Cronaca

Contro lo sballo nelle discoteche più poteri di controllo ai gestori

Nella foto, a sinistra l’avvocato Massimo Nicoli, a destra Luciano Zanchi

Della crisi delle discoteche, delle pesanti imposte sui locali, dei gestori dei ‘night’ lasciati a se stessi e dell’eterno problema dello spaccio all’interno dei locali, tutte questioni attualissime, soprattutto in seguito alla recente chiusura del Cocoricò di Rimini, hanno parlato l’imprenditore  cremonese Luciano Zanchi, presidente di Asso Intrattenimento, e l’avvocato Massimo Nicoli. “Non credo che chiudere un locale serva a qualcosa”, ha commentato l’avvocato Nicoli, che con Zanchi ha da subito espresso vicinanza alla famiglia di Lamberto Lucaccioni, il 16enne di Città di Castello ucciso da un’overdose di ecstasy all’interno della discoteca riminese, chiusa per quattro mesi su decisione del questore di Rimini.

“Chiudere la discoteca”, ha proseguito Nicoli, “serve solo a mascherare l’incapacità dello Stato che non riesce a risolvere determinate problematiche”. “Lo Stato”, si è chiesto il legale, “ non è riuscito a fare politiche contro la droga, e perciò ci si aspetta che le facciano gli imprenditori ?. Assurdo”.“Questo succede perché in Italia non ci sono norme che regolano la vita notturna”, gli ha fatto eco il presidente Zanchi, anch’egli convinto che la chiusura temporanea dei locali non sia la soluzione per risolvere i problemi. “I gestori dei locali hanno le mani legate, non hanno la possibilità di difendersi, quando da tempo chiedono invano strumenti per poter fare il proprio lavoro”.

Secondo Zanchi, la risposta giusta sarebbe quella di dare più poteri ai gestori, che potrebbero preservare la sicurezza nel proprio locale impedendo l’accesso a chi adotta comportamenti fuorilegge, dare uno “status giuridico” ai buttafuori, che attualmente, in caso di problemi, non hanno la possibilità di far nulla se non di chiamare le forze dell’ordine.“Con appositi corsi e riconoscimenti, invece”, ha aggiunto Zanchi, “si potrebbero dare maggiori poteri ai buttafuori, così come addirittura si potrebbe arrivare ad avere un posto di polizia in discoteca. In molti paesi è già una realtà, mentre in Italia ancora no”. “Maggiore poteri ai gestori”, ha continuato il presidente di Asso Intrattenimento, “in collaborazione con le forze dell’ordine e un’attenzione accurata anche da parte delle famiglie dei ragazzi che frequentano i locali potrebbero fare la differenza”. Lo stesso Zanchi, tempo fa, aveva anche proposto l’istituzione di un albo professionale per i gestori dei locali, ma la proposta è ancora impantanata nella burocrazia romana.

Un altro problema affrontato da Zanchi e dall’avvocato Nicoli è la grande crisi che stanno attraversando le discoteche, a Cremona così come in tutto il nord Italia. “Le discoteche sono l’ombra di se stesse”, ha spiegato Zanchi. “Una volta volevano dire divertimento, ballo, conoscenze, mentre oggi sono poco frequentate perché surclassate da locali abusivi dove non si paga l’ingresso”. “Il problema”, per Zanchi, “è l’incapacità economica dei gestori di rinnovarsi, aggiunta alla mancanza di fondi dovuta ad un abusivismo dilagante e all’incapacità di controllo dei comuni. Oggi il popolo della notte ha la possibilità di incontrarsi in luoghi che non sono discoteche e che sono del tutto privi di controlli”. “Gli imprenditori”, ha aggiunto a sua volta l’avvocato Nicoli, “si sono più che decimati, anche perchè a livello legislativo sono lasciati a se stessi con imposte su intrattenimenti e con un regime giuridico e fiscale incredibile. In molti sono stati costretti a chiudere in favore dei discobar”.

In merito, il presidente Zanchi ha già presentato in tutta Italia dai 400 ai 500 esposti per porre l’attenzione su queste realtà che “eludono tutte le tassazioni e le regole in materia di sicurezza”. Un esempio pratico lo ha portato lo stesso Zanchi, spiegando che “i discobar pagano solo un 10% di Iva agevolata, mentre alle discoteche, sull’incasso di una serata, viene portato via il 44,5% tra Iva, imposte sugli intrattenimenti, Siae, diritti d’autore, con l’esclusione delle spese per i fornitori, i dipendenti, l’energia, la manutenzione e quant’altro”. “La tassazione italiana”, ha concluso Zanchi, “è la più alta di tutta Europa”.

Sara Pizzorni

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