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Virgilio: 'Inizia nuova fase, no a rinnovo contratti con i centri sociali'

Foto Sessa

Un consiglio comunale fiume, quello iniziato alle 15 per discutere delle tre mozioni presentate sui fatti del 18 e 24 gennaio (leggi l’articolo di avvio lavori) Il dibattito, che ha visto contrasti molto accesi tra maggioranza e minoranza, è iniziato subito dopo la dettagliata ricostruzione dei fatti da parte del sindaco. La conferma che i due centri sociali Dordoni e Kavarna non si vedranno rinnovati i contratti di affitto (già in proroga) è giunta dopo cinque ore da parte dell’assessore al patrimonio ed Area Vasta Andrea Virgilio, nell’ambito della discussione sulla mozione della Lega Nord che chiedeva la chiusura degli stessi.

Con il Kavarna (al Cascinetto) il canone d’affitto è di 3000 euro all’anno; regolarmente pagato, “con un ritardo di qualche mese, ma è un elemento comune ad altre realtà associative”, ha detto Virgilio.  “Noi adesso siamo nella condizione di dover scegliere se rinnovare il contratto dopo due proroghe. Il Dordoni paga 4600 euro l’anno, contratto  scaduto ad aprile 2014. A dicembre 2014 avevamo deciso di garantire quel percorso di continuità, che ha attraversato amministrazioni di tutti i colori, e questo nonostante quegli episodi citati in modo trasversale in questo consiglio, che hanno danneggiato il rapporto con la città suscitando elementi di contrapposzione con alcune forze poltiiche. Ricordo che, per esempio, nel giugno-luglio 2013 la Polizia aveva istituito cordone di sicurezza durante la visita del presidente Maroni impedendo a una quindicina di ragazzi di entrare in sala Puerari. Cito questo episodio perchè dopo si era organizzata una commissione consigliare per decidere cosa fare con gli affitti. In quel caso venne deciso di prorogare il contratto; il consigliere con delega al Patrimonio di allora sottolineò l’esigenza della mediazione, di un confronto con quelle realtà (credo il Kavarna); anche a fronte di un conflitto coi residenti, con gli escrementi butatati nel gazebo della Lega ed altro. Fu una scelta sbagliata? Buonista? Io credo fosse una scelta chiara, che ha dato continuità ad una scelta di mediazione. Chi lavora nel sociale conosce bene il limite rispetto ad alcune situazioni: a volte la lunga mano delle istituzioni deve andare a mediare certe contraddizioni. Domanda: oggi, dopo l’episodio drammatico del 18 gennaio e dopo quello altrettanto drammatico e pesante, del 24 gennaio, ci sono ancora le condizioni per avviare rapporto di mediazione con quelle realtà? Chiudendo un occhio rispetto ad alcuni episodi con la finalità precisa di circoscrivere un fenomeno?  Possiamo continuare con quel metodo, con la consapevolezza che ci sono indagini ancora in corso? Noi, per quanto ci riguarda diciamo che non ci sono le condizioni. E non lo facciamo per rispondere “alla pancia” dei cremonesi; ma perchè non ci sembra corretto confermare un rapporto contrattuale con soggetti che hanno legittimato la violenza in città”.

Il prossimo passaggio sarà quello di formalizzare ai referenti dei due centri sociali “la nostra volontà. Ma su questa scelta vogliamo la collaborazione delle forze dell’ordine e di quelle autorità che hanno la competenza per esercitare le funzioni di pubblica sicurezza. Lo vogliamo partendo dalla considerazione che il fenomeno dell’antagonismo è diffuso e che vogliamo garantire il quieto vivere della nostra città. Credo che sia importante il tema della mediazione; ma fino a che punto la pratica della mediazione ha coerenza con la pratica della pubblica amministrazione quando questa è chiamata a difendere il senso della legalità e della giustizia? Noi non abbiamo poteri in tema di sicurezza ma abbiamo il dovere di governare la città e questa è una valutazione che vorremmo fare insieme ad altri comuni”.

