Germanella Pigoli, di Crema.

Vittima della diffamazione, una professionista cremonese, definita dai due imputati “una volgarissima prostituta, organizzatrice di festini, di orge e di incontri con clienti danarosi e nobildonne”. Una persona “che non si lavava e che quindi bisognava stare attenti ad eventuali malattie contagiose”.

Dal 2009 al 2012 gli imputati avrebbero continuato ad offendere la reputazione della professionista, sparlando di lei a diverse persone. Di queste voci che giravano sul suo conto, come si legge nell’atto di denuncia, la vittima era venuta a conoscenza solo il 18 agosto del 2012 durante una cena con alcune amiche. In quell’occasione la donna aveva parlato del suo rapporto con gli imputati, soci di due società dalle quali lei aveva manifestato l’intenzione di uscire per una condotta dalla stessa definita “non trasparente” da parte di Basellini e della sua convivente Pigoli. Durante la cena, aveva inoltre confidato alle compagne di aver prestato alla coppia una somma di 90.000 euro che non le era mai stata restituita.

A quel punto le amiche, sorprese dal suo racconto, le avevano confidato che i due imputati sparlavano di lei, dicendo che era “una volgarissima prostituta”, “che d’altra parte non poteva essere diversamente, visto che anche la madre era considerata conosciuta e definita tale” e che la figlia della donna “faceva uso di sostanze stupefacenti”. A quelle stesse amiche, Basellini e Pigoli avevano riferito che più volte, quando telefonavano alla donna, lei non rispondeva “perché impegnata con clienti occasionali per scopi sessuali a scopo di lucro”, e che inoltre, “essendo conosciuta in tutta Cremona, mascherava l’attività di prostituta con la sua attività di professionista al fine di allargare la sfera dei suoi clienti per prostituirsi negli ambienti più altolocati di Cremona e dintorni dove organizzare insieme a nobildonne, festini, orge ed incontri con clienti danarosi, ovviamente a pagamento”.

La professionista ha quindi sporto querela e nel processo si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Tabaglio. Per i due imputati, dunque, il giudice di pace ha applicato la pena massima di 45 giorni di permanenza domiciliare, anche se non continuativamente per esigenze di lavoro.

Sara Pizzorni

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