L'antica leggenda dei draghi del Po protagonista del Carnevale 2015
Nella foto, da sinistra: Maura Ruggeri, Giorgio Reali, Gianluca Rossi, Amedeo Diotti, Rosita Viola
I draghi del Po saranno i grandi protagonisti dell’edizione 2015 de I Mascher de Cremùna, il carnevale cremonese, in programma per giovedì 12 febbraio nelle vie del centro storico e in piazza del Comune. L’iniziativa, promossa come da tradizione da Anffas e Fondazione Sospiro, con la collaborazione del Cisvol e il patrocinio del Comune, è aperta a tutta la città.
Una formula completamente rinnovata, quella di quest’anno, che ha visto il coinvolgimento delle scuole e dei ragazzi disabili. Nella preparazione dei draghi, con veri e propri laboratori di lavoro (partiti a novembre), sono stati fattivamente coinvolti i ragazzi delle scuole: Media Campi, Trento e Trieste 5°A e 5° B, Capra/Plasio 2°A e 2° B, Realdo Colombo 5°A e 5°B, Manzoni 5°A e 5°B. “Abbiamo voluto riprendere un’antica tradizione del territorio, quella dei draghi del Po, che uscivano dall’acqua per cercare la proprie vittima: una leggenda già in auge anche ai tempi del Medioevo” racconta Amedeo Diotti (Anffas). I draghi, alle 14.30 del 12 febbraio, partiranno da diverse zone del centro, per convogliare poi tutti in piazza Duomo, dove si svolgerà la grande festa finale.
Voce narrante del pomeriggio Michelangelo Gazzoni, che guiderà i draghi, partiti da vari punti della città, nella piazza del Comune. Una piazza in festa con la musica di Fausto Tenca, Camillo del Vho e Nadia Nadì, le animazioni di Jack Mangiafuoco e ovviamente le palle di carta da tirare alla “Vecia”, il tutto con l’abile regia di Fabrizio Caraffini.
“Portare il Carnevale direttamente tra le realtà che si occupano di disabilità e nelle scuole ha per noi un significato di cittadinanza per le persone con disabilità e per gli alunni – continua Diotti -. Lavorare ad un progetto che dia alla città una festa condivisa che veda protagonisti anche gli alunni, gli insegnati e i genitori, il tutto nell’ottica di un “vivere” la città essendone protagonisti: tutti insieme per arricchire la vita cittadina di una festa che da sempre è gioco e divertimento. Importantissimo è stato il ruolo dell’Amministrazione Comunale che ha saputo sostenere l’iniziativa con entusiasmo”.
“L’obiettivo fondamentale è aprire un canale di conoscenza tra la scuola e le associazioni del territorio che si occupano di disabilità – dichiarato Gianluca Rossi (coordinatore dei laboratori di Fondazione Sospiro Onlus) – un momento che ci si auspica possa consolidarsi in futuro con iniziative comuni che diano spazio allo scambio reale di competenze e progettazioni. Per questo la novità della costruzione dei draghi risulta particolarmente importante, in quanto ha consentito di avviare un percorso di coinvolgimento per molti bambini e ragazzi. La sfilata dei draghi, poi, si inserisce in un più ampio contesto di musica, festa e animazione, come ogni anno
“Questo per noi è il primo passo per ridare alla città una festa e che dalla stessa ne diventi un momento di confronto – aggiunge Giorgio Reali (presidente Cisvol Cremona) – per poter arrivare in un futuro prossimo a poter realizzare collaborazioni con famiglie, operatori commerciali, scuole, associazioni di volontariato e farne un momento di festa comune”.
“Il Carnevale è una delle feste popolari più belle e spontanee – dichiara il vice Sindaco e assessore alle Politiche Educative Maura Ruggeri – e l’interpretazione di Cremona che unisce la disabilità con le scuole la rende ancora più speciale e coinvolgente. Apprezzo molto il recupero di antiche tradizioni e credo che il format di quest’anno abbia anche una notevole valenza educativa e sociale, grazie al ruolo di protagonisti che hanno avuto gli alunni delle e scuole. Questo ci porta a pensare che il prossimo anno potranno essere coinvolte ancora più scuole. Si tratta di collaborazioni che attivano lo spirito di comunità”.
“Quello messo in campo è un progetto veramente unico – conclude l’assessore alla Vivibilità sociale Rosita Viola – al quale abbiamo voluto dare tutta la nostra collaborazione, non solo fornendo il patrocinio, ma anche collaborando nel coinvolgimento delle scuole e dei ragazzi del servizio civile, i gruppi Scout Agesci e Cngei”.