Per stessa ammissione di Virgilio, “si apre così un percorso difficile, complicato e anche contraddittorio”. Filippo Bonali (Sinistra per Cremona) ha motivato la sua contrarietà alla chiusura dei centri sociali, dicendo che questo “non risolve la questione. L’allontanamento non è la soluzione. Importante è cominciare a parlare della situazione, perché altrimenti si aspetterà sempre il prossimo evento”. Contrari anche gli esponenti di Obiettivo Cremona con Perri: “Il tema della sicurezza per noi è centrale: cosa succede dopo? chi va a sgomberarli?”, ha detto Andrea Sozzi; e Maria Lucia Lanfredi, M5S.

Ala fine la mozione della Lega Nord è stata bocciata con 21 voti contrari, 8 a favore e tre astenuti (il gruppo Obiettivo Cremona con Perri).

IL DIBATTITO DEL POMERIGGIO – Ecco in estrema sintesi alcuni dei commenti sui fatti del 24 gennaio, che hanno preceduto la comunicazione finale di Virgilio. Molto ironico Carloalberto Ghidotti, Forza Italia: “Signor sindaco, lei mi ha convinto: avevo preparato un duro intervento, ma lei mi ha fatto capire che forse abbiamo esagerato, che davvero le istituzioni hanno fatto tutto il dovuto e che non è successo niente. Lei è un genio del marketing: con una spesa di soli 40mila euro – così è costata la manifestazione – ha fatto una grandissima promozione a Cremona”.

Molto pragmatico invece l’intervento di Luca Burgazzi, che ha evidenziato che “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci. Violenza è stata l’aggressione squadrista del 18 gennaio, così come violenza è stato l’aver trasformato una manifestazione di solidarietà in una guerriglia urbana come mai la nostra città aveva visto. Auspico che si possa uscire di qui con una posizione comune e condivisa. Non ci stiamo al fascismo del terzo millennio così come non ci stiamo alla violenza di caschi e bastoni”.

C’è chi però chiede di dare una seconda possibilità ai centri sociali: è Lucia Lanfredi (M5S): “Come cittadini ci sentiamo offesi da quanto accaduto. Tuttavia siamo dell’opinione di dare ai centri sociali cremonesi una seconda occasione, alla condizione che con il rinnovo della convenzione venga sottoscritto un documento che impegni i membri a non ricorrere alla violenza e ad attendere i tempi della giustizia”.

Federico Fasani (Ncd) ha invece posto l’accento sul problema politico, “collocando i black bloc al di fuori del contesto politico. Si è voluto dare un colore politico ai fatti del 18 gennaio, ma non a quelli del 24, e ritengo che ciò sia molto grave”. Fasani punta il dito anche contro “chi ha partecipato al corteo, sapendo benissimo che non sarebbe stato pacifico. Eppure da parte della maggioranza non vi è stata alcuna forma di ostilità nei confronti di queste persone”. Dello stesso parere il consigliere Marcello Ventura (Fratelli d’Italia), che ha accusato la maggioranza di aver “avuto paura di fare un consiglio comunale aperto ai cittadini, impedendo loro di parlare e dire la propria”.

Un’accusa a cui ha risposto Enrico Manfredini (Fare nuova la città), ricordando che “la decisione del consiglio di presidenza è dipesa dal fatto che non vi fossero i tempi per organizzare un consiglio comunale aperto, ma che comunque verrà fatto più avanti. Il mio appello va a tutti i cittadini, alle forze politiche e anche ai membri di Dordoni e Casa Pound: non possiamo permetterci, oggi, di trascinare la città in una conflittualità devastante”.

