Cultura

Il violino della Shoah ora fa parte delle Stanze della musica al museo

Nel pomeriggio di martedì il mecenate milanese – innamorato della liuteria cremonese – Carlo Alberto Carutti (91enne) ha consegnato al Museo Civico di Cremona due strumenti che andranno ad arricchire la collezione “Le Stanze della musica”, un mandolino e un violino. Uno strumento, quest’ultimo, noto come “Il violino della Shoah”, con una storia molto particolare e toccante, risuonato nelle tetre atmosfere di Auschwitz. Del resto già il suo aspetto ne evidenzia la particolarità: sul retro, infatti, vi si trova intarsiata una Stella di Davide. Carutti l’ha acquistato alcuni mesi fa, proprio mentre cercava uno strumento che si fosse salvato dall’Olocausto. E lo ha trovato nella bottega di un antiquario di Torino. Lo strumento era stato fabbricato nel 1800 nella bottega di un liutaio francese. Incollati sul fondo la scritta (in tedesco) «Inno alla musica che rende liberi» e uno spartito con le note di un motivetto. “Sono stati tutti questi particolarmi ad indurmi ad acquistare questo strumento, di cui ho anche voluto ricostruire la storia” racconta Carutti. Una storia triste e commovente: quella di due fratelli, Eva Maria e Renzo, nati rispettivamente nel 1921 e nel 1922. “La storia dei due giovani mi è stata resa nota grazie al numero di matricola che era riportato sul cartiglio del motivetto, in cui il pentagramma ha la forma del filo spinato di un campo di concentramento – spiega ancora -. I due fratelli stavano cercando di fuggire in Svizzera, quando vennero presi a Tradate, e infine deportati ad Auschwitz, con il famoso convoglio 05″. Era circa il dicembre 1943. La giovane Eva Maria, tenne con sè lo strumento durante il periodo della sua prigionia, finché non decise di donarlo al fratello, probabilmente quando si rese conto che era arrivata la propria fine”. Il dono rafforzò la voglia di vivere di Renzo. Maria morì nel lager, il fratello fu liberato dall’Armata Rossa nel gennaio 1945 e tornò in Italia. Aveva con sé il violino, che custodì per altri dodici anni fino al 1957, quando morì.

“Si tratta di uno strumento davvero straordinario – spiega ancora Carutti -, impreziosito da un intarsio in madreperla che lo accresce notevolmente di valore. Quando lo ebbi per le mani volli portarlo dai liutai cremonesi: essendo infatti in così buono stato, temevo fosse un falso. Invece essi mi confermarono che lo strumento venne restaurato tempo dopo”.

Il violino sarà protagonista del concerto in programma per il 28 gennaio in occasione delle Giornate della Memoria, insieme al mandolino, scampato ad un campo di prigionia inglese durante la prima Guerra Mondiale. Uno strumento che era stato acquistato a Catania dai tedeschi, e che finì poi nel campo di prigionia di Dorchester, dove venne restaurato nel 1917. “Il tedesco che lo acquistò si sentì autorizzato a dire, in un cartiglio che accompagna lo strumento, che esso era stato costruito nel campo di prigionia – spiega Carutti -. Lì in realtà vennero sostituite la cassa armonica e le controfasce. Lo strumento mi fu proposto quando, nel 2012, esposi una mia collezione a Fussen, ma in un primo momento non vi feci molto caso. Quando però vidi le foto dello strumento, ne rimasi incuriosito”.

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