Cultura

Quando il Po nutriva i cremonesi: i ricordi di Ghizzoni in un libro

Domenica 28 febbraio in sala Puerari, presentazione del volume di Riccardo Groppali “Pesci e pesca nel medio Po - Angelo e Giuseppe Ghizzoni, gli ultimi pescatori professionisti di Cremona” edito dalla Libreria del Convegno di Cremona in collaborazione con I Rotary per il Po.

Domenica 28 febbraio, alle ore 10.30, nella Sala Puerari del Museo Civico “Ala Ponzone” sarà presentato il volume di Riccardo Groppali “Pesci e pesca nel medio Po – Angelo e Giuseppe Ghizzoni, gli ultimi pescatori professionisti di Cremona” (edito dalla Libreria del Convegno di Cremona in collaborazione con I Rotary per il Po).  L’appuntamento avviene nell’ambito degli incontri che, in collaborazione con il Comune di Cremona, I Rotary per il Po (sigla che riunisce Rotary club Cremona, Cremona Po, Cremona Monteverdi, Casalmaggiore-Viadana-Sabbioneta, Casalmaggiore-Oglio-Po, Piadena-Oglio-Chiese e Soresina – Distretto 2050°) organizzano per trattare approfondimenti nei quali il fiume è in varia misura protagonista.

Il testo vuole ricordare l’importanza fondamentale che pesca e pesci hanno avuto per la popolazione cremonese, che in famiglia, nelle osterie e nei giorni di magro ha utilizzato ampiamente la risorsa alimentare che il Po forniva a chi sapeva procurarsela. Oltre al fiume anche tutta la fitta rete di fossi, i bodri, le paludi, il Morbasco e il Naviglio, le macere per la canapa, fornivano con i loro pesci le proteine necessarie alla vita dei cremonesi, e il prelievo diretto non risparmiava nidiacei, passeri e piccioni, rane, gamberetti e lumache. Era comunque indispensabile la fornitura da parte dei pescatori professionisti, come i Ghizzoni padre e figlio e gli altri che si dividevano gli spazi di pesca sul Po. Fiume che offriva anche la legna da ardere con i tronchi fossilizzati depositati lungo le rive, che i pescatori raccoglievano e preparavano per la vendita nei periodi meno adatti alla pesca, seguendo regole non scritte ma condivise da tutti.

Un’attività estremamente faticosa la loro, che si svolgeva di notte con qualsiasi tempo e temperatura, pericolosa e tutt’altro che facile, in quanto per essere efficace doveva prevedere quali mutamenti avrebbe subito il livello del fiume, che venivano compresi dai numerosi minimi indizi che il pescatore di professione aveva imparato a conoscere. In questo modo potevano essere produttive le reti tese allo sbocco di bracci secondari del Po, modificati e gestiti per migliorare la loro funzionalità, e nelle piccole lanche scavate dal fiume nelle spiagge sabbiose. Cultura e conoscenze minacciate di scomparire, che il libro vuole conservare dalla voce dell’ultimo dei protagonisti.

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