Lettere

Quale Rinascimento culturale?
Il Comune se la suona e se la canta

da Andrea Sozzi

Egregio direttore,

la lista civica del Sindaco, Fare nuova la città, con la sobrietà di analisi a cui ci ha abituato, proclama l’inizio nientemeno che di un “nuovo rinascimento culturale”, che dissolverà “l’oblio” in cui Cremona era caduta. Un “momento storico” per Cremona, una svolta epocale, insomma. Uno scherzo? Magari fosse così: è tutto scritto nero su bianco, in occasione dell’esposizione della vittoria alata. In effetti, un portato culturale c’è: come ogni età dell’oro, anche questa ha i suoi cantori, che hanno prontamente reintrodotto il genere letterario dell’encomio del principe. Roba, oltre che datata, anche piuttosto imbarazzante.

Se gli aedi di Galimberti, tutti intenti a imbrodarsi, avessero puntato il monocolo verso Brescia, si sarebbero imbattuti nella mostra archeologica “Roma e le genti del Po”, in Marc Chagall, nel Canaletto e nei vedutisti, nella mostra “Il Cibo nell’Arte dal Seicento a Warhol”, nel Rinascimento (quello vero) a Santa Giulia, e tutto questo solo negli ultimi tre mesi. E Mantova? si è laureata “Capitale italiana della cultura” e avrà dal Ministero un milione di euro per finanziare iniziative culturali. Provate a indovinare: a quel bando, Cremona non ha nemmeno partecipato.

Mentre il Comune di Mantova finanzia il Festival della Letteratura, noi invece abbiamo segato le “Corde dell’anima”, perché ci costava troppo: quei soldi abbiamo preferito metterli nella rigenerazione urbana, il cui fiore all’occhiello è stata la più che traballante scritta “Boccaccino”, una firma sul nuovo rinascimento galimbertiano.

Per non parlare delle mostre annunciate che poi non si fanno, tipo quella sul Campi: perfino a Cincinnati, dove la mostra era stata presentata, ci avevano creduto, e sono rimasti male. Non ne parliamo oltre, perché non ci piace vincere facile.
Dal documento sullo stato di attuazione dei programmi 2015 –sono dati ufficiali dell’amministrazione, non nostri- apprendiamo che è stato realizzato il 43% dei progetti previsti nel programma cultura. Traducendo, se fossimo a scuola, il professore meriterebbe, con un po’ di generosità, un quattro e mezzo.

Altro che Rinascimento: molti progetti culturali, tutti rispettabili, sono frutto degli sforzi spesso gratuiti e autonomi delle associazioni del territorio, con il Comune che effettua una ripartizione a pioggia di minicontributi, ma senza un’idea di ampio respiro che valorizzi la città, al di là del violino. Già, perché i turisti vengono a Cremona, soprattutto, per vedere il Museo del Violino, un progetto, questo, della “buia” epoca Perri. Ora bisogna farlo fruttare, il Museo, e le sbrodolate di Fare nuova la città non basteranno.

Andrea Sozzi (Obiettivo Cremona)

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