Politica

Mozione di sfiducia su assessore Manfredini No al voto segreto Fasani non demorde e annuncia ricorso a Prefetto

AGGIORNAMENTO – Non ci sono i presupposti di riservatezza per cui si possa applicare il voto segreto. Cioè, da regolamento comunale, non ci sono motivi di tutela del soggetto nei cui confronti si pongano questioni su attitudini, meriti o demeriti  personali.  Con queste motivazioni il segretario comunale Pasquale Criscuolo, condividendo il parere dell’avvocato dell’ente Lamberto Ghilardi, ha chiarito i dubbi sull’applicabilità del voto segreto in merito alla mozione di sfiducia presentata da Federico Fasani (Ncd) contro l’assessore Alessia Manfredini. Le telefonate – ha spiegato Criscuolo –  che l’assessore Manfredini ha fatto all’ex presidente di Aem Gestioni Zamboni riguardano la sfera politica, non personale, quindi non c’è motivo di esercitare una particolare tutela sulle persone nella loro sfera individuale.

Il lungo dibattito che si è sviluppato ha visto la difesa ad oltranza del Pd verso il suo assessore, mentre la questione della segretezza del voto era funzionale alla minoranza di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Ncd per fare emergere le divergenze interne alla maggioranza.

Criscuolo ha poi spiegato che non c’è obbligatorietà del voto segreto, ma opportunità: su questo semmai il Consiglio comunale è chiamato a decidere. “La revoca di un assessore – ha detto successivamente nel corso del dibattito – dipende solo dal sindaco, non dal Consiglio; inoltre la giurisprudenza è chiara: i soli motivi politici non costituiscono giusta causa per la revoca”.

Fasani ha ribattuto confermando la necessità di segretezza del voto citando una sentenza del Consiglio di Stato. Come “principio generale posto a garanzia della indipendenza e della libertà di coscienza dei componenti dei collegi amministrativi”, principio che prevale sulla regola del voto palese che è informata alla massima trasparenza. “Il ragionamento dell’ufficio legale del Comune mi pare invece che sia esattamente alla rovescia”.

Rodolfo Bona, capogruppo Pd: “Non si vuole entrare nel merito della questione legale, ma rispettare il parere che viene espresso dal segretario generale. Analogo parere era stato espresso nell’Ufficio di Presidenza, quindi la nostra opinione non cambia. Le azioni dell’assessore Manfredini possono essere opportune o inopportune ma si svolgono all’interno di una attività politica; quindi la votazione a nostro parere deve essere palese”.

Secondo il segretario Criscuolo la sentenza citata da Fasani riguarda una fattispecie completamente diversa da quelle di cui si sta parlando a Cremona.

Giancarlo Schifano (Pd) puntualizza che “qui si parla solo per antipatie personali, in politica contano i numeri, i cittadini ci hanno dato il consenso per governare la città e noi lo faremo in modo determinato. Noi siamo convinti e soddisfatti del lavoro che stanno facendo l’assessore Manfredini e il sindaco, la minoranza se ne faccia una ragione”.

Significativo l’intervento di Renato Fiamma, uscito dal gruppo Pd insieme a Carla Chiappani e confluito nel Misto. Fiamma ha ribadito quanto già detto in precedenti occasioni, circa il mancato coinvolgimento suo e della collega Carla Chiappani: “Dal 23 febbraio scorso siamo tenuti all’oscuro di questa vicenda, mai è stata richiesta la nostra partecipazione e un nostro giudizio politico. Ed oggi noi dovremmo esprimere un voto privi di coscienza e conoscenza? Per  nostro senso di responsabilità politica e per il rispetto per le persone, non parteciperemo a nessuna votazione che riguarderà tale mozione”.

Luigi Amore (Obiettivo Cremona con Perri) accarezza l’idea di lasciare il posto di consigliere, ritenuto ormai inutile: “Da un anno qui si discute del nulla. In un modo o nell’altro non si è liberi; io quando si voterà uscirò dall’aula”. Amore ha poi dato una stoccata all’intera maggioranza Galimberti: “Preferisco i miei litigi di quando ero in Giunta ai litigi apparenti. In questa maggioranza tutti sorridono, ma in realtà la pensano in maniera diversa. A me la quiete apparente non piace, visto oltretutto che questa amministrazione predica la trasparenza. Mi piacerebbe vedere come questa amministrazione rispetta chi fa delle scelte diverse. Io sono libero di scegliere, qui invece ci sono dei consiglieri che non lo sono”.

Maria Lucia Lanfredi (M5S) è ritornata al deficit di democrazia che si è dimostrato con l’abbandono dei consiglieri Pd Canale e Poli in occasione della commissione Vigilanza  a cui era presente il presidente della gestionale Zamboni.

Andrea Sozzi (Obiettivo Cremona con Perri): “La stessa maggioranza è entrata in contraddizione: in commissione hanno spiegato che si tratta di un fatto personale, adesso sostiene che sono questioni politiche. Il fatto è che è sia l’una che l’altra cosa”. Sozzi ha poi annunciato la sua decisione di non partecipare al voto.

