Cultura

Il Genovesino ad Expo secondo Sgarbi 'Per averlo avrei dato tutto'

Vittorio Sgarbi esalta il dipinto del Genovesino proveniente dalla chiesa di S.Imerio raffigurante “Il riposo nella fuga in  Egitto”, prestato al padiglione Eataly di Expo, e lo fa alla sua maniera, attaccando i colleghi critici d’arte.

Ma qual è quell’uno per il quale avrei dato tutto?” – scrive il critico sulle colonne de Il Giornale. “Convocato e ottenuto, dopo molte resistenze, dalla chiesa di Sant’Imerio a Cremona (sicuramente mai visitata da vedove querule, come Carlo Ginzburg, Tomaso Montanari, Adriano Prosperi): il Riposo nella fuga in Egitto di Luigi Miradori, detto il Genovesino. Mentre scrivo sono davanti al dipinto che non teme il confronto con il più bel Riposo della storia: quello di Caravaggio alla Galleria Doria Pamphilij, quadro sublime, per certi versi inarrivabile, ma rilevatore di una condizione sentimentale che sembra privilegiare la sfinita eleganza dell’angelo che turba i sogni e le veglie di San Giuseppe. Nel dipinto di Genovesino c’è di più. Alle spalle del gruppo santo, in distanza, racconta la causa della fuga: il terrore di Erode che ha ordinato la strage degli innocenti. Bambini e madri cadono nel vuoto, come dalle due torri l’11 settembre. In alto in alto un gruppo di angeli volteggia, accorrendo non in soccorso, ma a consegnar diplomi, in forma di fiori, corone e palme del martirio. Un angelo distratto, a sinistra, si perde e si tuffa tra gli alberi.

Altri, in alto, sulle architetture, si trastullano pigri. In primo piano, al riparo di un arco romano, nascosti e dolenti, Maria e Giuseppe con il Bambino, protetti da angeli (e angele) dalle morbidissime e variopinte ali piumate. Sulla destra l’asino con la testa nel sacco di biada che gli porge un angioletto che ci guarda, sedendo sulla pietra nella quale troviamo il cartiglio con la firma: Aloysii Mirador Jenuensis/ Pencillioris Lu..us/ 1651 . Il bellissimo particolare dell’animale in riposo, che si ritaglia come una silhouette contro il fondo della strage, è una delle pagine più belle della pittura del ‘600. All’analisi del gruppo principale, prevale la sensazione di una tristezza espressa nel volto del San Giuseppe, e anche nello sguardo, umanissimo e preoccupato, della madre, nonostante il conforto degli angeli. Questa atmosfera di malinconia è la cifra dominante del pittore e delle sue frequenti Vanitas.

Cremona fu il luogo ove il Genovesino svolse la sua prevalente attività. La sua prima opera conosciuta di questo periodo è un’ Adorazione dei Magi , firmata e datata 1639.  Nel 1640 dipinge la pala con la Madonna del Carmine per la chiesa parrocchiale di Castelleone. Per gli olivetani di San Lorenzo, nel 1642, concepisce la Nascita della Vergine e la Decollazione di San Paolo , ora al museo Ala Ponzone di Cremona.

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