Lettere

M5S: 'Che tristezza la battaglia di retroguardia per l'inceneritore'

da M5S Cremona

La politica in generale, e in particolare nella gestione dei rifiuti, subordina le responsabilità per la salute di tutti e per il futuro delle nuove generazioni, con la relativa ricerca delle migliori soluzioni possibili (in quanto sostenibili) per i cittadini, alla logica del profitto, soprattutto di tipo personale e clientelare.

Di conseguenza, a Cremona dobbiamo ancora assistere ad avvilenti battaglie di retroguardia tra chi vuole tenere in vita con accanimento terapeutico una tecnologia morente come quella dell’incenerimento e chi ha promesso lo spegnimento dell’impianto locale entro tre anni in campagna elettorale, ma manca della necessaria convinzione e determinazione per proseguire su questa strada, contraddetto a livello nazionale dal proprio comandante in capo Matteo Renzi.

Vediamo di fare un po’ di chiarezza per i cittadini che vogliono capire ed orientare correttamente le proprie scelte. Premesso che la normativa comunitaria prevale su tutte le leggi nazionali emanate sullo stesso argomento, ricordiamo che la Direttiva Europea 98/2008 definisce chiaramente due aspetti fondamentali: il principio “chi inquina paga” e le priorità da adottare nella gestione dei rifiuti urbani, con passaggi prestabiliti da rispettare in un ordine obbligatorio ben definito.

La sequenza nel trattamento dei rifiuti è questa, con ciascuna fase prevalente su quelle successive: 1) riduzione dei rifiuti; 2) riuso; 3) riciclo; 4) recupero di materia; 5) recupero in altro modo (ad esempio, sotto forma di energia). Il recupero di energia è subordinato al recupero di materia, che a sua volta è subordinato a tutte le fasi precedenti. Di conseguenza, gli inceneritori a recupero, assai poco efficiente, di energia (il termine “termovalorizzatore” è improprio ed esiste solo in Italia per mascherare la realtà) non hanno senso di esistere, dato che attualmente può essere recuperata in materia, attraverso metodi diversi, una frazione del rifiuto urbano che va dal 90 al 95%.

La modesta frazione oggi non recuperabile dipende da scelte sbagliate nella fase di progettazione dei prodotti, che in base al principio “chi inquina paga” devono essere corrette dai produttori, con opportuni investimenti nella fase di ricerca e riprogettazione. Sostanzialmente, ciò che non può essere riusato, riciclato o recuperato come materia non deve essere prodotto e il consumatore attento alla propria salute ed al futuro dei propri figli non dovrebbe acquistarlo.

In questa strada virtuosa, gli inceneritori rappresentano la perversione, non solo in termini ambientali e di salute, ma soprattutto economici. Qualsiasi impianto di incenerimento (definito di “termovalorizzazione”) rappresenta una violazione delle più elementari regole di mercato, dato che il gestore viene pagato per ricevere la materia prima (i rifiuti), invece del contrario come sarebbe normale in ogni altra situazione. Nonostante questo vantaggio iniziale, gli inceneritori sarebbero comunque un investimento fallimentare, se non fossero sostenuti dai contributi statali, che vengono prelevati dalle tasche dei cittadini sotto forma di tasse.

L’equiparazione dell’energia ottenuta da fonti veramente rinnovabili come il sole, il vento, la geotermia con quella ricavata dall’incenerimento dei rifiuti è un’invenzione tutta italiana, sostenuta dai governi di qualsiasi colore politico che si sono succeduti negli ultimi trent’anni. Grazie alla politica collusa con le lobby dell’incenerimento, l’inefficienza degli inceneritori nella produzione dell’energia, con costi ampiamente superiori rispetto a quella ricavata con qualsiasi altro sistema sul mercato, viene fatta passare per una delle principali ragioni della loro esistenza.

Gli esempi virtuosi in Italia non mancano e basterebbe prenderli ad esempio per raddrizzare il tiro, ma a Cremona si preferisce sprecare il tempo in sterili e dannose battaglie di retroguardia, mentre un futuro sostenibile appare sempre più lontano.

M5S Cremona

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