Politica

La vicenda inceneritore divide il Pd Burgazzi: 'Necessario un chiarimento'

La presentazione dello studio Leap in commissione (Foto Sessa)

E’ frattura nel partito democratico sul tema dell’inceneritore. Dopo l’amara scoperta fatta dalla Giunta Galimberti rispetto ai costi che si dovrebbero sostenere in caso di chiusura dell’impianto nel 2018, pari a 42 milioni di euro, all’interno del partito, le prime divisioni non tardano ad emergere.

A scaturire perplessità in diversi membri del partito, anche all’interno del consiglio comunale, sono state le dichiarazioni rilasciate dal segretario cittadino e dal capogruppo in Consiglio comunale, Roberto Galetti e Rodolfo Bona, in merito allo studio del Consorzio Leap e alle conseguenze. “Ad una prima lettura lo studio presenta dati precisi ed inconfutabili che analizzano la situazione a 360 gradi dal punto di vista economico ed ambientale dello smaltimento dei rifiuti e della gestione della rete di teleriscaldamento – evidenziano in un comunicato -. Lo studio verrà preso in considerazione da Lgh all’interno dell’analisi attualmente in atto sulla valutazione complessiva degli asset energetici e di gestione rifiuti attualmente in atto. A tal proposito preme ricordare che il comune si Cremona non possiede direttamente l’impianto, ma solo il 30% delle quote di lgh attuale proprietario del termovalorizzatore. Tra gli altri dati emerge chiaramente che l’impianto di via San Rocco rispetta sia gli standard energetici che ambientali richiesti dall’attuale normativa europea, caratteristica che potrebbe farlo rientrare nella rete nazionale degli inceneritori”.

Il passaggio successivo, quindi, sarebbe quello di prendere in considerazione il fatto che l’inceneritore possa entrare nella rete nazionale, “La comunità europea impone un aumento della raccolta differenziata volto ad incentivare la chiusura delle discariche in primis e la riduzione degli impianti di termovalorizzazione in un secondo momento – spiegano i due -. Il Governo Renzi con il decreto sblocca Italia si pone l’obiettivo di razionalizzare la gestione dei rifiuti su scala nazionale in un’ottica di riduzione dei rifiuti e razionalizzazione delle risorse, pertanto preso atto dei dati  ambientali rassicuranti anche per la salute dei cittadini, nel caso in cui l’impianto di Cremona dovesse ricadere nella rete nazionale il Pd locale non si sottrarrà al suo dovere di partito nazionale.
Nei prossimi giorni si faranno valutazioni più approfondite dei dati in modo pragmatico per tutelare il patrimonio delle aziende cremonesi”.

Una presa di posizione che ha scontentato diverse anime interne al Pd, sia in consiglio comunale che in Giunta. Il primo a commentare la situazione è Luca Burgazzi, consigliere comunale: “Le dichiarazioni di Galletti e Bona mi sembrano un po’ schizofreniche e mi lasciano un po’ confuso – evidenzia -. Lo scorso 28 novembre il Pd in consiglio comunale votò, seguendo le indicazioni della segreteria provinciale e regionale, una mozione per chiedere al sindaco Galimberti di farsi promotore affinché l’inceneritore di Cremona fosse escluso dallo Sblocca Italia. Tutto il Pd votò tale mozione. Ora, sei mesi dopo, questo repentino cambio di posizione?”. Burgazzi tira le orecchie al suo partito: “Ci vuole responsabilità, soprattutto su temi così importanti. Credo che quanto è accaduto sia grave e vada al ipù presto chiarito. E’ vero, lo studio Leap ha fornito dei dati importanti, ma ricordiamo che non è il Vangelo e che le decisioni le deve prendere la politica, non i tecnici”.

Burgazzi auspica quindi un chiarimento all’interno del partito e del gruppo consiliare, “perché così si fa fatica ad andare avanti”.

lb

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