Paolo Carletti (Psi): “La ratio della norma è quella di tutelare la privacy del soggetto di cui si sta parlando. Giuridicamente non tiene la obbligatorietà della segretezza. Semmai c’è una opportunità politica. Per quanto riguarda il merito della mozione, credo che sia fuori luogo andare avanti  a parlarne. L’assessore ha già replicato alle accuse”.

Stefania Telli, Fare Nuova la Città ha assicurato: “Nessuno di noi ha ricevuto nessuna pressione telefonica per un voto né dall’assessore Manfredini né da altri membri della giunta”.

Marcello Ventura, Fratelli d’Italia: “Mi permetto di essere in disaccordo con l’interpretazione dell’ufficio legale sul regolamento. Il ruolo dell’assessore non è ruolo politico, ma è amministrativo e istituzionale, dato con le deleghe dal sindaco; il ruolo politico lo esercitiamo noi consiglieri con il voto avuto dei cittadini. Credo che alla maggioranza faccia paura la libertà di scelta, per questo temono il voto segreto; non mi risulta infatti che siano tutti così d’accordo nel sostegno all’assessore Manfredini”.

Giorgio Everet (Forza Italia) ha fatto un lungo intervento, ricordando il precedente del voto segreto che nel 2012 riguardò l’allora presidente di Lgh Andrea Pasquali. “In quella circostanza – ha detto Everet – si usarono altri criteri”. (Poi Pasquali si dimise prima della discussione consigliare, quindi non ci furono né sedute né voti segreti). E rivolto al capogruppo Pd Bona: “Mi pare evidente che lei abbia paura del voto segreto del suo partito”.

Alessio Zanardi (Gruppo Misto, eletto con Obiettivo Cremona con Perri): “Indubbio che Alessia (Manfredini) abbia agito nelle sua veste politica. Qui si parla di un’attitudine dell’assessore Manfredini, che io difendo”.

Tocca a Federico Fasani, che con la sua mozione aveva aperto la discussione, porre fine al dibattito, durato quasi tre ore: “Io chiedo di non votare questo oggetto, e di porlo nuovamente in discussione dopo aver acquisito il parere del Prefetto. La motivazione è ‘richiesta di approfondimento presso altri enti della giuridicità della richista di voto segreto’. Tutta questa discussione – ha aggiunto Fasani -mostra semplicemente la paura di andar sotto coi voti. I regolamenti sono sempre interpretabili in vari modi. Il solo fatto che siamo ancora qui a discutere significa che voi avete paura. Lo stesso capogruppo Bona ha detto in commissione: ‘Anch’io se fossi in voi chiderei il voto segreto’. Anch’io accetto ma non condivido l’interpretazione del regolamento che è stata data. Chiederò alla Prefettura se i fatti di oggi coincidono con la realtà; dopodichè prenderò atto e accetterò quell’interpretazione, qualunque essa sia. Ma se il parere dovesse essere diverso da quello emerso oggi preannuncio che non demorderò. Con questa mozione noi volevamo evidenziare che le attitudini personali dell’assessore Manfredini non vanno bene per svolgere il compito di assessore, che invece secondo me deve essere improntato ad una maggiore correttezza istituzionale”. Questo è quello che noi abbiamo inteso dire con questa mozione, che però è stata travisata”.

A fine discussione, l’intervento del sindaco Gianluca Galimberti: “Oggi alcune forze politiche hanno deciso su cosa preferiscono investire il loro tempo. Sul nulla, non sulle cose concrete. Noi su quest’ultime ci siamo, disponibili sempre a confrontarci nei luoghi deputati, Consiglio comunale e commissioni”. E il commento del gruppo consigliare Pd, per bocca di Francesca Pontiggia: “Al termine di una lunga discussione che si è oggi sviluppata in Consiglio Comunale, la mozione riguardante la revoca delle deleghe all’assessore Alessia Manfredini è stata ritirata dagli stessi firmatari. Pertanto il gruppo consigliare del Pd non si é  potuto esprimere sul suo contenuto, insieme a tutti gli altri consiglieri. Avremmo preferito votare in Consiglio Comunale, ma ciò non c’è stato consentito. Riteniamo comunque di esprimere ora la nostra opinione pubblicamente e alla luce del sole. Il nostro atteggiamento è infatti quello di persone responsabili che, a seguito di un mandato loro conferito dai cittadini lavorano con impegno e con il desiderio di poter esprimere liberamente le proprie opinioni nel massimo rispetto di tutti i consiglieri. Esprimiamo pertanto il nostro dissenso e la nostra contrarietà allo spirito ed ai contenuti della mozione in oggetto. Abbiamo sempre rispettato la corretta interpretazione della norma che è stata fornita e lo faremo anche nel caso tale interpretazione venisse modificata”.

g.bia.

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