Cronaca

Registro delle coppie di fatto, è guerra senza esclusione di colpi

Tensione alta sui temi della  famiglia, della trascrizione dei matrimoni gay e del registro comunale delle coppie di fatto, che in questi giorni tengono banco in città. Emblematica la manifestazione di domenica pomeriggio, quando a Cremona ha fatto tappa la bandiera di 600mq con il simbolo della famiglia di La Manif Pour Tous, che è stato esposto in piazza Duomo. Lo stendardo, che, partito dalla Francia, sta facendo il giro delle maggiori città italiane, intende ribadire “il diritto di ogni bambino a nascere, crescere ed essere educato nella famiglia naturale, quale fondata sull’unione di un uomo e una donna”.

Ma il momento caldo sarà il prossimo Consiglio comunale, in programma domani (martedì 9 dicembre). Sono stati infatti anticipati mozioni e  ordini del giorno presentati da vari gruppi di maggioranza, così come quello sulle politiche della famiglia presentati dalla consigliera di minoranza Maria Vittoria Ceraso (lista Obiettivo Cremona).

I FAVOREVOLI AL REGISTRO

MOVIMENTO 5 STELLE – In discussione c’è la mozione presentata dal capogruppo del gruppo consiliare Movimento 5 Stelle, Maria Lucia Lanfredi in ordine alla trascrizione di matrimonio contratto all’estero tra due persone del medesimo sesso. “Dato che un gran numero di sindaci anche delle più grandi città d’Italia come Roma, Milano, Napoli, Palermo, Torino, Firenze, Bologna ecc. ma anche molti altri di città di medie dimensioni come i sindaci penta stellati di Parma, Ragusa e Livorno hanno provveduto alla trascrizione di matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso, il Movimento 5 Stelle di Cremona chiede la trascrizione dei matrimoni di persone dello stesso sesso contratti all’estero, nei registri di Stato civile dell’anagrafe di Cremona” evidenzia la mozione.

PARTITO DEMOCRATICO – Ci sono poi gli ordini del giorno dei gruppi consiliari di maggioranza. A partire da quello che vede come primo firmatario Paolo Carletti (Pd). “La trascrizione sui Registri dello Stato Civile ha natura certificativa e di pubblicità di una situazione “già avvenuta” e non “costitutiva” di situazioni giuridicamente rilevanti – evidenzia Carletti, secondo cui “la trascrizione dei matrimoni all’estero ritenuti validi dalla legge del luogo di celebrazione, dimostrerebbe la stabilità e durata di tali rapporti, con ciò producendo evidenti ripercussioni sull’estensione e sull’effettività dei diritti individuali sul territorio dello Stato”. Secondo Carletti, c’è la necessità di “una regolamentazione giuridica che ne sancisca il pieno riconoscimento e preveda forme adeguate di tutela ai sensi degli artt. 2, 3 e 29 della Costituzione della Repubblica Italiana”. Secondo il consigliere, “l’istituzione del Registro rappresenta l’impegno formale e sostanziale a tutelare e sostenere le unioni di fatto assumendosi l’onere di creare condizioni non discriminatorie per l’accesso ai Servizi Territoriali. I Comuni possono nella loro autonomia legislativa istituire uno o più registri diversi ed ulteriori rispetto a quelli propri dell’anagrafe, dello Stato Civile ed elettorali. I Comuni hanno quindi la possibilità giuridica di istituire tali registri la cui iscrizione non assume carattere costitutivo di Status ulteriori e quindi riconoscimento di poteri o doveri giuridici diversi da quelli già riconosciuti dall’ordinamento agli stessi soggetti ma assume solo l’effetto di pubblicità ai fini ed agli scopi che l’amministrazione comunale ritiene meritevoli di tutela”. D’altro canto, Cremona arriverebbe già in ritardo su questo tema, considerando che “più di 160 Comuni italiani hanno già istituito il registro delle coppie di fatto e tra questi la stragrande maggioranza ha costituito sia quello delle coppie di fatto che quello dei testamenti biologici/dichiarazioni di volontà relative ai trattamenti sanitari”. A questo proposito si chiede al sindaco ed alla Giunta “di esercitare in tutte le forme consentite dalla legge e tramite ogni opportuno canale istituzionale un’azione di sollecito affinché in tempi altrettanto rapidi Governo e Parlamento portino a compimento l’iter legislativo attualmente in corso per l’emanazione di una norma specifica che regoli le unioni di fatto e le trascrizioni dei matrimoni di persone dello stesso sesso celebrati all’estero. Si invita altresì il Sindaco: nelle more degli atti sopra indicati, a valutare la possibilità di procedere, nella sua qualità di Ufficiale dello Stato Civile, alla trascrizione dei matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso nell’archivio di cui all’art.10 DPR 396/2000, su richiesta di cittadini interessati residenti in Comune di Cremona. Ad individuare la commissione consigliare che, studiate e valutate le caratteristiche e le esigenze delle coppie di fatto a Cremona, scelga le forme più opportune di coinvolgimento della cittadinanza, al fine di offrire al Consiglio Comunale un’analisi compiuta della materia, in modo da aprire una discussione sull’istituzione presso lo Stato Civile dell’Anagrafe di Cremona di un registro delle coppie di fatto, redatto e tenuto in osservanza della normativa nazionale ed internazionale in materia di privacy e di tutela dei dati sensibili”.