Andrea Sozzi (Obiettivo Cremona con Perri) dà invece ragione al sindaco rispetto al discorso introduttivo: “Condivido il pensiero della maggioranza, sul fatto che l’antifascismo non debba essere violento e nel rifiuto di ogni forma di fascismo”. Tuttavia il consigliere condanna l’atteggiamento della maggioranza sui fatti del 18 gennaio: “Nonostante le ricostruzioni fatte dalle forze dell’ordine parlino di una rissa tra le parti, con l’utilizzo da parte di entrambi di armi contundenti, e che comunque le dinamiche siano ancora al vaglio degli inquirenti, si sono sentite dichiarazioni che parlavano di ‘aggressione fascista’. Discorsi ben poco rispondenti all’oggettività dei fatti. Credo vi sia stata una debolezza politica: nello scontro tra bande, si è parteggiato per una di esse. Distorcere la veità è cosa grave. Credo vi siano state prese di posizione pericolose.
Noi della Lista Perri sosteniamo che il Comune debba rispondere alle violenze con la giustizia e non con la rappresaglia. Per questo, riteniamo ingenuo pensare di poter risolvere il problema con la semplice chiusura dei centri sociali, che rimanderebbe il problema, ampliandolo. Sarebbe un segnale forte che farebbe contenta la “pancia” dell’opinione pubblica, ma quali ripercussioni avrebbe in termini di sicurezza, tensione, scontri? Sarebbe una garanzia che in futuro non vi siano nuove manifestazioni di violenza? Meglio coordinarsi con la Questura e la Prefettura per le azioni da intraprendere, anche in relazione ai risultati delle indagini, ancora in corso. Può darsi che la soluzione non sia lo sgombero dei centri, ma l’imposizione di nuove regole d’ingaggio, eque e vantaggiose per il Comune. Il Comune dovrebbe anche costituirsi parte civile”.

Categorico Paolo Carletti (Pd): “Non ho chiesto la chiusura di un movimento di ispirazione fascista che contrasto con tutte le mie forze ma di cui non posso obiettivamente chiedere la chiusura, in quanto non è fuori legge, anche se spero che lo diventi. Così come non la ho chiesta per il Dordoni, che fino al 19 gennaio, quando ha sfilato pacificamente in corteo per la città, a sostegno di Emilio Visigalli, si è dimostrato corretto. Ma nel momento in cui il Dordoni ha organizzato una manifestazione, invitando soggetti che si sapeva benissimo essere violenti, senza neppure aver preso le distanze da quanto accaduto, allora il loro comportamento è diventato inaccettabile, e ritengo necessario prenderne le distanze”.

Alessandro Carpani: “Di Casapound non me ne può fregare nulla. Però la sinistra, all’indomani del 18 gennaio, ha subito individuato i colpevoli in Casapound. Prima di buttarli fuori (dai centri sociali, ndr) credo che passerà ancora un bel po’ di tempo. Chi ha creato problemi per la nostra città è chiaro che non sono stati quelli di Casapound, ma quelli dei centri sociali. Il 19 gennaio in cortile Federico II iniziava la manifestazione del Dordoni con uno striscione su cui era scritto scritto ‘pagherete tutto’. E qualcuno ha deciso di dare l’autorizzazione alla manifestazione del 24 gennaio dove evidentemente la volontà era palese, chiara a tutti. Solo un pazzo poteva pensare che fosse una manifestazione pacifica. E’ andata a finire come doveva andare a finire; e vi hanno partecipato anche forze politiche vicine alla maggioranza; e poi ci sono consiglieri che sono andati a salutare le forze democratiche presenti a quel corteo. ‘Forze democratiche’ che non hanno fatto nulla per fermare le violenze e che il giorno dopo non han fatto nulla se non qualche timido comunicato stampa per deprecare quanto successo”.  “I black bloc – ha aggiunto Carpani –  si sono organizzati in accordo con i centri sociali. Tutti sapevano quello che sarebbe successo, compreso lei sindaco; se no non avrebbe chiesto alla città di incarcerarsi all’interno delle proprie case e ai commercianti di chiudere”. Carpani recrimina il fatto che gli attacchi fatti in precedenza alla sede della Lega, con scritte oltraggiose e vandalismi sui muri, non siano mai stati deprecati. Ha concluso il suo intervento etichettando come “nazisti rossi” i partecipanti violenti nel corteo del 24 gennaio.

