Cronaca

Presunte tangenti all'ospedale di Cremona Indagine chiusa, ora la parola al pm

Torna l’ospedale di Cremona e l’ormai famosa apparecchiatura per la cura dei tumori “Vero”, nelle carte dell’inchiesta sulle presunte tangenti in sanità che vede coinvolto l’ex governatore Roberto Formigoni, indagato per corruzione. L’avviso di chiusura indagini emesso dalla procura di Milano contiene altri particolari che interessano direttamente il nosocomio cremonese e la sua direttrice Simona Mariani, anch’essa indagata, per il tramite di Massimo  Guarischi. Come riferisce il “Corriere della sera”, con “«gli specifici apporti di Lucchina, di Guarischi e dell’allora assessore regionale alla Sanità Luciano Bresciani», Formigoni avrebbe «influito su contenuto e tempi degli atti discrezionali assunti dala Giunta il 22 dicembre 2011 e il 9 maggio 2012» per «stanziare all’ospedale di Cremona e all’Istituto dei Tumori di Milano 8 milioni ciascuno necessari perché gli ospedali acquistassero il macchinario». Su Cremona, oltre alla «procedura negoziata senza bando di gara e con invito alla sola Hermex», la Regione «omise una preventiva istruttoria e valutazione tecnico-economica sulla congruità del costo dell’apparecchiatura, determinato in 8,3 milioni» quando nel giugno 2010 era stata data all’ospedale di Como una valutazione inferiore di ben 2,6 milioni”.

Secondo la ricostruzione dei  magistrati milanesi Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, Formigoni avrebbe accettato regali e vacanze spesate i cambio di ‘favori’ a determinati imprenditori nell’acquisto di attrezzature sanitarie. Coinvolto nell’inchiesta è per l’appunto Giuseppe Lo Presti, titolare della Hermex Italia, distributrice dell’apparecchiatura diagnostica Vero, che viene indicato come il corruttore. Il tramite tra Lo Presti e Formigoni sarebbe stato Guarischi; la tangente che – secondo quanto riferisce oggi il quotidiano Repubblica – era stata promessa a Guarischi ammontava a 900mila euro e riguardava l’acquisto del macchinario da parte dell’Azienda ospedaliera di Cremona e dell’Istituto dei Tumori di Milano. In quest’ultima struttura però l’apparecchio non venne acquistato, quindi a Guarischi sarebbero finiti in tasca ‘solo’ 447 mila euro. “Denaro che poi – scrive ancora Repubblica – il faccendiere gira a Formigoni, donandogli ad esempio «un orologio Bulgari da 3530 euro ». Ma soprattutto garantendogli vacanze al mare e in montagna”.

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