Cronaca

Presidio del Kavarna: 'Difenderemo i centri sociali'

“Difenderemo con i nostri corpi gli spazi sociali, in qualunque momento e a qualunque condizione”. Una dichiarazione di guerra, quella che il csa Kavarna fa alle istituzioni, dopo la comunicata intenzione da parte della Giunta di non rinnovare le convenzioni per gli affitti con i centri sociali cremonesi. Durante il presidio organizzato in mattinata in piazza Roma, è stato ricordato quanto accaduto nelle ultime settimane: a partire dai fatti di domenica 18 gennaio, che loro hanno definito “Un’aggressione fascista al csa Dordoni, che è finita con il grave ferimento del compagno Emilio, che ha rischiato di morire”. I giovani del Kavarna, con gli altoparlanti, hanno dato la propria ricostruzione dei fatti, fino a giungere alla manifestazione del 24 gennaio, “una grande manifestazione antifascista, in risposta all’agguato squadrista della domenica prima, che ha visto, nonostante il terrorismo mediatico, una massiccia partecipazione di gruppi da tutta Italia, che hanno voluto esprimere la propria rabbia”.

I militanti hanno rivendicato nuovamente le manifestazioni di violenza esplose durante il corteo del 24 gennaio (come già avevano fatto in rete – vedi link in basso), trasformatosi in una vera e propria guerriglia urbana: “E’ stata una guerra creata dalla polizia per difendere la sede di Casa Pound, a cui il corteo ha risposto con la rivolta. Perché la rabbia non può essere controllata da nessuno e deve essere lasciata sfogare”. Qualcosa che probabilmente già da tempo bolliva nel calderone, come si evince da certe dichiarazioni: “Non abbiamo mai chiesto alle istituzioni la chiusura di Casa Pound, perché sappiamo benissimo che le sedi dei fascisti si chiudono con la lotta, individuale e collettiva, come è accaduto sabato 24 gennaio. E’ comprensibile che non tutti capiscano quello che hanno definito come una violenza. Ma noi sappiamo da che parte stare”.

Per loro l’antifascismo non fa rima con pacifismo: “E’ aberrante il tentativo di presentare il pacifismo come l’unica pratica corretta, o dire che l’antifascismo non è ribellione. L’antifascismo, al contrario, appartiene a tutti coloro che hanno messo in pratica la lotta. Ed è curioso come qualche vetro infranto faccia più scalpore di un compagno in fin di vita”.

Forte anche la presa di posizione sulla chiusura dei centri sociali: dalle parole dei portavoce del Kavarna emerge chiara la volontà di non tirarsi indietro, di non farsi da parte. Anche a costo di dover lottare. Gli anarchici hanno parlato di “difendere con i propri corpi gli spazi sociali”. Forti anche le parole contro il Comune: “Non vogliono rinnovare le convenzioni a quegli spazi comunali in cui i centri sociali promuovono attività culturali e organizzano concerti. E crediamo sia un gesto infame, visto che ora sono anche i luoghi in cui raccogliamo i fondi per Emilio e per le sue spese mediche”. Secondo il Kavarna, in ogni caso, “tra il dire e il fare passerà un sacco di tempo, perché la Giunta vuole deresponsabilizzarsi e delegare tutto a chi ha davvero in mano il comando della città, ossia la polizia. Intanto il Comune cercherà di far dimenticare quello che è accaduto il 24. Mentre noi speriamo che i fatti del 24 siano solo l’inizio della solidarietà e della lotta. Noi viviamo serenamente e  aspettiamo”.

Laura Bosio

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