Cronaca

Prostitute-vedette e un drone in volo, così agiva la banda del Parmigiano: condanne

Una pattuglia della polizia e uno dei colpi ripreso da una telecamera parzialmente manomessa

Raffica di condanne per la banda del Parmigiano, la gang composta principalmente da uomini residenti in provincia di Cremona e accusata di colpi da centinaia di migliaia di euro, preparati nei minimi dettagli, ai danni di imprese del settore alimentare in giro per l’Italia. I primi verdetti sono giunti dal procedimento giudiziario avviato a Modena. Le carte del procedimento, a sentenza a fine marzo, raccontano di un’attività illegale basata su incursioni altamente organizzate, effettuate con vari stratagemmi. Sistemi di videosorveglianza manomessi. Prostitute ingaggiate come vedette. Ricetrasmittenti accese per coordinare il lavoro. Anche un drone utilizzato per studiare il territorio e le vie di fuga. Tutto per mettere le mani su prodotti come formaggio, salumi, pesce surgelato, champagne e poi fare soldi reinserendo tali prodotti illegalmente nel circuito commerciale.

Condanne sono state inflitte, dopo un processo con rito abbreviato, a tre pugliesi residenti nel Cremonese e due cittadini albanesi residenti nel Casalasco. Cinque anni a Mario e Gaetano Sciarappa, padre e figlio, rispettivamente di 53 e 33 anni. Due anni e otto mesi per il 27enne Pasquale Rinaldi, il 41enne Armando Aliko e il 39enne Ernold Frakulli. Erano finiti in arresto nel settembre del 2015 – quando la polizia di Cremona fece scattare le manette su input della Questura di Modena, titolare dell’indagine – e con loro sono stati condannati per associazione a delinquere e furto altre 11 persone. Lungo l’elenco di colpi contestati (nessuno nella zona di Cremona), a partire dalla razzia di 400 forme di Parmigiano al caseificio Albalat di Modena del 16 novembre 2013.

m.f.

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