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Final Four a Cremona? Non è detto. Boselli: 'Richieste da almeno 10 città'

Dopo che la Cev ha confermato che la sede sarà il PalaRadi di Cremona, togliendo di fatto ogni dubbio, ecco che qualche dichiarazione sibillina fa in realtà vacillare quella che sembrava una grande certezza.

Il ping pong ritorna. Cremona sì, Cremona no, Cremona forse. La stessa storia già vissuta con la Supercoppa, che poi il PalaRadi e la Pomì Casalmaggiore riuscirono a trattenere in casa. Solo che stavolta il caso rischia di divenire ancora più grande: perché la finale di Champions League è un treno che passa una volta in una vita, forse.
Dopo che la Cev ha confermato che la sede sarà il PalaRadi di Cremona, togliendo di fatto ogni dubbio, ecco che qualche dichiarazione sibillina mette in dubbio quella che sembrava una grande certezza. “Un’occasione unica per Cremona e l’intera provincia, un evento storico per lo sport del nostro territorio”: così Costantino Vaia, direttore generale del Consorzio Casalasco del Pomodoro, main sponsor della Vbc col marchio Pomì, commenta l’assegnazione della final four al PalaRadi. “E’ il segno che la società ha lavorato tanto e bene. La decisione della Cev è frutto di giorni di riflessioni. Ci abbiamo sperato, era un sogno ed ora è diventato realtà”.
Sin qui tutto perfetto, tutto nella norma, anzi tutto straordinario. Eppure, ancora una volta, perché si realizzi questo sogno serve ancora un po’ di prudenza: il motivo è, come fu per la Supercoppa Italiana, l’utilizzo del palazzetto in cui la Pomì convive con la Vanoli Basket. Per incastrare gli impegni delle giovanili del team cremonese del 9 e 10 aprile – la prima squadra di coach Cesare Pancotto sarà in trasferta in quel week end – sono al lavoro i tecnici del comune di Cremona. “L’ufficialità non possiamo ancora darla – spiega l’assessore con delega allo Sport Mauro Platè -. Dobbiamo valutare un po’ di cose e ricevere la comunicazione ufficiale da parte della Cev. Si tratta di una grande possibilità che comporta grande responsabilità. Ecco perché dobbiamo verificare che vi siano tutte le condizioni necessarie per ospitare questo importante evento all’interno di una struttura di proprietà del Comune”.
Ora, la dichiarazione dell’assessore ha fatto storcere il naso a qualche dirigente rosa, anche se con le diplomazie al lavoro, si evitano per ora le polemiche roventi dell’ottobre scorso. “La Champions è un grande onore, non un onere – ha precisato Massimo Boselli Botturi, presidente rosa – che un riconoscimento al prestigio che l’Italia è tornata ad avere in campo internazionale”. Il numero uno Pomì evidenzia che è il club, ora, ad avere in gestione l’evento, non una città. Come a dire che il coltello dalla parte del manico pare averlo la società, non il Comune, che pure è proprietario del palazzetto. Le dichiarazioni di Boselli lasciano intendere che tutto sia ancora da giocare. “A questo punto sta a noi valutare assieme alla Cev la location più adatta, più idonea e prestigiosa. E’ chiaro che la Cev nell’annuncio ha parlato di PalaRadi, che è il nostro campo, ma a questo punto è doveroso ragionare con tutti e capire dove e come organizzare questo evento unico”.
Boselli non ha mai escluso Cremona, che anzi resterebbe in pole. “Partiamo da lì, e con il Comune abbiamo già parlato (per inciso, il palazzetto diverrebbe off limits per quattro giorni, allenamenti compresi, dal 7 al 10 aprile, ndr). Tuttavia mi auguro che anche Cremona consideri questa novità come una grande opportunità, così come l’hanno considerata una decina di città anche del Centro e del Sud”.
Proprio così la Pomì, e la “sua” final four di Champions, tornata in Italia dopo sette anni (a Perugia vinsero in maglia Foppapedretti Bergamo, sia Francesca Piccinini sia Lucia Bacchi: porterà bene?), fanno gola a tanti, a tutta Italia potremmo dire. “La manifestazione ha un risvolto economico, lo capisce chiunque, e parliamo di turismo, della presenza di molti tifosi, di possibilità del territorio di farsi conoscere: noi ci stiamo ragionando e a breve valuteremo”. Come a dire: se Cremona ci tiene, ora lo dimostri.
Giovanni Gardani-Simone Arrighi

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