Le pergamene ritrovate, a Sant'Agata furto commesso 'a puntate'? L'indagine
I carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio culturale hanno ritrovato 277 pergamene trafugate a febbraio dall’archivio della chiesa di Sant’Agata. L’indagine non è finita: il bottino, infatti, era composto da 513 pergamene, preziosi documenti del valore complessivo di 2 milioni di euro (ognuno dei documenti è piazzabile sul mercato per migliaia, se non decine di migliaia di euro). I risultati dell’operazione sono stati delineati nella tarda mattinata di giovedì dal raggruppamento che dipende dal Ministero della Cultura e ha sede a Monza. Le pergamene ritrovate secondo gli investigatori sono passate da un antiquario della provincia di Cremona: nelle scorse settimane alcune sono state trovate direttamente in suo possesso, altre erano già state vendute e sono state recuperate dopo essere finite fra abitazioni private di varie province (fra cui Milano e Mantova) e mercatini (come quelli di Castelleone e Gonzaga). Tra i documenti ritrovati, anche quello più antico: una bolla papale del 23 ottobre 1039. I più recenti sono del diciassettesimo secolo.
Sette sono le persone denunciate, si tratta prevalentemente di antiquari e pensionati appassionati residenti nelle province di Cremona, Bergamo e Mantova. Le accuse, a vario titolo, sono di furto aggravato, riciclaggio e incauto acquisto. L’inchiesta è coordinata dal pm di Cremona Laura Patelli. Non è stato rilevato nessun segno di effrazione e pare che il furto sia stato commesso in più momenti.
A delineare i risultati dell’indagine, a cui hanno partecipato i brigadieri Roberto Aliquò e Giuseppe Liuzza, è stato il capitano Francesco Provenza. L’investigazione è partita dopo la denuncia del parroco, presentata ai carabinieri di Cremona, i quali hanno allertato i militari del Nucleo di tutela del patrimonio culturale. Dal comando di questo nucleo anche un appello: se qualcuno è venuto in possesso del materiale in questione, si faccia avanti per la restituzione.
Silvia Galli
Michele Ferro
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