Politica

Inceneritore spento, costi da capogiro Cda di Aem non ancora insediato

Franco Albertoni è ancora ufficialmente il presidente di Aem Spa. E con lui,  sono ancora al proprio posto i consiglieri del vecchio consiglio di amministrazione, come si legge alla sezione ‘organigramma’ del sito internet aziendale. Eppure la presentazione del nuovo Cda presiduto da Massimo Siboni è avvenuta pubblicamente il 30 dicembre, dopo numerose pressioni fatte sul sindaco da alcune componenti della sua maggioranza, affinchè mettesse la parola fine ad un percorso (la scelta del successore di Albertoni) che si stava protraendo troppo, dopo i ripetuti annunci della necessità di un rinnovamento ai vertici della municipalizzata. Oggi il  cammino sembra di nuovo rallentato, perchè non è ancora avvenuto il passaggio formale della convocazione dell’assemblea (socio unico è il Comune) per la ratifica dei decreti di nomina.

Tutta ancora da comprendere la svolta (se ci sarà) nel cammino di Aem, a cominciare dal destino dell’inceneritore (di proprietà Lgh, e gestito da Aem Gestioni, la società di Aem Spa conferita a suo tempo alla holding). Una stima dei costi di dismissione – tema di punta della campagna elettorale di Galimberti – arriva ad ipotizzare 40 milioni di euro, tra ammortamento, smantellamento degli impianti, demolizione dei fabbricati, mancati introiti per l’azienda, maggiori costi per acquisto di altri combustibili con cui alimentare il teleriscaldamento. La chiusura dell’impianto, in tempi  oltretutto brevi (tre anni dal 2014 era stato detto in campagna elettorale) è insomma un passo che i nuovi amministratori di Aem devono avere il tempo di ponderare. Altro nodo delicato che potrebbe allungare la fase di transizione in Aem è il bando per l’alienazione delle aree dell’ex macello (andato deserto anche se prorogato, lo scorso dicembre) da destinare a Polo Tecnologico; oltre alla razionalizzazione delle società satellite Aem Service e Cremona Parcheggi. E poi ci sono da gestire i rapporti con il nuovo gestore delle reti idriche, Padania Acque e la partecipazione in Centropadane, argomenti a cui ha fatto riferimento anche il sindaco Galimberti nella presentazione pubblica del nuovo Cda.

Sullo sfondo, la fusione di Lgh (dove Aem rappresenta il 30%) con A2A, soluzione che piace agli ormai numerosi sindaci di centrosinistra della Lombardia e che invece era guardata con sospetto sia dall’ex amministrazione Perri, sia dall’ancora in carica presidente Aem Franco Albertoni. Intuitivamente, in una compagine societaria allargata a Milano e Brescia, il peso decisionale di Cremona e degli altri soci Lgh diminuirebbe di molto. Per contro, un matrimonio come quello che sembrava vicinissimo nella passata amministrazione, con la multiutility di Monza e Como (o con quella di Verona) potrebbe evitare il rischio – soffocamento. Viste le dichiarazioni di Galimberti, tutto lascia pensare che la strategia della nuova Aem sarà quella di indirizzare Lgh verso quel partner che garantirà le risorse per lo spegnimento dell’impianto di san Rocco. E allora qui il peso finanziario di A2A e la presenza di impianti in grado di sostituire quello cremonese, ad esempio quello della vicina Brescia, potrebbe alla fine diventare vincente.

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