Lettere

Il ddl Cirinnà che Festa
della donna proporrà?

da Mara Sperlari

E’ passato ormai più di un secolo da quando l’8 marzo venne scelto come giorno simbolo a difesa della donna e dei nostri diritti, ma la strada sembra ancora lunga, a fronte del più che mai attuale tema della maternità surrogata, quale industria con un giro d’affari annui pari a svariati miliardi di dollari.
Ritengo inammissibile la ddl Cirinnà per il fatto che spezza la naturale relazione che si crea fra madre e nascituro durante la gestazione e che dovrebbe, a parere inequivocabile, poter proseguire il più a lungo possibile: Con la ddl Cirinnà invece si lede sia all’interesse della madre che del bambino.
Il fatto che in molti Paesi in via di sviluppo, è la povertà a spingere le giovani donne a mettere in “affitto” il proprio utero per un giro di affari di parecchi miliardi di dollari l’anno, fa comprendere che la scienza non sempre rispetti l’etica quanto piuttosto esigenze individualistiche.
E che il superamento della famiglia biologica, quella cioè di stampo tradizionale, riduca il valore della vita stessa al solo atto della procreazione, indebolendo sia la dignità della donna che la commercializzazione dei figli, visti come prodotti, e non Persone. Il ddl Cirinna, infatti, tuteli “indebite onnipotenze” degli adulti, senza tener conto dei diritti dei minori, ossia quello di avere, in primis, un padre e una madre su cui poter contare.
Sono convinta che un bimbo non debba essere oggetto di scambio, ma soggetto di infinite cure, nei primi anni e fautore di quotidiane sfide educative, dall’adolescenza in poi: chi è genitore, mamma e papà biologico, lo sa bene quante energie debbano esser dedicate ai propri figli, a meno di ritenerli “schiavi”a nostra totale disposizione. In Italia, come altrove, molte donne come Luisa Muraro o Ritanna Armeni,, sull’esempio di Marie-Josèphe Bonnet, lesbica e fondatrice di Fhar (Fronte omosessuale rivoluzionaria) stanno manifestando alla maternità surrogata; le stesse femministe di “Se non ora quando” sono contrarie a questa pratica.
Ma , in sostanza, quale società vogliamo? Quale futuro stiamo preparando alle nuove generazioni?
Se da una parte ci si batte per la diversità, perchè, dall’altro, si rifiuta l’altro sesso in un atto che è fondamentale per la prosecuzione della nostra stessa società?
Con il ddl Cirinna, non si è fatto altro che assottigliare la differenza tra generi, piuttosto che esaltarne la complementarietà, con l’escamotage che il nuovo nascituro fosse garante, ossia mero” strumento” ( non Soggetto di diritti/doveri) per una maggiore accettazione sociale di persone che, da che mondo è mondo, sono sempre esistite.

© Riproduzione riservata