Economia

Acqua, 300mila euro di risparmi dalla fusione delle due Padania

Una fusione tra società pubbliche fortemente imparentate, praticamente l’una figlia dell’altra, che porterà ad un risparmio di 300mila euro per risparmi di costi gestionali / amministrativi oltre che al dimezzamento delle cariche politiche e dei compensi per membri di cda e revisori dei conti. La fusione per incorporazione di Padania Acque Gestione in Padania Acque Patrimonio – illustrata dal presidente di quest’ultima Alessandro Lanfranchi in commissione Bilancio in Comune – potrebbe essere una di quelle operazioni applaudite dal cremonese Carlo Cottarelli, se fosse ancora commissario alla spending review. Perchè nel suo dossier, a cui il governo sta seppur lentamente dando attuazione, c’è proprio la drastica riduzione delle aziende partecipate cresciute a dismisura nel corso dei decenni per un eccesso di occupazione politica delle sfere economiche.

In realtà, qui si sta parlando di gestione dell’acqua, mercato dove girano molti meno soldi che in altri servizi pubblici a rilevanza economica. Ma il recente affidamento a Padania Acque Gestione del ciclo idrico integrato da parte dell’Ato (braccio operativo della Provincia), ha reso la ‘piccola’ società gestionale di via del Macello (patrimonio netto 6 milioni di euro) responsabile di qualcosa come 400 milioni di investimenti in opere idriche per i prossimi vent’anni; 88 milioni solo da qui al 2017. Situazione che crea qualche problema, ad esempio il fatto che quando occorre accendere un mutuo, vengono portati come garanzie i beni della  società madre, forte di 35 milioni di patrimonio, frutto di realizzazioni di infrastrutture idriche sul territorio cremonese da sessant’anni a questa parte. Un’anomalia – così l’ha definita Lanfranchi nell’audizione in commissione – finalizzata a fare approvare dal consiglio comunale non solo  una delibera di indirizzo a favore della fusione, ma anche il mandato a valutare il trasferimento delle reti e delle infrastrutture (fognature, potabilizzatori, depuratori ecc.) dalle singole società patrimoniali direttamente alla nuova società unica. Un passaggio che lo stesso Lanfranchi definisce delicato, da valutare caso per caso perchè Aem Spa, tanto per dire, gestisce in maniera diversa i propri impianti rispetto alla cremasca Scrp. “La tariffa dell’idrico – ha detto in commissione – è finalizzata agli investimenti e al funzionamento del settore idrico, non deve pagare altre spese dei Comuni” . L’orientamento legislativo in atto, inoltre, lascia prevedere che le società patrimoniali a cui adesso le gestionali pagano un canone per l’utilizzo delle reti, saranno costrette a cedere gratuitamente le stesse, in quanto beni demaniali: questo porterebbe ad un azzeramento dei canoni attualmente percepiti, che rappresentano il grosso degli introiti per il ramo idrico delle patrimoniali. Le conseguenze negative arriverebbero a cascata anche sui bilanci degli azionisti delle società patrimoniali pubbliche, ossia i Comuni.

Insomma, l’input è quello di procedere subito, in fretta, all’avvio della prima operazione e arrivare entro il 2015 anche alla seconda, la cessione delle reti. Di mezzo, anche l’adeguamento dello statuto della Patrimoniale a quello della Gestionale, rifatto da pochi mesi ‘ad hoc’ per poter ricevere l’affidamento in house. Uno scenario approvato dal consigliere Filippo Bonali (Sinistra per Cremona): “la mole degli investimenti necessari su reti e impianti della provincia è enorme, se si può accelerare è meglio” ha detto rammaricandosi dello stallo di questo percorso dopo il referendum sull’acqua pubblica. “Quanto al discorso tariffe – ha aggiunto –  il problema è che l’acqua in Italia costa troppo poco rispetto ad altri Paesi d’Europa come la Germania e questo induce a considerala bene non prezioso, quale invece è”.

Il risvolto politico della questione è stato evidenziato  da Carlalberto Ghidotti, consigliere di Forza Italia, che ha portato in commissione il pensiero già espresso da alcuni sindaci del centrodestra cremasco a cui la fusione così come prospettata da Lanfranchi non piace. “Perchè non è stato invitato anche Barbati (Ercole, presidente della gestionale ndr)?” Scelta della commissione, ha tagliato corto il presidente della Bilancio Roberto Poli. “Il tema è molto complesso – ha aggiunto Ghidotti –  sfido chiunque a comprenderne i risvolti dopo una relazione per quanto accurata come questa. Credo che sarebbe stato utile avere qui anche il presidente dell’altra Padania, per capire come mai non si possa procedere inversamente, ad esempio incorporando la patrimoniale nella gestionale. Mi risulta che Barbati abbia forti perplessità su questa tempistica così stretta, chiedo che l’argomento venga ulteriormente approfondito in un’altra commissione”. Richiesta accolta da Poli, ma l’esito della votazione è stato netto: maggioranza e Obiettivo Cremona a favore dell’atto di indirizzo; Forza Italia, Lega Nord, gruppo Misto e M5S astenuti.

“In linea di principio come si può non essere favorevoli ad un’operazione che sta nell’ottica della spending review?”, afferma Federico Fasani, Ncd, non presente al momento del voto. “Ma poi quali sono i risvolti economici dell’operazione  di trasferimento patrimoni? Anche in questo caso, come per l’inceneritore, è necessario valutare la fattibilità e le ripercussioni economiche, attraverso uno studio che non so se sia stato prodotto”.

Il cda di Padania Acque Patrimonio è stato nominato lo scorso febbraio (con la benedizione dell’allora presidente della provincia Salini, inizialmente contrario alla società gestionale pubblica), con presidente Lanfranchi (Pd) e vice Stefano Busi (Ncd). Lanfranchi figurava già ed è rimasto anche nel Cda di Padania Acque Gestione (presieduta da Ercole Barbati, area FI), cda che concluderà il proprio mandato con la fine del 2014.

g.b.

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