ENERGIA CIVILE – Sulla stessa lunghezza d’onda anche la mozione di Filippo Bonali (gruppo  consiliare Sinistra per Cremona Energia Civile), secondo cui “anche nella nostra città stiamo assistendo, ormai da anni, alla crescita del numero di legami affettivi e familiari che, per ragioni differenti, si creano al di fuori del matrimonio e si connotano come convivenze stabili e durature”.
Bonali porta alcuni dati emblematici: “In queste nuove forme familiari vivono 12 milioni di persone, ovvero il 20% della popolazione, dato quasi raddoppiato rispetto al 1998: si tratta pertanto di prendere atto e dare il giusto riconoscimento ad una realtà ormai largamente diffusa. Il Comune può quindi operare, nell’ambito delle proprie competenze per promuovere pari opportunità per le unioni di fatto, favorendo l’integrazione sociale e prevenendo forme di disagio, con particolare riferimento alle persone anziane, nonché forme di discriminazione fondate sull’orientamento sessuale”. Per questo, nella mozione si impegna il sindaco e la Giunta “entro tre mesi dalla presente e per le motivazioni sopra esposte, ad istituire il Registro delle Unioni Civili e ad approvare il Regolamento comunale per il riconoscimento delle unioni civili”.

I CONTRARI AL REGISTRO

OBIETTIVO CREMONA – Un po’ in controtendenza, arriva invece l’ordine del giorno promosso dal capogruppo del gruppo consiliare Obiettivo Cremona con Perri Maria Vittoria Ceraso, che chiede invece attenzione sulle politiche per la famiglia. “Ritengo che il Consiglio Comunale dovrebbe prioritariamente discutere e affrontare le problematiche inerenti ad un soggetto già pienamente e ampiamente riconosciuto dal nostro ordinamento come meritevole di determinate tutele qual’è la famiglia, piuttosto che concentrarsi nell’individuazione e adozione di atti per tutelare e assimilare situazioni di fatto per le quali la legislazione nazionale non ha ancora dettato alcun dispositivo che possa vincolare un’amministrazione comunale a procedere in tale senso. La preoccupazione che è alla base della presentazione del mio ordine del giorno è quella di operare perchè la famiglia abbia un surplus di tutela attraverso politiche che ne promuovano la formazione e le funzioni irrinunciabili di procreazione, educazione e cura, dando concreta, tangibile ed evidente attuazione al favor familiae previsto dagli artt. 29,30,32 della Costituzione, riconoscendo la soggettività sociale della famiglia fondata sul matrimonio e le sue insostituibili funzioni di bene comune”.

“Questa Amministrazione, sia nelle linee programmatiche, in particolare al punto 7, sia nella volontà manifestata dall’Assessorato all’Istruzione di procedere ad una ricerca sulla condizione e sui bisogni dei bambini in età compresa tra 0 e 3 anni, ha dimostrato la sua sensibilità al tema senza però aver individuato un concreto Piano per la famiglia” si legge nella mozione. A questo proposito “Il consiglio comunale impegna sindaco e Giunta: ad elaborare un Piano Integrato delle Politiche Familiari da approvare in Consiglio comunale sul modello di quello realizzato dal Comune di Castelnuovo del Garda, riconosciuto anche a livello nazionale come esempio di una politica amministrativa che ha saputo porre in concreto al centro i bisogni della persona e della famiglia, dando piena attuazione ai principi costituzionali contenuti negli artt. 29, 30, 31 inerenti la famiglia nello specifico e l’art. 53 che parla degli aspetti contributivi; a valutare una collaborazione con il Forum delle Associazioni Familiari e l’Afi (Associazione delle Famiglie – Confederazione Italiana) quali soggetti che in questi anni hanno maturato molto esperienza in questo campo accompagnando diverse amministrazioni nell’attuazione di politiche familiari, con momenti formativi, percorsi di ricerca su condizioni e bisogni familiari locali, supporto alla predisposizione del piano integrato di cui al punto precedente; a costituire una Consulta comunale della Famiglia che riunisca insieme associazioni familiari, di volontariato e consultori che possano collaborare con l’Amministrazione comunale sui temi delle politiche familiari; ad adottare il Fattore Famiglia, cioè quel meccanismo fiscale che permette di prendere in considerazione il carico familiare attraverso la definizione di “scale di equivalenza” che garantiscono e tutelano le famiglie numerose, quelle con figli minori o con la presenza di persone disabili o non autosufficienti”.

