Cronaca

Omicidio da Frank: in tre rinviati a giudizio. Per altri due, rito abbreviato

Sono stati rinviati a giudizio a Brescia due indiani residenti nel Cremonese e un sardo residente a Castelvetro Piacentino. Altri due saranno invece processati con il rito abbreviato. Tra loro, anche l'indiano di Robecco accusato di concorso in omicidio.

Nella foto, Gurjeet Singh, residente a Robecco

di Sara Pizzorni

L'avvocato Simona Bozuffi
L’avvocato Simona Bozuffi

Sono stati rinviati a giudizio davanti al gup di Brescia due indiani residenti nel Cremonese e un sardo residente a Castelvetro Piacentino, in due accusati di ricettazione e uno di favoreggiamento. Gli imputati sono coinvolti nelle indagini per l’omicidio di Francesco ‘Frank’ Seramondi e di sua moglie Giovanna Ferrari, 67 e 65 anni, freddati con un fucile a canne mozze nella loro pizzeria di via Val Saviore, zona della Mandolossa, la mattina dell’11 agosto di un anno fa, e per il tentato omicidio del loro dipendente albanese Arben Corri, ferito a colpi di pistola il primo luglio precedente. Il processo inizierà il 26 gennaio del 2017. Altri due saranno invece processati con il rito abbreviato il prossimo 13 maggio: si tratta di Jasvir Lal, 30 anni, residente ad Offanengo, e Gurjeet Singh (detto ‘Jetta’), 29 anni, residente a Robecco, che è anche accusato di concorso in omicidio. Per la procura, quest’ultimo avrebbe procurato l’arma, concorrendo così nell’omicidio, essendo lo stesso a conoscenza che il delitto sarebbe stato commesso. Contro di lui si è costituito parte civile il fratello di Francesco Seramondi. Per l’altra accusa di ricettazione, gli indiani e il sardo avrebbero detenuto illegalmente e venduto ai killer la pistola calibro 7.65 da cui furono esplosi i colpi contro il dipendente albanese e il fucile marca Breda (rubato cinque anni prima ad un ottantenne di Ostiano) con il quale vennero freddati i coniugi. Chi invece è accusato di favoreggiamento è Gurinderjeet Singh: avrebbe dichiarato falsità al pm e aiutato i connazionali ad eludere le indagini. Uno degli imputati, Harjap Singh, è difeso dagli avvocati cremonesi Simona Bozuffi e Marco Tinelli. Per il loro assistito, i due legali hanno eccepito l’incompetenza territoriale del tribunale di Brescia in quanto il reato di ricettazione si sarebbe consumato a Cremona, ma l’istanza è stata respinta. Per i tre reo confessi dell’assassinio, invece, l’udienza preliminare si terrà il primo aprile. Si tratta del pakistano Muhammad Adnan, proprietario del negozio ‘Dolce e Salato’, comprato dai Seramondi per circa 200mila euro e concorrente dell’attività delle vittime, e degli indiani Sarbjit Singh e Santokh Singh. Intorno al 13 aprile del 2015, Gurjeet Sing e Jasvir Lal avrebbero venduto ai killer il fucile Breda con le dimensioni delle canne alterate per aumentarne la potenzialità e renderne più agevoli il porto, l’uso e l’occultamento. Nel giugno successivo, a Cremona, Harjaap Singh avrebbe ricevuto e poi venduto agli assassini la pistola calibro 7,65. Il sardo è accusato di aver ricevuto, detenuto e portato in luogo pubblico la calibro 7,65.

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