Cronaca

Caso Tamoil, sulla fideiussione da 7 milioni per i lavori il Tar dà ragione al Comune

Respinto il ricorso di Tamoil contro la richiesta avanzata dal Comune di Cremona di una fideiussione di 7 milioni di euro a garanzia delle operazioni di messa in sicurezza operativa. E’ la decisione del Tar di Brescia che ha dato ragione al Comune.

di Sara Pizzorni

Respinto il ricorso di Tamoil contro la richiesta avanzata dal Comune di Cremona di una fideiussione di 7 milioni di euro a garanzia delle operazioni di messa in sicurezza operativa. E’ la decisione del Tar di Brescia che ha dato ragione al Comune, condannando la Tamoil al pagamento di 2.500 euro di spese di giudizio. La Tamoil si era opposta alla richiesta avanzata dalla giunta Galimberti il 26 novembre del 2015, quando l’amministrazione, sentito anche il parere della Regione, valutando entità e durata degli interventi previsti nel progetto, aveva ritenuto di proporre l’applicazione della percentuale massima prevista dalla normativa, pari al 50 per cento del valore ipotizzato degli interventi, calcolato prima in 15 milioni di euro e poi sceso a 14. Una stima che a Tamoil era sembrata eccessiva, tanto da depositare un ricorso al Tar, ritenendo che parte delle operazioni fossero già coperte da garanzia fideiussoria.

Al contrario i giudici hanno stabilito che una riduzione della garanzia sarebbe “inaccettabile” prima di poter verificare “l’effettiva rispondenza delle opere realizzate al progetto approvato e l’efficacia, in termini di raggiungimento del risultato, ottenuta mediante l’esecuzione delle stesse”. “In tal modo”, si legge nella motivazione del Tar, “si contravverrebbe, dunque, al principio secondo cui la garanzia può essere svincolata dopo aver verificato positivamente l’adeguatezza degli interventi operati”.

Nella motivazione, i giudici specificano anche come Tamoil fosse stata avvantaggiata dal fatto che la richiesta di fideiussione da parte del Comune era stata procrastinata dal 2011 al 2014, ottenendo, di fatto, “di non sostenere i costi della garanzia che avrebbe dovuto essere richiesta, sin dal 2011, per un importo pari a 7,5 milioni di euro”.

“Per quanto attiene all’applicazione della percentuale massima”, scrivono i giudici del Tar, “giustificata dal Comune con l’esigenza di ottenere la migliore garanzia possibile a tutela dell’area oggetto di intervento, la scelta dell’amministrazione appare adeguatamente motivata con riferimento al primario interesse ad ottenere la massima garanzia possibile, proprio in ragione del fatto che la dismissione della raffineria non ha comportato alcun esonero dalla bonifica del sito, ma l’equiparazione della messa in sicurezza operativa (cioè di un sito in attività) alla bonifica in senso stretto, sia sul piano della tutela ambientale, che della tutela della salute”.

Nel procedimento, il Comune era rappresentato dagli avvocati Enrico Cistriani ed Edoardo Boccalini.

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