Alessio Zanardi del gruppo Misto ha sottolineato l’incongruenza del percorso scelto: “Il corteo non era interessato ad arrivare in centro o in piazza del Duomo: si è invece scelto di farlo passare a 50 metri dalla sede di CasaPound e in questo c’è un minimo di responsabilità della giunta nell’aver autorizzato un percorso che passava troppo vicino a quella sede”.

Rodolfo Bona, capogruppo del Pd: “Invito tutti a non giocare con le parole. Quello che è successo tra 18 e 24 gennaio è grave perchè si è creata una frattura profonda nel tessuto della città”. “Ma dove, ma quando il sindaco ha dato un significato politico a quel corteo? L’Anpi non ha aderito a quella manifestazione, perchè quella non era una manifestazione antifascista; era una manifestazione organizzata dai centri sociali antagonisti con una parola d’ordine: violenza, con l’intento di far chiudere la sede di Casapound. L’idea della violenza la dobbiamo respingere tutti insieme. Ultima cosa. Le indagini sono ancora in corso, osserviamo tutti un rispetto doveroso a tutte le autorità. Ma un dato mi sembra chiaro: il fatto del 18 è avvenuto davanti al centro sociale Dordoni, ed è lì che un uomo è stato ridotto in fin di vita”.

Filippo Bonali (Sinistra per Cremona): “Cos’è stato fatto in questi anni per tenere alta l’attenzione sul clima che si stava creando? Perchè non abbiamo visto nessun appello da parte delle forze di opposizione, tra il 18 e il 24 gennaio, affinchè il corteo si svolgesse in maniera pacifica? Mi auguro che venga fatto un consiglio comunale aperto, che porti ad atti concreti per costruire la democrazia in città”.

LA MOZIONE FORZA ITALIA – LEGA NORD – Si è poi passati alla discussione della prima mozione presentata, con carattere di urgenza, da Forza Italia e Lega Nord (capigruppo Giovetti e Carpani) di censura al comportamento del sindaco. Ne è scaturita una lunga discussione conclusasi con la bocciatura della mozione (al voto della maggioranza si è aggiunto quello di Lucia Lanfredi M5S). Così ne ha riassunto il senso uno dei firmatari, Ferruccio Giovetti: “Ricordati di essere uomo”, ha esordito il capogruppo di Forza Italia. “Sicuramente la città non ha visto in lei (sindaco) un ‘condottiero’ che potesse difenderli da quello che stava accadendo. Io ricordo un comunicato stampa delle 18 di quel 24 gennaio che rivendicava quanto fatto da lei, e definiva sciacalli quanti criticassero il suo operato. Ma caro sindaco, qui non c’è il delitto di lesa maestà. Non può permettersi di insultare i tantissimi cittadini che in quelle ore si permettevano di criticare la sua gestione. Quel suo lancio di agenzia risulta proprio essere una sorta di excusatio non petita, quasi che tutto fosse inevitabile. Invece qualcosa poteva essere evitato. Lei stesso ha sospeso la manifestazione prevista per le 21 all’interno del Ponchielli. Lei ha permesso ai violenti di sfasciare parte della città”.

Paolo Carletti, partito Socialista: “La mozione Giovetti – Carpani è indegna di essere discussa, e anche solo di ricevere un mio voto. Questa ‘cosa’ ha lo spessore esatto dei partiti politici che l’hanno presentata. Si ha diritto di fare opposizione, anche dura, ma qui manca la struttura e questo rende indegna certa produzione politica. Sono pronto a discutere questa cosa in un bar, ma non in consiglio comunale”.

