Politica

'Per il Pd aziende come poltronifici' Fi e Ncd compatti su Padania Acque

Il futuro dell’acqua in provincia di Cremona continua ad alimentare la polemica politica. Il destino delle due società – sorelle che gestiscono patrimonio e impianti (Padania Acque Spa e Padania Acque Gestione, l’una ‘ricca’ ma senza dipendenti; l’altra ‘povera’ ma con un centinaio di dipendenti che hanno in mano le chiavi di acquedotti e depuratori) vede oggi un duro atto d’accusa del centrodestra cremonese all’indirizzo del centrosinistra “acchiappapoltrone”, che considera ancora le aziende pubbliche come un “poltronificio dove possono essere ricollocate persone politicamente posizionate nel secolo scorso, che forse  trovano lì l’unica strada per realizzare se stesse”. Parole di Carlo Malvezzi, consigliere regionale Ncd,  oggi seduto a fianco di Mino Jotta (circostanza non abituale) coordinatore provinciale di Forza Italia per accusare Pd e sinistra di egemonia totale e disprezzo delle norme di correttezza istituzionale. L’evento scatenante è stata l’assemblea dei sindaci azionisti delle due società del 30 giugno scorso, nella quale tra l’altro si è rinnovato il cda della gestionale (finora a guida centrodestra, con il cremasco Ercole Barbati) restìa ad acconsentire alla incorporazione nella Patrimoniale. Un cda che avrà vita breve (entro l’anno le due società dovrebbero fondersi) ma che al momento è tutto in mano al centrosinistra, con Alessandro Lanfranchi che ha annunciato di dimettersi dalla presidenza della Patrimoniale per assumere quella della Gestionale, di cui era già vice.

“Abbiamo scelto noi di non entrare nel Cda”, affermano Jotta e Malvezzi, “perchè il metodo seguito per portare avanti la fusione è  stato scorretto e perchè non accettiamo di adeguarci alla realizzazione di un progetto al ribasso. Non può essere un cda a mandare avanti un’azienda che dovrebbe effettuare investimenti da 20 milioni all’anno, ci vogliono competenze manageriali che qui non vediamo. Per questo, anche se ci è stato chiesto, abbiamo scelto di non esprimere rappresentanti nè per il Cda né nel collegio sindacale”. In questo modo però “sono esclusi dal ponte di comando il 40% dei sindaci – azionisti”, ossia tutti i rappresentanti dei comuni di centrodestra che hanno osteggiato i passaggi avvenuti da  luglio 2014 ad oggi,  dopo l’affidamento del servizio idrico integrato a Padania Acque Gestione. Paolo Abruzzi di Sospiro e Luigi Guarneri vicesindaco di Bonemerse in testa, quest’ultimo anche componente del comitato di indirizzo e controllo nominato a suo tempo dalla Provincia allo scopo di verificare la correttezza delle procedure seguite dalla società di gestione del ciclo idrico integrato a seguito dell’affidamento in house.

Scava scava, al nocciolo della questione c’è il nodo di sempre: Forza Italia e Ncd, con l’appoggio di Udc, rappresentato dal segretario provinciale Giuseppe Trespidi,  temono che la gestione pubblica dell’acqua si trasformi in una riedizione di lottizzazione politica tutta interna al centrosinistra e gridano che senza interventi privati la società dei Comuni non riuscirà mai a realizzare i 90 milioni di investimenti previsti nel Piano d’Ambito provinciale nel triennio. “Tant’è – afferma Trespidi – che dall’affidamento ad oggi, nessun cantiere è partito; l’ufficio d’ambito ha autorizzato progetti per soli 3 milioni e altri per 2,5 sono accantonati per progettazione insufficiente. A Padania Acque serve un manager che faccia funzionare le cose, che mandi avanti i progetti fino alla fase esecutiva e che gestisca le gare per affidare i lavori, perchè quello dell’acqua è un monopolio importante”. Il più importante di tutti, secondo Malvezzi, in questa fase dove nessuna società pubblica sguazza nell’oro: “Padania Acque è un’azienda che dovrebbe effettuare investimenti da 20 milioni di euro all’anno secondo il piano, un motore per l’intera economia del territorio con grandi possibilità di lavoro per le imprese. Ci sono acquedotti, fognature, impianti  di potabilizzazione per i quali i nostri sindaci continuano a pagare sanzioni europee e a subire le critiche dei cittadini. Di fronte a questo servizio pubblico di straordinaria importanza,  il centrosinistra ragiona ancora con la logica del poltronificio, applicando regole di spartizione di epoca giurassica.  Noi sosteniamo che difficilmente il piano di investimenti sarà sostenibile senza interventi privati”.

L’obiettivo è comune, dicono dal centrodestra: arrivare ad una fusione delle due società ma non a scapito della correttezza dei passaggi intermedi che porteranno a questo finale. “Dei tre progetti di fusione realizzati da altrettanti advisor – afferma Jotta – due non sono stati nemmeno presi in considerazione, è stato portato avanti solo quello che più faceva comodo alla sinistra e al presidente Lanfranchi. Certi bizantinismi politici come quelli di lasciare una poltrona per prenderne immediatamente un’altra, la dicono lunga. Qui si è andati contro ogni logica di diritto societario”. Siamo solo agli inizi della battaglia, conclude Malvezzi. Ci sarà molto da indagare sull'”egemonia di centrosinistra nelle partecipate, senza dimenticare la pesantissima esposizione finanziaria con le banche di Aem” e le sue interconnessioni proprio con Padania.

g.b.

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