UDC – A sostegno delle tesi della Ceraso, anche l’Udc di Cremona, come evidenzia il segretario provinciale, Giuseppe Trespidi: “Stabilire garanzie giuridiche per una coppia di conviventi anche dello stesso sesso è un fatto di civiltà, ma il definire queste convivenze ‘matrimoni’ sono una distorsione della etimologia del termine e, nella sostanza, anche della natura – evidenzia Trespidi -. Dobbiamo essere chiari, difendiamo temi eticamente sensibili non per essere politicamente corretti nelle stanze del Vaticano, ma perché riteniamo che ci sia una disgregazione che aleggia sulle nostre famiglie, sull’organizzazione sociale. Concedere a delle coppie gay di diventare genitori può essere interpretabile come risposta ad un sintomo di “legittime aspirazioni (?)” ma non sono altro che frutto dell’egoismo di due uomini, o due donne, che desiderano avere una maternità e una paternità anche a discapito del bambino, che, in questo caso, sarebbe la parte lesa. Noi non possiamo che essere dalla parte del più debole: il bambino”.

Che i diritti vadano tutelati è indubbio, secondo Trespidi. Ma “non equiparazione al matrimonio tra uomo e donna non significa non riconoscere diritti che vanno riconosciuti – evidenzia -. È una questione di civiltà. I pilastri fondamentali che reggono la nostra nazione, vale a dire le famiglie formate da un uomo e una donna, sono il fondamento della convivenza e la garanzia contro lo sfaldamento sociale e i bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva”.

“Parlare di famiglia conservatrice o famiglia progressista è un errore: la famiglia è famiglia! La famiglia ha una forza in sé che non va solo tutelata ma va sviluppata – continua Trespidi -. Perciò nel Consigli comunali anziché discutere sull’istituzione di registri ad hoc sarebbe più opportuno discutere di Politiche familiari e decidere come adottarle nel nostro territorio. Da questo punto di vista il Comune di Cremona ha la possibilità di essere l’artefice di una vera Politica familiare da sviluppare. Vedremo se da martedì sarà capace di farlo”.

CIRCOLO VOGLIO LA MAMMA – Tra chi chiede al sindaco di lasciar perdere il registro delle coppie di fatto, c’è anche il Circolo “Voglio La Mamma Cremona-Mantova”, che nei giorni scorsi ha inviato una lettera Aperta al sindaco e alla Giunta del Comune di Cremona, in cui evidenzia il proprio “no” al registro, chiedendo al sindaco di prendere posizione nell’ambito del Consiglio comunale. “Le coppie che intendono convivere non contraggono matrimonio e costituiscono le cosiddette “coppie di fatto” – evidenzia l’associazione -. Tali situazioni non contemplano regolamentazione legislativa, ma soprattutto contenenti implicitamente la non volontà di avere riconoscimento pubblico, nonché di assumere pubblicamente impegni reciproci. Non si capisce il motivo per cui queste coppie abbisognino di un registro delle coppie di fatto o delle unioni civili, che costituirebbe appunto quel riconoscimento pubblico che invece rifiutano, non volendo contrarre matrimonio. E’ allora evidente che ‘unione civile’ è il termine con cui si intende attribuire un riconoscimento giuridico, organico e complessivo, della coppia di fatto, indipendentemente dall’identità sessuale, per approvare surrettiziamente le unioni gay, visto che secondo le leggi italiane il matrimonio sarebbe inaccessibile alle coppie dello stesso sesso”.

Secondo l’associazione, “le forme associative differenti dalla famiglia costituita da uomo e donna sono trattate dal legislatore in modi differenti, secondo l’irrinunciabile criterio di giustizia per cui si devono trattare in modo uguale le realtà analoghe e in modi differenti le realtà diverse. Ci pare uno strappo normativo da parte delle amministrazioni locali, incompetenti in materia, istituire registri senza alcun valore giuridico, nonché iscrivere cosiddetti ‘matrimoni gay’ contratti all’estero. Questi sono compiti e prerogative del Parlamento, non dei Comuni, delle Province o delle Regioni. Anche la tenuta dei registri di Stato Civile compete allo Stato e non ai Comuni.
Alle istituzioni locali noi chiediamo più politiche di promozione e sostegno della famiglia con figli, più investimenti per i nostri giovani, il pieno riconoscimento e valorizzazione del lavoro di cura che le famiglie cremonesi mettono in campo nei confronti dei minori, degli anziani e dei disabili. Noi pensiamo che indebolire ulteriormente la famiglia creando nuove figure che finiscono per scalzare culturalmente e socialmente questo nucleo portante della persona e della società non contribuisca alla realizzazione del bene comune e rappresenti un grave danno per il futuro della nostra società”.

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