Luigi Lipara, Pd: “Qui si pratica il facile sport del populismo, cavalcando la tigre demagogica del momento. Non si possono ignorare le regole di questo Paese. Le manifestazioni sono libere e lo hanno deciso i padri costituenti: ricordiamoci il periodo storico in cui questo principio è stato sancito. Forse chi propone queste mozioni non ha più la capacità di leggere la realtà con senso democratico. Forse non sappiamo fare altro che indicare col dito, indignarci, invocare punizioni esemplari, sempre nei confronti degli altri. Qui dovremmo riflettere un po’ di più sul ruolo delle istituzioni”.
Marcello Ventura, Fratelli d’Italia: “Nella nota spese andrebbero aggiunti anche i danni subiti dai commercianti per i mancati  guadagni; e dai privati che hanno avuto i muri imbrattati. E chiedo al consigliere Lipara cosa facesse, come ha postato su Facebook, in piazza Stradivari a chiedere che cosa ne pensassero le persone della manifestazione. Forse si stava facendo pubblicità?”.
Giovetti alza i toni: “Io non chiedo le dimissioni di nessuno, non potrei neanche farlo; con la mozione chiedo solo che si censuri il comportamento del sindaco. Voi fate la parte dei professori, invece state state travisando il senso del nostro testo, anche se è scritto in sole sei righe”.

Sara Arcaini, Fare Nuova la città: “E’ stato travisato il discorso del sindaco del 19 gennaio. Dirsi antifascisti, in una città come Cremona, non vuol certo dire stare dalla parte dei centri sociali”.

Carpani: “Avete detto: ‘risposta immediata e durissima’, subito dopo il corteo. Ma dove, ma come? Ci state raccontando 16 giorni di nulla. Se non contate niente, sindaco, cosa ci andate a fare alle riunioni del Cosp?
Luigi Amore (Obiettivo Cremona con Perri): “Veniamo al sodo: cosa intendete fare con i centri sociali? Qual è il percorso che dobbiamo fare come consiglio comunale?”

E’ stata il vicesindaco  Maura Ruggeri a fornire la risposta dell’amministrazione comunale, in sostituzione del sindaco che ha assistito al lunghissimo dibattito pur avendo 39,5 di febbre. Ruggeri ha rigettato l’imputazione che il sindaco non avrebbe espresso ferma contrarietà al rischio violenza. “Falso – ha detto – Perché il giorno 19 in questo Consiglio Comunale, il sindaco ha detto (tra l’altro): ‘Condanniamo la violenza di qualsiasi colore e provenienza’. E’ una mozione irricevibile dal punto di vista politico e si è agito in piena collaborazione con le altre istituzioni. Dovremmo tutti riconoscere il discrimine tra lotta politica e concetti costituzionali e democratici, nell’interesse dei cittadini e del bene comune prima di tutto. Questo non si è verificato purtroppo e l’assurda censura al sindaco ne è testimonianza. E’ prevalsa la visione miope di trarre vantaggi politici da questa situazione. Posizione strumentale che respingiamo con grande fermezza”.
Fasani ha infine ribadito: “Noi abbiamo solo censurato la posizione del sindaco. Chiedo di togliere le deleghe a tutti gli esponenti del partito politico di Sel che hanno partecipato al corteo, con le bandiere, perché il corteo era contro le istituzioni e contro le forze di polizia. Questo è l’atto di censura che vi chiedo di fare”. Lanfredi: Movimento5 stelle: “Saremo contrari a questa mozione perché quanto accaduto non è da imputare al sindaco”.

Posta ai voti, la mozione è stata respinta con gli stessi numeri della precedente (21 contrari, 8 favorevoli, tre astenuti).

Approvato, invece, l’ordine del giorno  della maggioranza (primo firmatario Rodolfo Bona) che tra l’altro chiedeva al sindaco di non procedere al rinnovo delle convenzioni coi centri sociali: 20 voti a favore, 6 contro (Amore, Ceraso, Sozzi, Carpani, Fanti, Lanfredi) e 6  astenuti (Everet, Ghidotti, Giovetti, Fasani, Ventura e Zanardi).

Laura Bosio
Giuliana Biagi

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