PROGRAMMA
• Ore 14.30 ritrovo dei draghi in tre punti della città
• Ore 14.40 partenza cortei
• Ore 15 arrivo in Piazza del Comune e sfilata dei draghi sulla piazza
• Ore 16 musica con Camillo del Vho, Nadia Nadì e Fausto Tenca
• Ore 16.50 balli medioevali e mangiafuoco
• Ore 17.10 arriva “La Vecia”
LA LEGGENDA DEI DRAGHI DEL PO
Drago Tarantasio. ll monaco Sabbio nel 1110 scrisse la storia di Tarantasio il mostro del lago Gerundo, lago scomparso nel XIII secolo, che si nutriva di bambini e uomini. I fiumi Adda, Oglio e Serio con i loro straripamenti formavano il lago Gerundo, chiamato anche “Mare gerundo” , Gerondo o Geroso , il quale era poco profondo ma molto esteso, infatti si estendeva in parte sulla provincia di Bergamo, Lodi, Cremona e si estendeva fino ai confini di Milano.
Sul lago vi erano numerose isole, la più importante fu l’isola Fulcheria su cui si nacque la città di Crema. La descrizione del mostro è quella di una creatura serpentiforme, la testa enorme con grandi corna e coda e zampe palmate, sputava fuoco dalla bocca e fumo dal naso..come un drago. Un documento del 1300 riporta la notizia di una creatura di grosse dimensioni uccisa a Lodi a cui fu dato il nome di drago Tarantasio, le cui ossa furono conservante fino al 1800.
A Milano in un affresco della chiesa di San Marco del 1200 è riportata l’immagine di un uomo vicino ad un grosso rettile simile ad una lucertola gigante che fuoriesce dall’acqua. Il Drago Tarantasio è rappresentato nello stemma di Milano, il Biscione con un bambino in bocca, dell’antica famiglia Visconti.
Secondo la leggenda il drago fu ucciso da un cavaliere vicino a Calvenzano. egli era il fondatore della famiglia Visconti. Un altra leggenda vede invece come uccisore del “biscione” il vescovo di Lodi Bernardino Tolentino il quale portò in processione il drago morente facendo voto di restaurare la chiesa di S. Cristoforo a Lodi.
Lo scheletro, o una costola del drago, furono conservate nella chiesa stessa fino al 1700. Vi furono numerose testimonianze della presenza dello scheletro all’epoca e ancora oggi nel bergamasco e nel cremonese (Pizzighettone) sono conservate costole di dimensioni superiori ai 2 metri, attribuite a queste creature ma ritenute dagli esperti resti appartenenti ad animali preistorici.
In tempi molto lontani Ferrara era un umile villaggio di capanne costruite su dossi lambiti dai pantani creati dal corso disordinato del Po. I lembi di terra strappati ai capricci del fiume erano coltivati per quel tanto che poteva bastare agli abitanti ed agli animali che era possibile allevare. Con la malta del fiume si costruivano i mattoni ed il vasellame povero che solo più avanti, nei secoli, si sarebbe trasformato nel nobile e prezioso graffito ferrarese. I primi abitanti di Ferrara che abitavano sulle rive del fiume, che era per loro fonte di vita ma anche di angustie continue, con le barche seguivano il suo corso cercando di scambiare i propri prodotti con quelli dei villaggi vicini.
Nel fiume, infatti, aveva dimora un drago orribile che, molto spesso, affamato ed inferocito, emergeva dalle acque, strisciava sugli argini e raggiungeva l’abitato avvolgendolo di fumo emanato dalle narici. Dietro si trascinava una grande massa d’acqua ribollente e minacciosa. Gli abitanti correvano con le pale per creare sbarramenti di terra, fascine, tronchi che dovevano placare l’ira del mostro e la sua furia. Ma il più delle volte l’acqua prendeva il sopravvento travolgendo tutto e arrivando fino all’abitato allagava le misere case, devastava orti e annegava animali. Un solo modo poteva fermare il drago, ed era quello di sacrificare una giovinetta con grande disperazione del popolo. Il drago solo allora, sazio e appagato tornava ad inabissarsi nelle acque torbide del Po. La città viveva nel dolore, ogni famiglia era provata dal lutto e nessuno conosceva più la gioia semplice di un sorriso. Un giorno, da terre lontane, giunse a Ferrara un cavaliere di nome Giorgio: imponente nella sua corazza e armato di lancia cavalcava con fierezza un bianco destriero. Si aggirava incuriosito fra le case e ben presto si vide attorniato dalla folla. Chiese il perché di quei volti tristi, di quegli occhi gonfi di pianto, così fu informato del motivo di tanto dolore. Giorgio senza proferire parola, spronò il cavallo dirigendosi al galoppo verso il fiume. Vi giunse proprio mentre il drago emergeva dalle acque gorgoglianti e minacciose. Soffiava fumo e digrignava i denti strisciando inesorabile verso la fanciulla per divorarla. Fu un attimo: Giorgio si slanciò sul mostro e, con un preciso colpo di lancia, lo trafisse. Il drago si contorse furibondo, la coda squamosa frustò l’aria sibilando, con un tonfo precipitò nel fiume e le acque si chiusero su di lui per sempre. I ferraresi, che avevano seguito attoniti l’impresa coraggiosa del cavaliere, esultarono di gioia e, dopo aver liberato la fanciulla ancora atterrita e tremante, ritornarono alle loro case ormai certi di aver per sempre scampato tanto pericolo.
Si fecero grandi feste e tutti dimostrarono la propria gratitudine a Giorgio che fu eletto protettore della città di Ferrara.
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