Cronaca

Maltrattamenti alla moglie: lei chiamata a testimoniare ma è stata uccisa

Avrebbe dovuto testimoniare al processo che vede imputato il marito per maltrattamenti nei suoi confronti, ma davanti al giudice, Nadia Guessous non si è potuta presentare. Lo scorso gennaio la marocchina è stata strangolata proprio dall’imputato.

Avrebbe dovuto testimoniare oggi al processo che vede imputato il marito per maltrattamenti nei suoi confronti, ma oggi alle 9 davanti al giudice Maria Stella Leone, Nadia Guessous non si è potuta presentare. Nella notte tra l’11 e il 12 gennaio scorsi la marocchina di 46 anni è stata strangolata proprio dall’imputato, Chabli Saddike, 58 anni, che ora è in carcere con l’accusa di omicidio. La notizia della morte della donna, uccisa nella propria abitazione di via dell’Annona, è stata appresa oggi in aula dal giudice che nel processo pensava di dedicare molto tempo alla testimonianza della 46enne, che contro il marito aveva sporto una denuncia per maltrattamenti presso gli uffici della Questura.

Il procedimento ha comunque seguito il suo corso. E’ stato sentito uno dei militari intervenuti il 24 dicembre del 2011 quando la coppia abitava ancora a Gadesco. “L’intervento era per una discussione tra coniugi”, ha spiegato l’appuntato dei carabinieri. “Al nostro arrivo, la donna era fuori dalla casa. Lei non voleva dire nulla, abbiamo parlato con l’assistente sociale. Il marito, invece, era all’interno dell’abitazione. Sembrava tranquillo”.

L’udienza è stata rinviata al prossimo 21 aprile per la sentenza. Intanto il giudice ha disposto l’acquisizione delle denunce sporte dalla parte offesa e chiesto al pm di produrre il certificato di morte. Per la sentenza, il giudice ha anche disposto la traduzione del detenuto, difeso dall’avvocato Paolo Vezzoni.

Nel processo, l’imputato, con alle spalle diverse segnalazioni per guida in stato di ebbrezza, è accusato di aver maltrattato non solo la moglie, ma anche le figlie Sara, ora maggiorenne, e Sofia, 16 anni, con offese e, solo nei confronti della moglie, con continui atti di violenza fisica e psicologica. In particolare, secondo quanto scritto nel capo di imputazione, il marocchino avrebbe percosso violentemente la moglie in più occasioni con schiaffi, pugni e anche con l’utilizzo di una cintura. L’avrebbe inoltre ingiuriata, dandole della ‘puttana, stronza, scema, bastarda, imbecille’, minacciata di morte, e sgridato senza alcun motivo le figlie. Infine avrebbe minacciato di voler incendiare l’abitazione e non avrebbe permesso né alla moglie, né alle figlie di frequentare nessuno.

Nel periodo della denuncia penale si era aperto un procedimento parallelo presso la procura dei minori. Il caso era stato seguito dall’avvocato Alessandro Vezzoni. Nei confronti di Saddike era stata emessa una misura di allontanamento dalla moglie e dalle figlie che per un paio d’anni erano state ospiti nella casa protetta di via Bonomelli. Nel frattempo si erano susseguiti incontri e colloqui con psicologi e assistenti sociali. Ogni sei mesi, poi, il marocchino veniva sottoposto ad esami per verificare se continuasse o meno nel vizio dell’alcol.

Successivamente la situazione si era stabilizzata ed era in via di miglioramento. Lui risultava disintossicato e le relazioni di psicologi e assistenti sociali erano positive. Di conseguenza nel marzo del 2015 era cessato il divieto di coabitazione e i due coniugi, di comune accordo, erano tornati a vivere insieme nella loro casa di via dell’Annona a Cremona. Nulla di particolare è più successo fino all’inaspettato epilogo del 12 gennaio, quando l’uomo si era avventato sulla moglie, strangolandola. Nell’appartamento i carabinieri avevano trovato alcuni biglietti scritti dal 58enne, disoccupato, in Italia dal 1994 e con regolare permesso di soggiorno. Negli scritti, Saddike spiegava i motivi del gesto: difficoltà economiche e un rapporto ormai incrinato con la moglie, che pare volesse allontanarsi da lui. Nadia Guessous aveva acquisito la cittadinanza italiana e lavorava in una comunità di Cremona.

Sara Pizzorni

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