In mostra a Cremona
In mostra a Cremona
Caro sindaco Oreste,
tu mi perdonerai se alla fine della tua estate bollente busso alla tua porta con la guardinga umiltà di un fra’ Cristoforo. E senza far scorrere tra le dita le ave maria della corona – come il religioso fece dinnanzi a don Rodrigo per trovare la forza dell’esordio – ti faccio, secco secco, la domanda che si fan tutti: Oreste, perché non molli adesso? Molla “l’inciucio conservativo ed ingannevole” (come dice Agostino Melega sul blog del Flaminio) che ti avvolge e sconquassa la tua vita e le attese dei tuoi elettori; lascia la compagnia pupara, torna alla tua libertà, alla tua canoa.
Oreste seguo da lontano, come posso, le tue avventure, e colgo il tuo giustificato disagio. Capisco. Non è facile vivere tra le “fucilate” di una Cremona ancora cinquecentesca come ai tempi di Caterina de’ Medici; città dal complotto facile, sensibile agli intrighi, macchinosa. Quando i pupari mi hanno messo le valige in mano, Cremona era al 41esimo posto nella classifica del Benessere in Italia, quinta in Lombardia; comunque ben sopra la media nazionale. Ed ora che molti buoi sono scappati, sai dirmi dov’è?
Oreste mi scuserai – spero – questa confidenza, ma avendoti conosciuto fin dai tuoi primi trionfi sportivi (penso ai mondiali in Messico del 1974, li avevi messo sotto tutti nel K1) ) e ricordando quando, al rientro dalle Olimpiadi, passavi sempre a salutarmi prima di tornartene a casa, mi sento al riparo da un tuo possibile cedimento bilioso. E contando sul fatto che non ricorrerai a quel famoso manzoniano “escimi tra’ piedi, villano temerario, poltrone incappucciato”, ricarico come un toro ferito dai picadores: Oreste come puoi resistere?
Sono molti i rospi che devi ingoiare. Ne vale la pena?
Hanno cominciato a “friggerti” con i compensi riconosciuti a Pasquali, poi c’è stata l’improvvida nomina di Albertoni alla presidenza di Aem (c’èra lo zampino di Lucianino, vero?); nomina che ancora oggi porta rogne. I nove forzisti ribelli mica si sono messi il cuore in pace e tu lo sai. Le turbolenze in casa Lega hanno poi fatto il resto e lo strappo di Zagni insegna molte cose. Poi ci si sono messe pure le nozze fasulle, una tempesta in un bicchiere d’acqua. La Mirella Marussich fasciata in tricolore è la prova provata che a Cremona, per fortuna, c’è ancora spazio per il riso. Passami questa citazione dello scrittore francese Rabelais: “E’ meglio scrivere di riso che di lacrime, perché è il riso il segno dell’uomo”. Appunto. Scusami, ma anch’io cerco di ridere di tutto per paura di essere costretto a piangerne.
Certo, il foglio amico è subito venuto in soccorso e tu olimpicamente sei stato al gioco. Epperò poco prima di Ferragosto avevi stoppato ogni illazione sul presunto “listone” col tuo nome, dicendo che quei rumors erano solo un “gioco d’estate”. E avevi aggiunto: “ Non mi ricandido, non ce la farei neanche fisicamente”. Poi, sveltamente, avevi chiosato: “Nei prossimi tre anni faremo di più”. E in queste parole ho rivisto il lottatore, il galantuomo che ho conosciuto. Oreste fai di testa tua, tieni i pupari all’uscio, pensa all’interesse collettivo. Continua ad amare Cremona. E ricordati quel che diceva Sartre: Noi siamo condannati ad essere liberi.
Enrico Pirondini